In che modo la scuola e modelli didattici innovativi possono contribuire a sostenere le aspirazioni dei giovani e a trasformare le loro attitudini in modelli vincenti di impresa? Questa è la domanda a cui dare una risposta urgente, e che, Allenarsi per il Futuro. Idee e strumenti per il lavoro che verrà, prova a individuare.
Edito da Rubbettino, il saggio è scritto a quattro mani da Stefano Cianciotta, docente di Comunicazione di Crisi all’Università di Teramo e da Pietro Paganini, esperto di innovazione e sviluppo economico, professore alla John Cabot University.
Allenarsi per il Futuro sarà presentato a Napoli domani venerdì 15 aprile, alle ore 17, nella Sala Conferenze dello Studio Legale Parlato, in Via Toledo, 256, alla presenza oltre che degli autori del Rettore della Federico II Gaetano Manfredi, del sindaco di Napoli De Magistris, del direttore de L’Espresso Vicinanza, e di Matilde Mirandola, presidente Aidp Campania.
L’evento è promosso dalle multinazionali Bosch e Randstad. Con loro ci saranno anche l’imprenditore del settore aerospaziale Francesco Floro Flores, il segretario generale del Think Tank Competere Roberto Race, Roberto Zecchino, direttore Risorse Umane Bosch, Fabio Costantini, Manager di Randstad e le medaglie olimpiche napoletane, testimonial del Progetto Allenarsi per il Futuro, Patrizio Oliva e Pino Maddaloni.
Nelle cinque sezioni di cui si compone, per un totale di oltre 200 pagine, il saggio di Cianciotta e Paganini si preoccupa di individuare le occupazioni di domani, ma soprattutto punta ad offrire un’analisi attenta ed efficace delle radicali trasformazioni del mercato del lavoro, ipotizzando le competenze di oggi e di domani, ma che la scuola non sembra ancora aver colto, né tanto meno essere in grado di fornire.
Il testo dunque esorta ad un cambiamento forte ed impellente anche in merito ai modelli didattici e pedagogici, troppo obsoleti rispetto alle richieste stringenti del mercato.
Essere curiosi, essere creativi ed essere intraprendenti: sono queste le tre principali attitudini attorno alle quali deve essere strutturata l’attività di insegnamento, in un contesto nel quale il sapere è facilmente accessibile e condivisibile attraverso la rete e le tecnologie.
La scuola, insomma, deve necessariamente cambiare e diventare smart, ovvero racchiudere in sé un mix di qualità molto più che apprezzabili: indispensabili.
Devono cambiare le classi – quelle di oggi, frontali, sono obsolete – che devono aprirsi e trasformarsi in laboratori di sperimentazione e collaborazione. Anche il ruolo dell’insegnante deve essere ripensato: da tramite attraverso il quale apprendere a coordinatore a quello di guida e motivatore.
La scuola con la S maiuscola deve essere il luogo dove scoprire e provare a risolvere problemi, dove sbagliare e imparare a rialzarsi. Deve tornare a essere una palestra dove poter giocare e allenarsi. Perché è proprio lì, nella nuova scuola, che si inventano le professioni del futuro.
Allenarsi per il Futuro, proponendo la “classe intelligente” o la “classe aperta”, riesce ad andare oltre il tradizionale dibattito attorno alla riforma della scuola, incentrata sull’organizzazione del lavoro e sulla pianificazione dei programmi, che tra l’altro negli anni ha prodotto risultati molto scarsi, per offrire invece un nuovo paradigma didattico e pedagogico, capace di rimettere al centro di tutto lo studente di ogni ordine e grado. Perché una cosa è certa: la scuola non può più essere un’istituzione separata dal resto della società, ed in particolare dal mercato del lavoro, ma oggi più che mai deve essere integrata come spazio dove allenare costantemente curiosità, creatività e intraprendenza, oltre che apprendere nuove conoscenze ed esperienze.