A seguito della crisi economica internazionale che ha investito anche l’Italia, la Conferenza Episcopale Italiana ha dato vita a un fondo nazionale straordinario di garanzia orientato alle necessità delle famiglie in difficoltà che sarà operativo a partire dal settembre 2009.
L’attuale crisi economica ha acuito una situazione già grave in atto da anni nella società italiana. Secondo gli ultimi dati forniti dall’ISTAT, infatti, quasi un milione di famiglie si trovano in uno stato di “povertà assoluta” (non sono in grado di procurarsi il paniere di beni e servizi per mantenere uno standard di vita minimamente accettabile e sono aumentate dal 2005 a un ritmo doppio di quello generale delle famiglie) e un netto allargamento della cosiddetta fascia grigia.
Nel 2007 le famiglie in condizioni di “povertà relativa”, ovvero con seri problemi di risparmio e di spesa quotidiana, erano 2 milioni 653.000, pari all’11,1% del totale nazionale (10.7% nel 2003).
La crisi economica aggrava una situazione preesistente: a giugno 2009 i lavoratori in cassa integrazione hanno superato il mezzo milione di unità, mentre nei primi sei mesi dell’anno il totale delle ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps è risultato 2.8 volte superiore a quello del primo semestre 2008.
Il contesto socio-economico richiede iniziative straordinarie sia a livello locale che a livello nazionale. Le misure a livello nazionale si integrano con quelle già in atto dal punto di vista locale da nord a sud dell’Italia attraverso le diocesi e le Caritas che stanno moltiplicando le iniziative a sostegno delle famiglie in difficoltà.
La Conferenza Episcopale Italiana, attraverso il "Prestito della Speranza" ha lanciato un’iniziativa del tutto nuova di sostegno alle famiglie numerose o gravate da malattie o disabilità, che abbiano perso la fonte di reddito per la perdita temporanea o anche definitiva del lavoro.
Come funzionaIl fondo sarà attivo a partire dal 1° settembre 2009.
Le parrocchie indicano i possibili destinatari del prestito alla Caritas diocesana o ai patronati cattolici, che attestano l’effettiva presenza dei requisiti richiesti secondo i criteri definiti a livello nazionale, e segnalano la banca a cui rivolgersi.
La banca avvia in tempi molto brevi l’iter per concedere il prestito, che sarà erogato mensilmente. La modalità di intervento prevede che a ciascuna famiglia sarà erogato un contributo massimo di 500 euro mensili per un anno, per un totale di 6.000 euro. Il contributo potrà essere prorogato per un secondo anno e per lo stesso importo, se permangono le condizioni di necessità iniziali. Se viene meno lo stato di necessità, l’erogazione viene sospesa.
La restituzione del prestito alla banca inizierà nel momento in cui la famiglia disporrà nuovamente di un reddito certo, e comunque non prima di uno o due anni, e avrà la durata massima di cinque anni.
Il tasso di interesse è commisurato al 50 per cento del livello medio attuale, equivalente a un TAEG del 4,5% attraverso le banche che aderiranno al protocollo stipulato dalla CEI e dall’ABI.
Questo è reso possibile da un fondo di garanzia di 30 milioni di euro messo a disposizione dalla Cei e raccolti nelle diocesi e nelle parrocchie italiane nel corso di una colletta nazionale svoltasi lo scorso 31 maggio.
Il protocollo CEI-ABI prevede la possibilità di erogare fino a 180 milioni di prestiti in totale.
Il fondo non eroga direttamente denaro, ma costituisce un capitale a garanzia degli interventi da parte degli istituti di credito aderenti. Si affianca, senza sostituirla, all’attività svolta abitualmente dalle Caritas diocesane e da analoghe iniziative promosse dalle diocesi.
