Destagionalizzare il turismo e la sua crescita qualitativa, attirando sul territorio risorse finanziarie e intercettando i visitatori appassionati al gioco, nonché valorizzando il paesaggio senza distruggerlo e preservando la sincerità dell’investimento da speculazioni edilizie. È con questi presupposti che la Regione Puglia si appresta a votare la legge sulla Promozione del sistema golfistico regionale”, proposta a prima firma di Nino Marmo (Pdl). Una normativa che contrasta con gli obiettivi di progresso dell’intera regione secondo il M5S e l’associazione LIPU, già intervenuti durante il percorso istruttorio nella V Commissione.
“Alcuni aspetti scabrosi sono stati epurati con il parere del servizio legislativo regionale che ci ha dato, dunque, ragione delle contestazioni mosse un anno fa – dichiara Enzo Cripezzi, Coordinatore LIPU Puglia – La proposta di legge, tuttavia, rimane inguardabile nel principio e nel merito. La nostra regione, infatti, ha bisogno di un progresso vero e, in campo turistico, con la destagionalizzazione nella fruizione delle risorse e dei suoi valori incommensurabili e non, come si vorrebbe, del falso sviluppo a base di cemento o del bisogno di divorare acqua sottraendola all’agricoltura e agli ecosistemi, a vantaggio dell’interessato di turno ed a danno di tutti i pugliesi. Nel merito – continua Cripezzi (LIPU) – è francamente ridicolo attribuire in una legge una compatibilità ambientale a prescindere, per qualsivoglia genere di impianti. Con lo stesso approccio si potrebbe rendere compatibile a priori qualunque cosa. Con la scusa della velocizzazione dei tempi, si impone una regola ammazza-democrazia come quella del silenzio assenso dei 60 giorni che pone in secondo piano i cittadini e gli organi deputati al controllo. Da un lato si annulla la concertazione, dall’altro s’incentiva la speculazione edilizia – conclude il Coordinatore della LIPU Puglia – permettendo la contropartita dell’indice di fabbricabilità suddiviso, al 50%, tra cemento destinato alle strutture ricettive dell’impianto ed il cemento destinato a villini o lottizzazioni residenziali”.
“Per frenare la sua sete d’acqua la Puglia ha costruito un’opera ingegneristica tra le più importanti al mondo e, oggi, si appresta a varare una legge che metterà a rischio il prezioso oro blu – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) – Per garantire la vita del prato verde di un campo da golf, infatti, sono necessari almeno 2.000 metri cubi di acqua al giorno in estate, l’equivalente (come riportato dallo studio della stessa Regione Puglia su “Golf e Ambiente” a pag. 7-8) al fabbisogno di un paese di 8.000 abitanti o di due tonnellate di grano. Un lusso che creerebbe danni all’agricoltura e all’allevamento ma che entra in conflitto anche con l’assicurazione dell’uso agricolo dopo quello umano – continua il deputato della Commissione Agricoltura della Camera – come sancisce l’art. 28 della legge 36/1994. Da non sottovalutare, inoltre, dopo i danni realizzati con i campi fotovoltaici su superfici agricole, la contribuzione al processo di desertificazione dato che l’abbattimento del manto vegetazionale esistente, l’eccessivo trattamento chimico del terreno di un campo da golf possono esserne fattori scatenanti (Conferenza delle Nazioni Unite svoltasi a Rio De Janeiro nel 1992). Ancor più insidiosa poi per la Puglia è la salinizzazione delle falde acquifere che si determina quando non viene utilizzata l’acqua di acquedotti o dighe e si utilizzano pozzi, trascurando che queste trivellazioni sono causa diretta del fenomeno di salinizzazione, in particolare nella falda nelle zone costiere, come già accaduto con l’Acaya Golf Club del Parco Naturale delle Cesine in Puglia. È assurdo – conclude L’Abbate (M5S) – che la Puglia non si sia ancora accorta che il turista evoluto, che riesce spesso a conquistare, è attirato dalle bellezze naturalistiche e culturali del luogo, le prime regalateci dalla natura e le seconde in fase embrionale che spetta a noi sviluppare. La nostra regione deve salvaguardare territorio e paesaggio, puntando su ciò che già possiede, a beneficio delle economie tradizionali agricole e turistico-naturalistiche in grado di portare progresso e non incondizionato sviluppo, fine a se stesso”.