Durante l’omelia don Claudio Nora ha ricordato Enzo Bearzot come “uomo semplice e generoso, molto conosciuto nel quartiere dove lo si incontrava spesso al bar dell’angolo, per strada o a messa. Una persona -ha sottolineato don Claudio- capace di apprezzare i legami della sua vita”. “Le celebrazioni le lasciamo alle colonne dei giornali -ha proseguito don Claudio- qui ricordiamo l’uomo, il marito, il padre, il maestro, l’amico”.
Don Claudio ha poi ricordato brevemente i momenti di gloria di quando in Spagna Bearzot guidò la squadra azzurra alla vittoria del Mondiale: “Parlava ai suoi ragazzi condividendo con loro tensioni, fatiche ma anche soddisfazioni. I successi però non valgono più degli affetti della propria famiglia e degli amici”. Nella piccola chiesa di corso di Porta Vigentina mescolati tra gli abitanti del quartiere anche Giancarlo Antognoni e Francesco Graziani, mentre sul fondo spicca il Gonfalone dell’Inter.
“Bearzot mi ha insegnato ad avere rispetto per gli avversari”. Beppe Bergomi, 18enne ai Mondiali dell”82, ricorda come il suo commissario tecnico gli avesse ricordato di avere sempre rispetto per gli avversari. “Ricordo un mio gol all’Ascoli, l’ultimo di un 5-0. Fare gol per me non era facilissimo ed esultai in maniera un po’ esagerata. Bearzot , quando lo incontrai alcuni giorni dopo mi ricordò che quella squadra stava retrocedendo e quindi che c’era modo e modo per esultare perché meritava rispetto. L’insegnamento dei suoi valori – ha concluso Bergomi – è stato fondamentale per me e per la mia carriera”.
Unanime tra i giocatori il ricordo di Bearzot come una sorta di “secondo papà”. Lo ha sottolineato Francesco Graziani così come Paolo Rossi che proprio al commissario tecnico deve molto della sua carriera: “Solo un uomo come lui – ha ricordato Rossi – avrebbe ancora creduto nelle mie capacità e avrebbe insistito come ha fatto. Poi è stato fortemente ripagato ma è a lui che devo gran parte dei miei successi sportivi. Era una persona straordinaria, unica e non riesco a trovare nessuno con le sue caratteristiche. Un uomo di una semplicità e di una bontà unica pur nella sua rudezza. Era protettivo con noi come lo sarebbe stato un padre e sono sicuro che il rivederci qui tutti riuniti oggi per lui gli avrebbe fatto un immenso piacere”.
Per il capitano di quella nazionale Dino Zoff, Bearzot rappresenta l’esempio di una “persona straordinaria. Di lui ho un ricordo costante soprattutto come un uomo che si può considerare davvero tale”. Per Fulvio Collovati invece “Bearzot è stato un maestro di vita e un precursore per molti versi del calcio moderno. Forse -ha sottolineato- avrebbe meritato più riconoscimenti e l’Italia l’ha un po’ dimenticato”.
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