Il 28 ottobre si è svolta, nell’Aula Magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari, la prima giornata del convegno riguardante le frane e la diagnosi dei processi per la gestione del rischio.
Al centro del dibattito c’è stato il Progetto Strategico PS_119 concernente la valutazione del rischio da frana per la pianificazione dei centri urbani minori in zone di catena, nello specifico il caso della Daunia.
Questo progetto è stato finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito dei progetti strategici 2007-2010; esso è stato sviluppato da studiosi sia del Politecnico di Bari che dell’IRPI_CNR di Bari, basandosi su una metodologia di valutazione del rischio da frana a scala regionale su base geo-meccanica. La fenomenologia franosa viene espressa tramite la relazione tra le cause ,“Fattori della franosità”, e gli effetti, “Caratteri del processo”. Grazie a questo progetto si è dato un contributo scientifico notevole alla valutazione quantitativa del rischio, QRA (Quantitative Risk Assestment), basandosi sulla geo-meccanica.
Nell’area scientifica, infatti, data la limitata efficacia di metodi euristici e statistici applicati alla stabilità dei pendii, è nata e si è sviluppata l’idea di una metodologia di valutazione del rischio da frana su base geo-meccanica, che prevede un approccio di carattere deterministico. Tutto ciò perché le mappe di rischio generate senza una consapevolezza dei meccanismi di frana nelle aree a rischio non possono essere utili e di supporto alla società che si pone il problema di fare delle scelte strategiche di mitigazione.
La metodologia si basa sull’interpretazione dei meccanismi di frana e dei meccanismi di collasso delle strutture vulnerabili applicate a grandi aree. Il rischio: R= H*V*E (R “Rischio”, H “Probabilità di accadimento”, V “Grado di perdita”, E “Esposizione”) è interdisciplinare ed occorrono, per la valutazione, diverse competenze scientifiche della ingegneria geotecnica, ingegneria idraulica, ingegneria strutturale, geologia, pianificazione urbanistica e topografia.
Come area di sviluppo della ricerca è stato scelto il Sub-Appennino Dauno, in quanto rappresenta in Puglia una zona con un indice di franosità media del 5%, che risulta essere il più elevato. Qui la società civile ha creato uno sviluppo socio-economico convivendo ogni giorno con fenomeni franosi, ma oggi i suddetti fenomeni sono più frequenti soprattutto nelle aree di recente urbanizzazione, che molto spesso sono sorti in aree dove affiorano dei terreni argillosi più instabili, mentre i centri storici risultano essere integri in quanto sono sorti su porzioni rocciose più stabili. Ciò evidenzia la perfetta non conoscenza del territorio, sia da un punto di vista di pianificazione urbanistica che da un punto di vista della progettazione degli interventi di stabilizzazione nonché della poca utilità delle mappe di rischio.
La metodologia inizia con una fase di studi estensivi a scale di pendio delle fenomenologia di frane e di danneggiamento delle strutture vulnerate; successivamente l’applicazione del riduzionismo permette l’estrapolazione di un campione rappresentativo di elementi nelle condizioni del dissesto da frana. I risultati hanno dato risposta alle domande su: come, perché e quando il dissesto avverrà.
Tutti questi studi sono state inseriti in linee guida e eventualmente informatizzate tramite GIS, in modo da creare uno strumento di lettura della franosità nella regione “Regional Landslide Manual”.
Durante il convegno sono stati evidenziati dei casi di studi di diversi comuni tra cui Celenza, Alberona con la frana a colata di Serra San Giacomo, Pietramontecorvino con la frana Pardo e sono stati citati molti altri tra cui Bovino e Casalvecchio di Puglia. Una nota di pregio va fatta all’unico amministratore comunale presente del comprensorio del Sub-Appennino Dauno, l’assessore alle attività produttive e all’ambiente del comune di Casalvecchio di Puglia.
Un plauso all’ottimo lavoro svolto dal Coordinatore del PS_119 la Prof. Federica Cotecchia che ha fatto del convegno, insieme a tutti gli altri relatori presenti, l’evento conclusivo del piano strategico stesso.
Si spera che da questo convegno possa nascere una base costruttiva tra i comuni interessati, i ricercatori e la Regione Puglia. La ricerca è uno strumento da applicare alla tecnica ingegneristica per garantire quello sviluppo socio-economico da tempo auspicato da una terra molto ospitale “Il Sub-Appennino Dauno“ e tutt’oggi non realizzato a causa di una costante dimenticanza da parte della classe dirigente.
Orazio Buonamico