Vacanze significano tanto tempo all’aria aperta, giochi, passeggiate e anche viaggi in paesi lontani. A volte può capitare di incontrare un animale selvatico e, ingenuamente, di volergli fare delle coccole e carezze: ci si avvicina solo per giocarci un po’.
Eppure, anche un banale contatto con questi animali può rappresentare un rischio altissimo, spesso mortale.
Infatti, non soltanto i morsi di un animale selvatico, ma anche le leccate e i suoi graffi pur senza sangue possono trasmettere la rabbia, una malattia che, ancora oggi, è accompagnata da una mortalità altissima soprattutto in Paesi come l’Africa, l’Asia e l’America Latina.
Si stima che ogni anno la rabbia causi almeno 55.000 morti nel mondo, la maggior parte dei quali in Asia (56%) e in Africa (44%), particolarmente nelle aree rurali. Di questi decessi, il 99% dei casi di rabbia nell’uomo dipendono da rabbia canina.
Il pericolo è soprattutto per i bambini: si calcola, infatti, che le vittime dei morsi, in particolare di cane, sono tra il 30% e il 60% bambini al di sotto dei 15 anni.
Inoltre, più di 10 milioni di persone nel mondo vengono sottoposte ogni anno a trattamento post-contagio a seguito di esposizione ad animali sospetti rabidi.
In Europa, la rabbia è presente in particolare in Estonia, Lettonia e Lituania, Russia, Bielorussia, Ucraina e nel sud-est europeo.
In Italia, invece, casi di rabbia essenzialmente tra le volpi, sono ogni anno segnalati in Friuli-Venezia Giulia, in Veneto e nella Provincia Autonoma di Trento.
L’ultimo caso di morte per rabbia si è verificato nel 1996 in una giovane donna di ritorno dalla luna di miele in Nepal a seguito di una leccata di cane senza segni di abrasione.
Risale a poche settimane fa, invece, il caso di un bambino milanese morso da una scimmia durante un soggiorno a Bali, in Indonesia. Al rientro in Italia, i genitori si sono rivolti immediatamente al Centro per il Bambino Viaggiatore della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
La Prof.ssa Susanna Esposito, Responsabile del Centro e Presidente SITIP, con l’equipe della Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Clinica De Marchi, insieme al Direttore di Presidio Dott. Tiso e al Responsabile della ASL Milano Città Dott. Faccini, sono prontamente intervenuti per iniziare la profilassi anti-rabbica post-esposizione.
“Il caso di questo bambino – sottolinea Susanna Esposito – evidenzia due fattori importanti: in primo luogo la necessità di evitare contatti stretti con animali selvatici soprattutto in Paesi tropicali. In secondo luogo, l’importanza di prendere atto che la rabbia soprattutto nei Paesi dell’Asia e dell’Africa, è tuttora una malattia endemica che può causare epidemie e che purtroppo, quando si presenta, è accompagnata da una mortalità elevatissima; infatti, non essendovi una terapia specifica, la guarigione è eccezionale”.
Proprio a Bali, nel 2012, vi sono state le proteste dei gruppi per i diritti degli animali perché, a fronte dei casi di rabbia che hanno portato alla morte di 18 persone, le autorità locali hanno deciso di abbattere più di 25.000 cani selvatici invece di vaccinarli.
A Taiwan, in Asia, alcune settimane fa sono state ordinate decine di migliaia di dosi di vaccino anti-rabbia contro il primo focolaio della malattia esploso nell’isola dopo più di 50 anni.
“Qualora ci si trovi in Asia, Africa e America latina – spiega Susanna Esposito – è fondamentale presentarsi subito in Pronto Soccorso a seguito di leccate o morsi di animali selvatici quali cani, gatti, volpi, furetti, scimmie o pipistrelli. Infatti, questi animali possono essere un serbatoio del virus della rabbia, che causa una malattia quasi sempre mortale che deve essere prevenuta con la vaccinazione specifica e in alcuni casi con l’uso anche di immunoglobuline. La profilassi va effettuata il prima possibile e, quindi, se ci si trova in Paesi tropicali e il ritorno in Italia è previsto dopo alcuni giorni, è essenziale recarsi nell’ospedale del Paese in cui ci si trova”.
L’appello, quindi, rivolto ai bambini e ai loro genitori è a prestare la massima attenzione nei contatti con gli animali selvatici e a non sottovalutare mai anche le leccate e gli eventuali graffi anche senza lesioni che possono trasmettere comunque la rabbia e su cui un pronto intervento con la vaccinazione può essere l’unico vero salvavita.
Nota a cura dei pediatri della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) che invitano le famiglie alla massima allerta, soprattutto durante i viaggi nei Paesi tropicali. La rabbia resta una malattia pericolosa, spesso mortale, soprattutto in Asia, Africa e America Latina.