Caro Nichi,
allora discutiamone. In pubblico e con trasparenza. Ti ringrazio per la scelta con cui hai dato avvio al confronto: mette al bando ogni tatticismo e consente di condividere la discussione con tutti i pugliesi. Il loro giudizio ci interessa, infatti, più di quello del ceto politico.
E il loro giudizio, in questo tempo, si è fatto severo. Molto severo. Si tocca con mano nel clima sociale drammatico, specie qui in Puglia. E si è espresso chiaramente anche nel risultato elettorale.
Vedi, Nichi, in quel risultato ci sono molti messaggi per noi. Che vanno tradotti in un cambiamento brusco di rotta.
Mi sarebbe piaciuto che nella tua riflessione vi fossero state più tracce di questa necessità.
Ti dico la mia. I pugliesi, col voto recente, hanno mostrato il loro profondo disappunto verso un governo regionale che, in questo mandato, è stato caratterizzato, sostanzialmente dal primo giorno, dalla precarietà pre-elettorale. Si è radicata la convinzione che la Puglia non fosse il fine del nostro impegno politico ma solo un mezzo.
Sai il mio pensiero: siamo in un tempo difficile, duro, e la parola, l’unica che s’imprime indelebilmente, è quella che nasce dai fatti. Onorare l’impegno assunto con i pugliesi era l’unico modo per dimostrare che, qui in Puglia, la politica non vende fumo ma tiene i patti. Un patrimonio di credibilità rarissimo persino sul piano nazionale, specie se suffragato, com’è accaduto da noi,
da buone politiche pubbliche.
Il clima di smobilitazione, Nichi, non è un errore percettivo ma una consapevolezza diffusa nell’opinione pubblica. Mentre nel tessuto sociale ed economico della regione i morsi della crisi si facevano più dolorosi, abbiamo dato l’impressione di togliere le tende. E nemmeno lo slogan “a Roma per servire meglio la Puglia” ha funzionato molto, perché è apparso più come un escamotage retorico che come una motivazione reale.
Questo è il punto chiave per ripartire. Rimettere la Puglia al centro della nostra attenzione, con un’agenda chiara e stringente delle cose da fare, per dare a questa legislatura una “missione”. Per dire che non l’abbiamo sprecata.
Nichi, nelle tue riflessioni, questo non emerge. Parli molto del PD, che pure ha fatto la scelta di lasciarti mani libere, dei possibili nuovi candidati alle future scadenze amministrative, dei tuoi interlocutori privilegiati, come criteri che hanno guidato le tue scelte sul rimpasto. Descrivi una politica che pensa a se stessa piuttosto che alla sua comunità.
Vedi proprio questo è il punto. Il risultato di questo ragionamento è un rimpasto che sembra lasciare insolute molte domande.
Ad esempio: chi si occuperà della sfida estrema dell’Ilva e con quale mandato, un’audace riconversione o una radicale dismissione? Come ci accingiamo alla straordinaria partita della nuova programmazione 2014-2020 (l’ultima possibile per fare investimenti strutturali che incidano durevolmente e per far emergere una nuova visione della Puglia del futuro) con un approccio
burocratico (com’è accaduto finora) o con un processo partecipativo coinvolgente e aperto a tutte le energie vitali del tessuto regionale? E il corpo a corpo con la povertà come si traduce, con quali politiche pubbliche innovative abbiamo intenzione di agire sui nuovi poveri, ad esempio, sui giovani che, uno su tre, spariscono nella invisibilità sociale? E sulla sanità, qual è il mandato, finire i nuovi ospedali oppure attivare i servizi territoriali e sociali, e con quali risorse umane ed economiche? La continuità amministrativa ha un suo valore intrinseco, strutturale oppure pensiamo che i processi di riforma possono passare di mano, in qualsiasi momento, senza strappi traumatici?
Vedi, Nichi, semplicemente penso che se fossimo partiti di qui, da questi e altri temi, piuttosto che dalla composizione di improbabili mappe elettorali future, le tue scelte sulla nuova giunta sarebbero pervenute a conclusioni molto diverse. Non avrebbero avuto quella venatura politicista che oggi rende faticoso riconoscerla come una “giunta di combattimento”.
Non deludere le attese dei pugliesi: è l’unico modo per rimontare la china e ricucire il legame di fiducia. Non è, Nichi, una questione di prendere tempo ma di recuperare la capacità di avvertire i profondi bisogni sociali della nostra comunità. E non basta consultare i sondaggi o affidarsi a discutibili indici di popolarità, come per anni hai testimoniato a tanti di noi. Bisogna usare la fatica che ti fa entrare nell’intimo delle attese delle persone.
No, Nichi, non è l’ambizione personale a muovere la politica, ma la capacità di rispondere alle domande sociali. Se tu
fossi stato mosso solo dall’ambizione personale non saresti mai stato eletto, non ti saresti ritrovato catalizzatore di quella
straordinaria domanda di cambiamento che abbiamo chiamato primavera pugliese.
E, comunque, sta tranquillo, almeno per quanto mi riguarda. Sai che la mia delega è nelle tue mani dall’inizio della mia complessa vicenda personale. Oggi la mia unica ambizione è vivere. Una vita buona e autentica. Il resto lo guardo con distacco e con libertà interiori.
Con la stessa franca amicizia di sempre,
Guglielmo Minervini