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Verrebbe da ricordare che l’Impero Romano è tramontato da un bel pezzo e sarebbe ora che ci convincessimo della necessità di adeguarci noi al mondo e non viceversa. Forse il solo confronto tra quanti milioni di persone su questo pianeta parlano l’italiano e quanti, invece, l’inglese, lo spagnolo, il francese, il tedesco e il portoghese, per non dire del cinese, potrebbe bastare per una sana riflessione.
Oggi, fare il ministro, ma non solo, e non conoscere le lingue è da inadeguati. Prima ne saremo consapevoli e meglio sarà. Il provincialismo di Ceppaloni non può trovare cittadinanza in Europa, tanto meno oltreoceano. Chapeau al ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, che in vista del prestigioso incarico, e con ben altro orgoglio meridionale, si è ben guardato dal lamentarsi di chi all’estero non parla italiano, ma per due anni si è messo a studiare l’inglese.
La pacca sulla spalla e il riferimento maccheronico “alla mamma, alla pizza e agli spaghetti” non fanno altro che accentuare la nostra mancanza di personalità europea. Il wake up dovrebbe essere generale. E pensare che la Turchia, sarà pure a causa della lingua che si ritrova, mentre aspetta da noi, tra gli altri, il permesso per entrare in Europa, ha circa i due terzi della sua popolazione che conosce almeno uno tra francese, tedesco o inglese.
di Antonio V. Gelormini