L’epoca in cui viviamo è segnata da un indebolimento della morale nei comportamenti personali, il che ha come conseguenza un affievolimento dei principi etici su cui si fonda il diritto. E’ quanto ha detto questa mattina il Papa ricevendo in udienza i dirigenti e il personale della Questura di Roma.

”L’epoca in cui viviamo – ha detto il Pontefice – è percorsa da profondi cambiamenti. Anche Roma, che giustamente è chiamata ‘città eterna’, è molto cambiata e si evolve; lo sperimentiamo ogni giorno e voi ne siete testimoni privilegiati”. ”Questi mutamenti – ha aggiunto Benedetto XVI – generano talvolta un senso di insicurezza, dovuto in primo luogo alla precarietà sociale ed economica, acuita però anche da un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali, che a quegli ordinamenti sempre danno forza”.

”Il nostro mondo, con tutte le sue nuove speranze e possibilità, è attraversato, al tempo stesso, dall’impressione che il consenso morale venga meno e che, di conseguenza, le strutture alla base della convivenza non riescano più a funzionare in modo pieno”.

Da qui il richiamo di Benedetto XVI perché le istituzioni pubbliche ritrovino “le loro radici spirituali e morali”. E’, secondo il Pontefice, la vera sfida dell’epoca. E questa “esige che Dio e uomo tornino ad incontrarsi, che la società e le istituzioni pubbliche ritrovino la loro ‘anima’, le loro radici spirituali e morali, per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all’azione pratica”.

Intanto, lunedì la Conferenza episcopale italiana (Cei), come riferito dal presidente cardinale Angelo Bagnasco, discuterà il caso Ruby, dopo che ieri il segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone, rispondendo ai cronisti in merito alle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, aveva parlato di un turbamento della Santa Sede.

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