Una lettera per ribadire la posizione della rappresentanza in merito alla sentenza espressa dal Tribunale del Lavoro di Milano e per sensibilizzare le istituzioni a rifinanziare il Servizio Civile.
Con questi obiettivi la Rappresentanza nazionale, in accordo con Rappresentanti e Delegati delle singole Regioni italiane, ha sottoscritto un documento che è stato presentato al ministro Riccardi nel corso dell’incontro che si è svolto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il 24 febbraio scorso.
Un momento di incontro fra Rappresentanza e Istituzioni in cui i Rappresentanti hanno sottolineato l’ingente necessità di reperire fondi per “tener in vita” il Servizio Civile, non dimenticando l’importanza di una gestione pubblica dei finanziamenti.
“Ci facciamo portavoce – commentano i Rappresentanti nazionali Corrado Castobello, Fania Alemanno e Silvia Conforti – di un sentimento di delusione, di paura e di incertezza per ciò che il futuro ci riserva. Il Servizio Civile è per i giovani un momento di crescita e di consapevolezza dei bisogni della propria comunità, oltre ad essere uno strumento di difesa non armata e nonviolenta della Patria”.
E proprio facendo riferimento alla necessità di una difesa alternativa alle armi, la Rappresentanza ha sollevato una questione che, per diversi giorni, ha tenuto acceso il dibattito in merito alla partecipazione degli stranieri al Servizio Civile.
“La sentenza del Tribunale di Milano (che invece di appellarsi all’art. 52 faceva riferimento all’art.2 della Costituzione che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, ndr) ha sconvolto l’intero sistema del Servizio Civile. Noi siamo vicini – continuano i rappresentanti – a tutti quegli stranieri che vivono una condizione di disagio ma ciò non deve gettare le basi per una trasformazione del Servizio Civile nazionale in qualcosa di diverso dalla Difesa della Patria che prevede, giustamente, il requisito della cittadinanza italiana, da cui non si può prescindere. Dunque riteniamo, essendo vicini ai giovani stranieri che vivono e studiano stabilmente in Italia, che il loro forte disagio debba essere risolto con il riconoscimento della Cittadinanza italiana, in nome del principio di uguaglianza e di libertà nel poter esprimere e realizzare la propria personalità. Solo così potranno essere davvero tutelati e garantiti loro i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo che nelle formazioni sociali (Cost. Art.2). Cambiare l’identità di un istituzione come il Servizio Civile Nazionale ridurrebbe a un solo anno la possibilità e l’opportunità che spetta loro di sentirsi Italiani e perfettamente integrati nel Paese”.