Parte oggi, 28 gennaio 2013, e andrà avanti sino a quando in rete ci sarà voglia di cinguettare, la Twittstorm lanciata da Open Media Coalition – l’associazione di cui ANSO fa parte, che raccoglie decine di associazioni della società civile italiana e che periodicamente invita alcune di esse ad aderire a campagna o iniziative a difesa della libertà di informazione – da FOIA.it e da Agorà digitale per chiedere trasparenza al Presidente Monti e al Ministro della Funzione Pubblica, a proposito della nuova disciplina sulla trasparenza che il consiglio dei ministri avrebbe varato lo scorso 22 gennaio.
Hashtag della tempesta:#vogliamotrasparenza
Testo del twitt: #vogliamotrasparenza @Palazzo_Chigi Niente trucchi e una risposta all’appello sulla trasparenza www.vogliamotrasparenza.it
Questa la storia all’origine dell’iniziativa.
Il Consiglio dei Ministri del 22 gennaio scorso, stando a quanto si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito di Palazzo Chigi, avrebbe stabilito il principio della totale accessibilità delle informazioni in possesso della pubblica amministrazione, secondo l’esempio del “Freedom of Information Act statunitense, che garantisce l’accessibilità di chiunque lo richieda a qualsiasi documento o dato in possesso delle Pubblica Amministrazione, salvo i casi in cui la legge lo esclude espressamente (es. per motivi di sicurezza)”.
“Il provvedimento – si legge nel comunicato stampa – ha lo scopo di consentire ai cittadini un controllo democratico sull’attività delle amministrazioni e sul rispetto, tra gli altri, dei principi costituzionali di eguaglianza, imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza dell’azione pubblica”.
Con il Decreto si sarebbe, addirittura, introdotto l’istituto del “diritto di accesso civico” che – stando a quanto si legge nel comunicato stampa – mirerebbe “ad alimentare il rapporto di fiducia tra cittadini e PA e a promuovere il principio di legalità (e prevenzione della corruzione)”…giacché “tutti i cittadini” avranno il “diritto di chiedere e ottenere che le PA pubblichino atti, documenti e informazioni che detengono e che, per qualsiasi motivo, non hanno ancora divulgato”.
Parole che fanno pensare ad un radicale ripensamento del rapporto tra pubblicità e segreto, che ha sin qui ispirato l’azione della pubblica amministrazione, e ad un’autentica rivoluzione in grado di contribuire davvero a spazzare via le piccole e grandi clientele e corruttele, troppo spesso nascoste dietro all’impenetrabile cortina di segreti dei quali si fa scudo l’amministrazione pubblica.
Tutto troppo bello per essere vero ma, ad un tempo, affermazioni troppo importanti per non esserle.
Chi ha letto una bozza del decreto – pur trattandosi di un testo di legge sulla trasparenza è ancora rimasto secretato – giura che nel testo non c’è nulla o quasi di quanto annunciato nel comunicato stampa, che ha tutta l’aria di essere poco di più di un proclama solenne e propagandistico.
Il decreto sarebbe, in realtà, un arzigogolato zibaldone di norme e normucole da legulei e azzeccagarbugli, che dicono tutto e non stabiliscono nulla.
Se fosse davvero così, sarebbe un fatto gravissimo e senza precedenti: un Governo di un Paese democratico prende in giro media e opinione pubblica mentre promette trasparenza.
Maggiori informazioni e link sul sito dell’iniziativa: www.vogliamotrasparenza.it