Banca Prossima – Gruppo Intesa Sanpaolo – prima banca europea esclusivamente dedicata all’Economia del Bene Comune è stata scelta dalla Cei come gestore presso il quale depositare il suddetto Fondo di Garanzia. L’apporto di Intesa Sanpaolo non si limita però a questo. Infatti, verrà messa a frutto tutta l’esperienza sviluppata, direttamente o in collaborazione con le Fondazioni azioniste, in numerosi progetti di microcredito e di sostegno al reddito per studenti universitari (Bridge), cassintegrati (Anticipazione Sociale) persone a rischio usura (Fondazione Lombarda Antiusura e Finetica ONLUS – Banco di Napoli) immigrati (Progetti Pr.i.mi. e Terre in Valigia – Fondazione di Venezia) sostegno familiare (Microcredito Sociale San Matteo – Cassa di Risparmio di Venezia e Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia) microimprenditorialità nei servizi alla prima infanzia (PAN – Progetto Asili Nido) e in altri settori produttivi (Microcredito Sociale – Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo).
Anche in questi progetti l’attenzione è andata alla capacità della persona di realizzare un proprio piano di inserimento o reinserimento lavorativo assunto come elemento decisivo per la concessione del credito in luogo di altre garanzie reali. Il metodo secondo l’esperienza realizzate da Intesa Sanpaolo la buona riuscita dell’iniziativa si basa soprattutto sull’accompagnamento e sul monitoraggio prima e durante il prestito ricostruire anche la capacità di impiegare bene il denaro ottenuto affinché la famiglia non cada in un ulteriore indebitamento fuori controllo. Intesa Sanpaolo mette al centro dell’attenzione l’investimento della famiglia per i bisogni fondamentali dei figli: libri di testo e dizionari, tasse scolastiche e universitarie, computer e corsi di lingue. Ma sono coperte anche le spese sanitarie (ortodonzia, occhiali da vista, visite specialistiche) e per il tempo libero (vacanze in colonia). Si cerca cioè di evitare che un’idea malintesa di risparmio familiare metta a rischio il diritto costituzionale dei giovani delle classi meno abbienti a realizzarsi nella società. Le spese dovranno essere rendicontate periodicamente.
Per le famiglie che otterranno il prestito da Intesa Sanpaolo è previsto un check-up da parte di VOBIS ogni due mesi, in corrispondenza di ciascuna tranche di 1.000 euro erogata.
Grazie a questa impostazione (volontariato-investimento mirato ai bisogni essenziali dei figli-rendicontazione-accompagnamento-erogazione graduale) Intesa Sanpaolo ha deciso di portare da subito a 10 il moltiplicatore del Fondo di Garanzia. Dunque non aumenteranno soltanto l’efficacia e la sostenibilità, ma anche le dimensioni dell’intervento. Infatti, per ogni milione di euro di Fondo di Garanzia saranno resi disponibili 10 milioni di euro di finanziamenti. Come Gestore del Fondo, Banca Prossima ha predisposto per la CEI una piattaforma di monitoraggio e di valutazione dell’andamento dei prestiti che -implementata con i dati di tutte le banche aderenti al progetto- sarà preziosa per valutare l’efficacia della prima iniziativa nazionale di microcredito familiare condotta in Italia.
L’apporto di VOBIS e delle Organizzazioni Cattoliche del Lavoro
Protagonisti del modello immaginato da Intesa Sanpaolo per il Prestito della Speranza saranno i “Credit Angels” dell’Associazione VOBIS – Volontari Bancari per le Iniziative nel Sociale. Per la prima volta in Italia nasce un’organizzazione nazionale di ex bancari operante nell’assistenza finanziaria alla famiglia in difficoltà. Saranno loro a prendere in carico ogni singola posizione, affiancando le famiglie nel mantenere il proprio progetto. Quest’ultimo verrà definito anche in collaborazione con alcune fra le maggiori Organizzazioni cattoliche del lavoro (Cisl, Confcooperative, Cdo, Confartigianato, Movimento Cristiano dei Lavoratori). Attraverso il Forum che le rappresenta, esse hanno offerto il supporto della loro esperienza specifica nell’accompagnamento alla microimprenditorialità e la loro capillare rete di presidi territoriali.