Bazier è eritreo, altissimo, ha due lauree, parla quattro lingue, per la legge italiana è un clandestino. Comunque braccia buone per la raccolta del pomodoro nell’agro di Stornara, in nero a 20 euro scarsi al giorno. E’ solo uno degli oltre duemila lavoratori immigrati incontrati nel tour per l’agro della Daunia dal “Camper dei diritti e della solidarietà” promosso dalla FLAI CGIL di Foggia e dall’Arci provinciale. “Per tanti che sono nelle stesse condizioni di Bazier non abbiamo potuto far nulla –spiega Daniele Calamita, segretario provinciale della federazione dei braccianti- se non illustrare le procedure per l’ottenimento del permesso di soggiorno”.
Il camper ha toccato i maggiori centri della provincia di Foggia interessati dalla raccolta del pomodoro e ad agosto di ogni anni meta di migliaia di braccianti stagionali immigrati. “La mattina con il camper abbiamo compiuto dei veri e propri blitz nelle campagne –spiega Calamita-. Il pomeriggio ci siamo recati nelle piazze dei paesi o delle borgate dove si raccolgono questi lavoratori. Perché il problema principale che abbiamo avvertito in passato è stato proprio quello dell’impossibilità di dialogo, di informazione con persone che vivono loro malgrado quasi come fantasmi. Meno si fanno vedere in giro –specialmente se irregolari- meno corrono rischi di incappare in controlli. Allora siamo andati noi a cercarli”. Sono stati distribuiti volantini multilingue con informazioni su retribuzioni e orari di lavoro previsti dal contratto, o le sedi degli ambulatori aperti dalla Asl –sedici in tutta la provincia- al fine di prestare un’assistenza minima di base durante tutto il periodo della raccolta”.
Diverse le storie e le situazioni riscontrate nella fase di ascolto, alla quale hanno partecipato i capi lega della FLAI dei centri toccati dal camper e che ha visto la presenza costante di Tesfai Zemariam, coordinatore del Dipartimento Immigrati della CGIL Puglia. “In generale abbiamo riscontrato una maggiore meccanizzazione nella fase di raccolta del pomodoro –sottolinea il segretario della FLAI di Foggia-. Ma al di là del nero sempre presente, abbiamo constatato come anche nei casi in cui i lavoratori immigrati erano regolarmente assunti, percepivano paghe inferiori ai minimi tabellari”. E non sono mancati casi in cui a rivolgersi agli operatori FLAI sono stati proprio gli imprenditori, per chiedere informazioni sulle procedure per la regolarizzazione e sui contratti. “Una non conoscenza delle norme che in qualche modo è sconcertante”, afferma il segretario provinciale Daniele Calamita. “Nell’agro di borgo Libertà a Cerignola c’è stato chi ha ammesso candidamente di retribuire i lavoratori, quasi tutti dell’est Europa, per numero di cassoni riempiti. Abbiamo dovuto spiegare che il pagamento a cottimo nel nostro paese è vietato dalla legge. In alcuni casi, come nelle borgate attorno a Foggia, la disponibilità di bulgari e rumeni ad accettare paghe più basse, addirittura 2,5 euro per ogni ora lavorata, ha creato attriti tra le comunità straniere presenti, che pure accettavano somme comunque inferiori ai minimi contrattuali”.
Su tutte è emersa l’emergenza legata all’accoglienza: “A borgo Amendola, uno dei luoghi raccontati dall’inchiesta di Gatti e de L’Espresso, anche quest’anno si sono insediati una ottantina di lavoratori, quasi tutti bulgari e rumeni, costretti a vivere in ruderi, a cielo aperto, in condizioni igieniche più che precarie, senza acqua, immersi nella spazzatura. Ci hanno manifestato il loro forte disagio chiedendoci di farci da tramite con il Comune di Manfredonia affinché la zona venisse ripulita, dotata di cassonetti e magari con un camion che periodicamente può fornire loro acqua potabile”.
Tra i luoghi toccati dal camper, anche il centro di prima accoglienza di borgo Mezzanone, aperto dalla Prefettura all’assemblea richiesta dalla FLAI. “Abbiamo trovato condizioni di ospitalità discrete, con la presenza di un ambulatorio ben attrezzato e presidiato dalla Croce Rossa –spiega Calamita-. Anche in questo caso i lavoratori sono stati voraci di informazioni. Quanti hanno ottenuto lo status di rifugiato politico hanno chiesto la nostra mediazione con i competenti uffici per l’accelerazione delle procedure che destina ad ogni rifugiato una somma di 300 euro, che però arriva quando questi sono fuori dal campo e senza la possibilità di partire o continuare a ricevere assistenza. C’è stato in tal senso un impegno della Prefettura affinché le somme vengano elargite contestualmente all’abbandono del centro di accoglienza”.
Complessivamente un’esperienza che la FLAI CGIL di Foggia giudica molto positiva, “che sicuramente ripeteremo e rafforzeremo –afferma Daniele Calamita-. La speranza è che nel frattempo vi siano modifiche alle norme vigenti per togliere questi lavoratori dalla condizione di ricatto cui sono sottoposti, agevolando le procedure di ingresso in Italia. L’anno prossimo vorremmo poter dare risposte a aiuto a tutti, anche a quelli che sono nelle condizioni di Bazier”.
Ufficio Stampa e Comunicazione
Lello Saracino