Il rimprovero bonario del professore al suo migliore studente. La tirata d’orecchie e la raccomandazione a non cullarsi troppo sugli allori, perché il rischio di rendere vani gli sforzi profusi è sempre dietro l’angolo. Ma anche la consapevolezza del Commissario europeo Almunia, del proficuo lavoro che il duo Prodi – Padoa Schioppa sta portando avanti, insieme ad una compagine governativa non facile da gestire, prevedibile nella rissa e attraversata da conflitti interni niente affatto bene-auguranti.
Il rigore del superministro dell’Economia ha tenuto da un lato, sul fronte della quota tesoretto da destinare agli interventi re-distributivi, ma ha dovuto allentare la presa sul versante deficit pubblico, concedendo qualche decimale (due) nelle previsioni del Dpef sia del 2007, che in quelle 2008. Cosa che ha fatto scattare immediatamente l’ammonimento di Almunia, che non può far finta di niente e che allo stesso Padoa Schioppa ha fatto dire: “Non mi daranno un bel dieci a Bruxelles, ma credo comunque di aver meritato ben più della sufficienza”.
Il professor Almunia non ha bocciato, né potrebbe farlo, il Dpef del ministro italiano. Ma è in allarme, e con lui i vertici europei, nel vedere i risultati ottimali del suo migliore studente, messi a rischio da una sorta di distrazione, per aiutare nella prova i “compagni di classe”.
E per evitare che si perda ulteriormente, nella prossima tornata di esami sulle pensioni, prende atto della persistente incertezza nel sistema pensionistico italiano e avverte: “Ogni cambiamento, dell’attuale legislazione per le pensioni, dovrà essere neutrale nell’incidenza di bilancio e non dovrà peggiorare la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche italiane”. Ovvero, non si potrà sperare di attingere ulteriori risorse da manipolazioni di bilancio, per quanto contenute, come già fatto in sede di approvazione finale del Dpef.
In casi analoghi si usa dire: “Aiutatevi, che Dio vi aiuta”. Ma dalle parti di Cremaschi e Bertinotti non credono. Pertanto, sarà davvero dura.
di Antonio V. Gelormini