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Uno smacco per quanti, soprattutto in Francia, si erano messi di traverso al riconoscimento costituzionale delle radici cristiane dell’Europa. In particolare alle prese di posizione di Valéry Giscard d’Estaing, che sembrava aver dimenticato l’assunzione dello stesso status, durante il suo settennato di presidenza all’Eliseo.
Un modo raffinato delle nuove gerarchie vaticane per mettere in evidenza le contraddizioni di una scelta e di un rifiuto, che avrebbero potuto trovare declinazioni più ecumeniche. Che senza perdere il carattere laico del riferimento storico, avrebbero potuto essere allargate alle identità giudaico-cristiane, oltre all’influenza innegabile della stessa cultura mussulmana.
Il canonico-presidente non nasconde la grandeure di progetti davvero ambiziosi. La sua idea di Unione del Mediterraneo non può prescindere, naturalmente, da un Paese come l’Italia. Le sue prospettive sono le stesse, a suo tempo, disegnate da Romano Prodi, nel suo concetto di sviluppo dell’anello di relazioni con i Paesi di prossimità. L’apprezzabile intuizione del “novizio d’oltralpe” è quella di voler guidare il processo, anziché parteciparvi solamente. E’ stato appena eletto, può contare di sicuro su una permanenza più lunga. E se Prodi rappresenta la genuina, furba e bonaria lungimiranza del parroco di campagna, Sarkozy, nella più autentica e blasonata tradizione francese, pensa già a come vestire i panni di un moderno Cardinale Richelieu.
di Antonio V. Gelormini