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“Una società liberale, che vuole durare, deve sostenere chi è colpito dal cambiamento”, questo il fulcro del suo ragionamento, per sottolineare le trasformazioni in atto nei modelli di capitalismo in senso largo e l’indispensabile dose di responsabilità sociale, che fa del modello europeo un esempio da difendere e coltivare. E, lungo la strada del dialogo costruttivo, riuscire a coglierne meglio in Italia l’intero potenziale riformista.
Un’analisi fresca e centrata nei contenuti, che partendo dall’esperienza Fiat ha cercato di evidenziare i punti vincenti, per ogni approccio al cambiamento e lo spirito con cui affrontarli, per potenziarne efficacia ed effetti. “Grandi organizzazioni”, ha detto con orgoglio Marchionne, “sono il risultato dell’esercizio della leadership di uomini e di donne che comprendono il concetto di servizio, di comunità, di rispetto fondamentale per gli altri e che ispirano”.
Ma alla fine quello che lascerà il segno e motiverà davvero la disponibilità al cambiamento sarà l’audacia e l’impegno nel raggiungere obiettivi. Perché, parafrasando con stile Mel Gibson: “Gli uomini non seguono gli uomini. Gli uomini seguono il coraggio”.
Poco per volta, l’amministratore delegato di Fiat sta diventando un vero e proprio ispiratore del pensiero moderno, soprattutto per quell’area moderata-progressista, in cerca di assetti nuovi e formule innovative, come ad esempio la stessa costruzione del Partito democratico.
Una sorta di ritorno all’influenza a suo tempo prodotta da una figura storica ed innovativa del calibro di Adriano Olivetti. Un messaggio carico di innovazione, che Romano Prodi e Piero Fassino non hanno mancato di raccogliere, per provare a stimolare maggiore coraggio al necessario cambiamento nell’incisività dell’azione di governo. E per provare a darle una prospettiva aggressiva verso il futuro, piuttosto che rimanere timidamente aggrappati all’incerta tutela di un presente precario o di un passato nostalgico.
di Antonio V. Gelormini