Partiamo dal Partito Democratico. Sicuramente è una delle novità di questa tornata elettorale che ci apprestiamo a vivere il prossimo 13 e 14 aprile. Ha rotto i ponti con la “Sinistra Arcobaleno” ha promosso un\’aggregazione attorno a un simbolo e ad un programma non mediato, ma frutto del lavoro di un solo partito e quindi coerente con quella che potrebbe essere la politica di un ipotetico futuro Governo. A questo punto però stento a comprendere alcune cose: se il programma è quello elaborato dal PD e se il problema del PD nella scorsa legislatura è stato quello di una forte rissosità legata a personalismi e a un programma guazzabuglio perché ora non accetta l\’alleanza di forze politiche coerenti con lo stesso programma ? Come si può fare a dire no a Di Pietro o ad altre forze politiche che dichiarano di voler sottoscrivere lo stesso programma ? Direi che qui la soglia della coerenza e della semplificazione elettorale è molto vicina a quella dell\’arroganza.
Intendiamoci questa semplificazione del quadro politico potrebbe rappresentare la cosa più interessante della sedicesima legislatura, ma non capisco come questa semplificazione possa essere messa in dubbio dalla presenza dell\’Italia dei Valori. Passiamo sull\’altro fronte: Berlusconi non poteva essere da meno e non poteva certo rischiare con Forza Italia di non essere il primo partito italiano e allora ha chiamato l\’amico nemico Fini e in qualche minuto hanno creato quello che sembrava un progetto accantonato e cioè il Popolo delle Libertà o Partito delle Libertà che dir si voglia. A questo punto hanno chiamato l\’ignaro Casini e gli hanno proposto un affare impossibile, sciogliere l\’UDC, togliere di mezzo lo scudo crociato e confluire allegramente nelle liste del PDL con i posti in parlamento già pre-assegnati dal Cavaliere e dal suo scudiero. Proposta inaccettabile quindi in primo luogo perchè Casini e l\’UDC non hanno mai detto di volerne far parte pur mantenendo fortemente la loro collocazione nel centro destra. Questa distinzione, se al Cavaliere potrebbe risultare indifferente o anche digeribile, per Fini non lo è perché lo esporrebbe alle ire dei suoi colonnelli che sono confluiti in un\’altra lista senza nessun tipo di avvisaglia e di discusisone interna. Le scelte però vanno rispettate e se Fini e Berlusconi pensano di far bene con il PDL non capisco perché anche loro vogliano arrogarsi il diritto di dire a un altro partito se deve vivere oppure no. Se fossi nell\’UDC terrei fermo il proposito di un\’alleanza con Berlusconi alle condizioni dell\’UDC che non sono assolutamente campate in aria e se ciò non dovesse essere possibile farei un\’alleanza con la “rosa bianca” dando così vigore e visibilità a un polo moderato di ispirazione cattolica. Insomma benissimo le scelte di Silvio e Walter, ma mi sembra che vogliano troppo da chi è sempre stato coerente con le posizioni del proprio rispettivo schieramento e soprattutto con l\’interesse delle Istituzioni e mi riferisco a Italia dei Valori e UDC.
di Michele Dell\’Edera