“Il Disegno di Legge recante disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita” … decreta la morte dei lavoratori indipendenti con partita IVA.
E’ stato reso pubblico in queste ore il testo integrale del DDL sulla riforma del mercato del lavoro e le paure sono ormai una certezza: un’impostazione che riconosce solo il lavoro dipendente e quello “atipico” cancella la realtà del lavoro indipendente e lo condanna alla morte. Almeno per due motivi.
Contribuzione pensionistica INPS dal 27 al 33% entro il 2018!
Il DDL prevede un incremento annuo di 1 punto percentuale, dall’attuale 27% al 33% nel 2018, per tutti i soggetti che versano nella Gestione Separata dell’INPS. Quindi anche per i lavoratori indipendenti con partita IVA: quelli che per intendersi si confrontano sul mercato con altri professionisti con casse indipendenti che pagano una contribuzione che si aggira mediamente intorno al 14% e molto più dei dipendenti (che teoricamente versano il 33% ma a partire da una diversa base di calcolo; nella realtà la loro contribuzione pensionistica è intorno al 25%).
Una palese violazione dell’equità, tanto sbandierata.
Ancora una volta si fa cassa con i nostri contributi, per pagare tutele (la nuova indennità di disoccupazione AsPI) da cui siamo esclusi.
Tre condizioni che cancellano la nostra condizione!
Nel DDL c’è poi un dispositivo che formalmente è contro le “false” partite IVA, ma che nei fatti rischia di cancellare i veri lavoratori indipendenti con partita IVA. Si stabiliscono infatti tre condizioni: (1) durata della collaborazione superiore a sei mesi; (2) valore della collaborazione superiore al 75% del reddito annuo; (3) postazione di lavoro presso il committente. Se ricorrono almeno due di queste condizioni il rapporto non è più indipendente e regolato da partita IVA, ma diventa di collaborazione coordinata e continuativa. Ciò significa ad esempio che se all’inizio dell’anno ti viene proposta una consulenza annuale importante e tu ritieni che potrebbe rappresentare per te oltre il 75% del tuo reddito annuale non puoi accettarla e devi chiedere una collaborazione coordinata e continuativa.
La verità di questo DDL è che non guarda affatto allo sviluppo, ma rendere ancora più fragili e precarie le tutele e le condizioni del lavoro. Nel caso del lavoro indipendente ha un valore ancora più tragico: ne decreta la fine! Perché lo vessa con una tassazione cui nessun altro tipo di lavoro è soggetto e non lo riconosce come motore di sviluppo.
Vogliamo credere che ci sia ancora spazio per un ripensamento e possibilità di dialogo. Ma siamo anche consapevoli che se così non sarà dovremo intraprendere altre strade, per affermare il nostro diritto di esistere.
(da actainrete.it)