Ogni giorno i giornali sono pieni di notizie in merito a processi più o meno noti, ciò rappresenta il segnale di quanto siano diffusi e di quanto questo settore sia strategico nel nostro Paese. Spesso si sente parlare di riforme tese a migliorare e soprattutto velocizzare i procedimenti. Qualcosa si muove come dimostra l’attuazione del piano straordinario di digitalizzazione. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Caprio – esponsabile dell’Area Tecnica del Coordinamento per i Sistemi informativi Automatizzati di Napoli del Ministero della Giustizia
Quali sono i punti principali del piano straordinario di digitalizzazione della giustizia?
Il piano straordinario per la digitalizzazione della giustizia si articola su tre linee di intervento:
– digitalizzazione degli atti, ovvero trasformazione dei fascicoli giudiziari da cartacei ad elettronici;
– notifiche online, e cioè eliminazione delle notifiche cartacee alle parti del processo e sostituzione, per le notifiche agli Avvocati, con un avviso telematico;
– pagamenti online, relativamente al contributo unificato per l’iscrizione a ruolo e richiesta copie dei procedimenti laddove previsto per legge.
L’intervento è curato dal Ministero della Giustizia (attraverso la Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati – DGSIA) e da quello della Pubblica Amministrazione e Innovazione (con la struttura dedicata alla Digitalizzazione e innovazione tecnologica – Digit PA). La digitalizzazione degli atti è certamente il punto più complesso in quanto la mole di atti dei procedimenti, con particolare riferimento a quelli penali, non è paragonabile ad altre realtà della Pubblica Amministrazione e non solo italiana. Basti pensare che un singolo procedimento penale trattato dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) può raggiungere facilmente le decine di migliaia di pagine. Si conti che in Italia sono trattati annualmente circa 3.2 milioni di processi penali e 4.5 milioni di processi civili; pertanto lo sforzo tecnico, organizzativo ed economico è molto rilevante.
Il sistema delle notifiche telematiche permetterà di sostituire buona parte (tutte quelle rivolte agli Avvocati) delle circa 28 milioni di notifiche annue con comunicazioni elettroniche a mezzo PEC (Posta Elettronica Certificata); oltre all’evidente risparmio di tempo saranno quasi azzerati i numerosi rinvii dei processi per omessa e/o errata notifica.
Il sistema dei pagamenti on-line darà la possibilità di pagare in maniera telematica i contributi previsti dalla normativa vigente in ordine a iscrizione a ruolo di una causa (contributo unificato e marca da bollo per diritti di cancelleria) e rilascio copie (semplici o autentiche). Il D.lgs. 193/2009 ha introdotto la possibilità di pagare con strumenti di “moneta elettronica“ il contributo unificato, le marche da bollo e i diritti di copia.
Qual è lo stato dell’arte ad oggi?
I dati complessivi del progetto, ad oggi, sono i seguenti:
– gli Uffici Giudiziari che hanno formalmente aderito al Piano straordinario sono 448 su 477;
– n. 104 Ordini professionali su 165 hanno attivato circa 70.000 caselle Pec (Posta elettronica certificata);
– da giugno ad oggi sono stati attivati circa 140 uffici giudiziari con installazione di PC, scanner e kit di firma digitale. Si prevede l’attivazione di circa 40 uffici al mese fino al completamento del piano.
Quali benefici ci saranno per la PA?
L’obiettivo generale del piano è ovviamente quello di ridurre i tempi della giustizia, tempi che in ogni caso dipendono anche e soprattutto dall’assetto normativo. Ogni singolo intervento cerca di dare risposta ad una specifica problematica. Il piano di digitalizzazione mira a dare una risposta alla gestione cartacea che è diventata insostenibile, con una enorme difficoltà nella gestione di archivi cartacei, per i quali con sempre maggiore difficoltà si reperiscono spazi sufficienti. Inoltre si velocizzerà in modo significativo il rilascio delle copie. Le notifiche on-line ridurranno sia i tempi del servizio (la notifica sarà immediata) sia i rinvii dei processi. I pagamenti on-line elimineranno i problemi delle marche da bollo. In sostanza il piano tende a favorire in modo evidente le parti del processo, principalmente l’Avvocatura ma di conseguenza tutti i cittadini e le imprese.
La tecnologia quanto valore aggiunge in un settore come quello della giustizia?
Il Ministero della Giustizia ha un elevato livello di informatizzazione, e non potrebbe essere altrimenti visti i numeri eccezionali dei procedimenti. Inoltre siamo molto sensibili all’innovazione, ad esempio negli ultimi tre anni abbiamo attuato un significativo progetto di virtualizzazione che ha portato alla eliminazione di circa il 50% dei server, nonché ad un accorpamento dei CED. Senza tecnologia semplicemente non si potrebbe, con i numeri attuali, erogare alcun servizio giudiziario. Proprio la tecnologia ha permesso di migliorare, seppure leggermente, la produttività degli uffici negli ultimi 2-3 anni invertendo una tendenza consolidata nel tempo, a fronte di una riduzione del 30% circa del personale in servizio (non si effettuano assunzioni da oltre 10 anni).
Uno sguardo al futuro, dopo questa fase cosa ci sarà?
L’amministrazione dal punto di vista tecnologico ha avviato numerosi progetti, molti dei quali in fase avanzata, che permetteranno una ulteriore riduzione dei costi a fronte di un miglioramento dei servizi (si pensi ad esempio alla migrazione su rete Ip del sistema di multivideconferenza per i dibattimenti penali, oppure la dematerializzazione delle trascrizioni giudiziarie, la trasmissione telematica delle notizie di reato, l’introduzione di architetture di private cloud computing ecc.). Una significativa incidenza sulle future scelte tecnologiche dipenderà anche dalle riforme che saranno attuate, alcune delle quali sono in discussione e/o oggetto di disegni di legge, come ad esempio la riduzione delle sedi giudiziarie, la separazione delle carriere, la riforma del servizio intercettazioni ecc. E’ evidente che un cambiamento del quadro normativo, così come la continua riduzioni dei budget di spesa, potrebbero influenzare le scelte tecnologiche future. La tecnologia purtroppo ha un costo non sempre comprimibile, e quindi potremmo trovarci di fronte a scelte tecnologiche di profilo inferiore per motivi legati alla disponibilità finanziaria.