Col piglio calvinista del laico di lungo corso, il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ha fissato la sbarra di contenimento per la nuova Finanziaria: “Senza tagli, niente nuove spese”. Il messaggio è semplice ed efficace. Ma il partito della spesa raccoglie trasversalità ad angolo giro e, da buon credente, c’ha pensato Clemente Mastella a raccoglierne la leadership e a salmodiare la prima litania-avvertimento: “Senza soldi non si cantano messe”. Tanto da contagiare anche Franco Giordano, che non ha perso tempo ad adeguarsi, con relativa conversione di linguaggio: “Padoa Schioppa non è il Vangelo”.
Romano Prodi ed il suo Superministro aspettano al varco i titolari dei dicasteri. Giocando d’anticipo hanno raccomandato di mettere a posto prima i conti, per poi agire sulla riduzione delle tasse. Ed hanno chiesto loro dove intendono praticare i tagli necessari, per rendere disponibili le risorse indispensabili alle nuove richieste di spesa. Non c’è traccia né di ulteriori tesoretti né di “trippa per gatti”. Pertanto, il meccanismo deve riuscire a diventare virtuoso e trovare il modo di autoalimentare le proprie esigenze.
Il tototagli vede Istruzione, Giustizia, Sanità, Trasporti e Infrastrutture tra i ministeri più a rischio. Anche perché è sempre più difficile giustificare una spesa al disopra della media europea, per una Scuola che conta un rapporto docenti/alunni superiore del 50%, per esempio alle elementari, e un indice modesto di risultati ai test. Così come nel colabrodo della Sanità è sempre più difficile tollerare che, dove l’assistenza è più efficace (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana), si spenda meno rispetto a regioni in cui essa risulta peggiore.
Lo stesso lamento di Mastella assume toni stonati, a via Arenula, e più consoni a via del Viminale, allorquando pone l’accento sulla lotta alla criminalità, ma nulla dice a proposito dei costi e delle lungaggini dell’amministrazione della giustizia del nostro Paese. Dove i tre gradi di giudizio hanno sempre più perso il loro carattere di garanzia, per assumere l’iter furbesco di una consolidata prassi dilatoria. Le cause civili, in Italia, sono le più lente d’Europa. E di conseguenza le più costose.
C’è anche chi maliziosamente, come il senatore Cesare Salvi, invita il Presidente del Consiglio a tagliare la composizione governativa, eliminando quei dicasteri ricreati per soddisfare gli equilibri di una maggioranza composita. Ben sapendo che il ginepraio toccato, sfocerebbe quasi certamente in una crisi di governo.
Resta sibillino, invece, Piero Fassino. Per lui: “Occorre sia ridurre le spese, che diminuire le tasse”, ma neanche lui si sottrae al gioco del silenzio perduto. A Bologna, senza mezzi termini, ha denunciato: “Lo sapete che ci sono venti direttori di un ministero, di cui non voglio fare il nome, che hanno l’auto blu? Mi chiedo perché debbano essere presi la mattina e riaccompagnati a casa la sera”. Sarà pure un po’ demagogico, ma quando alla prossima riunione di governo Padoa Schioppa dovesse riprendere la segnalazione, gli sguardi abbassati in cerca della penna caduta o del cellulare nella cartella, rischiano di essere più di uno.
di A.V.G.