continuo a credere che la politica sia ancora la capacità di leggere la società, di tutelare i beni comuni, di ripensare il rapporto tra istituzioni e cittadini. Con questi principi mi sono convinto ad armare la mia mano della penna, unico strumento capace di trasferire le parole, proprio quelle che non si possono pronunciare di persona. L’eco del vostro lavoro che arriva da Napoli fin nei nostri piccoli paesi non risuona di buona novella ma si avverte come distanza incolmabile, scaraventandoci, così, in una condizione di debolezza e fragilità accentuata da una vostra condizionata parzialità partenopea.
L’Irpinia, in tutti questi anni rispetto all’azione politica del Consiglio e della Giunta ha potuto notare come una terra costruita con fatica e sacrifici sia stata smantellata, isolata e spesso umiliata. Ci vogliono minuti per
bruciare una casa ma ci vogliono mesi o anni per ricostruirla. Ormai avvertiamo ogni vostra decisione non più come necessaria serietà di rigore ma come costante indebolimento di diritti e tutele, per questo temiamo soprattutto per lo stato sociale equo e solidale. Mentre prima l’acqua ci arrivava alla gola adesso ci arriva alla bocca.
Questa non è la parentesi lamentosa di un amministratore altirpino che potrebbe far pensare di essere incline a sentimenti separatisti. Chiarisco da subito che non mi appartengono perché da sempre sostengo l’ipotesi dell’integrazione tra la zona metropolitana e il resto della regione Campania, unica vera scelta politica da perseguire per una rinnovata centralità della Campania nel contesto europeo e mediterraneo. Questo appello, invece, vuole essere un elemento di riflessione ulteriore per le vostre scelte politiche affinché le stesse non siano semplici abiti che si comprano e si indossano ma calibrate e cucite sulle esigenze del territorio.
Purtroppo, nella nostra terra stiamo passando da una emergenza all’altra ed è inutile percorrerle in rassegna tutte perché sulle nostra labbra resta sempre la stessa domanda che riconosce come unico punto interrogativo il comportamento del governo della Regione Campania.
Proprio per non assumere un atteggiamento generalista voglio sottoporre due punti chiave che negli ultimi mesi hanno determinato forti preoccupazioni e, non nascondo, parecchie tensioni. Sanità e servizi sociali, due elementi ardini dello stato democratico.
Una volta approvato il piano di rientro avete dato pieno mandato ai direttori generali di procedere con i piani attuativi. Il risultato che sta emergendo è di macelleria sociale. Alla soppressione dei posti letto e dei reparti
ospedalieri non c’è stata una contemporanea costruzione di una nuova politica sanitaria territoriale ed ospedaliera. In Irpinia, tutte le strutture ospedaliere, meno Solofra ma in particolare Ariano Irpino, Sant’Angelo dei Lombardi e Bisaccia hanno visto una trasformazione priva di prospettive future ma di tagli immediati. Dal Tricolle si registrano reparti in difficoltà, S.Angelo ha una esistenza ibrida, Bisaccia è stata cancellata dall’elenco dei nosocomi. Rispetto ad uno scenario così incerto e confuso il governo regionale e i rappresentanti territoriali non possono girarsi dall’altra parte. Occorre prendere coraggio e ricucire questa emorragia con dei punti di sutura e non certo con cerotti.
Proprio credendo nella politica come terreno di competizione tra chi risolve i problemi e chi si diverte a crearli, provo a costruire una proposta. Il governo Monti ha previsto dai tagli della spending review per la sanità la perdita di 30mila posti letto ma in Campania, proprio per il dissanguamento attuato nei mesi scorsi, i posti letto potranno aumentare del 3,3 per cento. In provincia di Avellino si potrebbero reintegrare oltre 450 posti letto. Ebbene, non potrebbe essere questa l’occasione per attribuire a Bisaccia la dignità di ospedale riaprendo un tavolo per una nuova programmazione aziendale che possa ripensare insieme le tre strutture presenti in questo lembo della provincia e dare maggiori certezze al fondamentale diritto alla salute? Anche perché alla luce dei fatti la cura è stata più debilitante della malattia. Purtroppo, già trapelano notizie che la Giunta regionale non intende avvalersi di questa notizia positiva. Si preferisce lasciare le cose come stanno. Spero non la pensi nello stesso modo l’opposizione alla quale chiedo forza e volontà politica, perché il silenzio dai cittadini campani è percepito come un accerchiamento che diventa solitudine.
Inoltre, i tagli regionali hanno sfregiato anche un altro vitale settore che interessa la qualità della vita delle persone. Parlo delle politiche sociali. Ormai, i servizi in tutte le zone della Campania sono al collasso soprattutto per la mancanza di risorse a disposizione. Eppure, credo che sia irritante, anche per voi, scoprire che si aumenta del 10 per cento il bollo auto con l’intento di finanziare le politiche sociali e alla fine queste risorse prendono altri canali di spesa, in questo caso a favore dei mutui per i comuni. E l’indignazione dell’assessore regionale alle politiche sociali Ermanno Russo che ha rivendicato queste risorse non può cozzare con l’immobilismo rispetto ad un crescente allarme sociale. Un atto di autolesionismo incomprensibile.
Accorciando lo sguardo alla mia terra, però, si registra una situazione particolare nel Consorzio dei Servizi Sociali “Alta Irpinia”. Un modello imitato e di alta professionalità che oggi vive una confusione sul futuro.
Anche in questa occasione la Regione Campania è stata assente, anche se più volte chiamata in causa. Ancora una volta l’indifferenza di Napoli allontana l’Irpinia.
Quindi, per uscire dal pantano occorre riconsiderare i fattori aggreganti che potrebbero far riprendere la soluzione di nodi ormai aggrovigliati, e per ricostruire ci vuole un impegno immenso di energie intellettuali e morali oltre che di risorse responsabilmente distribuite.”
Gallicchio Pasquale
Consigliere comunale di Bisaccia (AV)