Roma – “ Tra Stato e imprese serve un patto, e ciascuno deve rispettare gli impegni.
Noi stiamo facendo un grande lavoro, consapevoli che la ripartenza, dopo una crisi profonda come quella generata dal Covid, rappresenti il momento più delicato. In questo anno e mezzo abbiamo messo le aziende nelle condizioni di resistere, ora va fatto un passo in più per dare loro l’opportunità di ripartire.
Sono due le linee di intervento.
La prima è quella sulle imprese già in crisi, su cui dobbiamo proseguire il lavoro avviato nei Tavoli sulle crisi d’impresa, con l’auspicio che tutti si risolvano positivamente, a partire da quello sulla Whirpool.
La seconda è legata alle aziende che hanno visto l’aggravarsi della loro situazione a causa della pandemia. In questo caso, dobbiamo supportarle con norme e strumenti che le accompagnino nel momento della riprogrammazione e riorganizzazione delle attività, anche per rispondere a nuove esigenze di mercato.
Evitiamo così chiusure a catena, e delocalizzazioni che, in un momento di grande difficoltà economica, e senza una reale prospettiva interna, potrebbero innescarsi. E forse in alcuni settori, purtroppo, già sta avvenendo, rischiando così di farci perdere asset strategici.
Oggi è impensabile immaginare che, rispetto alla crisi d’impresa, possano entrare in vigore le procedure così come sono state pensate prima del Covid. In un momento di crisi economica globale questo sarebbe profondamente sbagliato, e non aiuterebbe in alcun modo i creditori, creando solo benefici a chi, soprattutto a livello internazionale, dispone di una liquidità tale da poter fare importanti investimenti.
È per questo che oggi dobbiamo dare più tempo alle imprese per rimettersi in piedi, attraverso l’ampliamento dei tempi nell’utilizzo e nell’accesso ai piani di risanamento e alle procedure concorsuali, per favorire il loro risanamento e la reale tutela del creditore.
Sono norme pronte da mesi, proprio per evitare questa situazione.
In questa direzione, e con una logica di revisione organica, mi sento di rivolgere un appello alla Ministra Cartabia, perché nel rivedere le norme del diritto fallimentare si tenga conto di questa esigenza, ormai non più procrastinabile.
Si deve avere il grande coraggio, e l’ambizione, di guardare al futuro del nostro Paese. È un momento storico in cui anche il mondo dell’impresa deve essere protagonista nel disegnare questo futuro. Perché dove c’è impresa, c’è lavoro. E dove c’è lavoro la qualità della vita delle persone migliora.
Chi è in grado di superare la crisi, di ristrutturare il debito contratto, dovrebbe poterlo fare senza l’obbligo di passare attraverso procedure concorsuali troppo invasive. Chi, invece, si trova in una posizione eccessivamente compromessa dovrebbe, attraverso una procedura semplificata, poter uscire dal mercato, facendovi rientrare rapidamente risorse umane ed economiche.
Come Sistema Paese possiamo fare un salto di qualità, andando ad occupare quei segmenti di mercato ed investendo in quelle opportunità di sviluppo, che si sono create anche a causa della Pandemia. Dobbiamo farlo aiutando chi sa fare impresa, incoraggiandoli a rinnovare il loro impegno verso la società”.