Per il 5° anno consecutivo Great Place to Work® Italia, leader nello studio e nell’analisi del clima aziendale e dell’employer branding, ha stilato la classifica delle 20 aziende in cui le collaboratrici sono più felici di lavorare. Il 93% delle dipendenti dichiara di lavorare in un “great place to work”: serenità sul posto di lavoro, migliori work-life balances, benefit e riconoscimenti sono solo alcuni dei punti di forza delle aziende classificate. “Negli ultimi cinque anni abbiamo ascoltato più di 85mila donne: la loro soddisfazione riguardo ai loro ambienti di lavoro è in netta crescita”, afferma Alessandro Zollo, AD di Great Place to Work Italia®.
Equità, fiducia, rispetto, orgoglio e credibilità: queste sono le qualità che rendono un’azienda il luogo ideale per ogni collaboratrice. Great Place to Work®, la nota società di consulenza in ambito HR e leader nello studio e nell’analisi del clima aziendale, del benessere organizzativo e dell’employer branding, celebre per la sua metodologia unica che ascolta la totalità della popolazione aziendale, ha stilato, per il 5° anno consecutivo, la classifica dei Best Workplaces™ for Women, consultabile al seguente link (Greatplacetowork.it/risorse/employer-branding/la-classifica-best-workplaces-for-women-2021). Grazie al questionario condotto su oltre 13.400 lavoratrici del Bel Paese, Great Place to Work ha individuati le 20 aziende per cui le donne sono più felici di lavorare in Italia. Sebach, specializzata in servizi di noleggio di bagni mobili, si piazza al primo posto. Seguono Biogen Italia, impresa di biotecnologie e prodotti farmaceutici che scala dalla quinta alla seconda posizione rispetto alla classifica di un anno fa, e American Express, servizi finanziari e assicurazioni, che completa il podio. Aziende virtuose in cui la presenza femminile è rilevante e superiore alla media nazionale: il 52% della popolazione è composta da donne e il 44% del top management è femminile. Delle 20 imprese elencate in graduatoria, ben 5, ovvero il 25% del totale, hanno un CEO/Direttore Generale donna e due aziende guidate da una leader occupano i primi posti della classifica. E non è finita qui, le stesse organizzazioni si distinguono anche per la soddisfazione delle donne, in molti casi superiore anche al dato dei colleghi uomini: il 93% di loro, infatti, dichiara di lavorare in un great place to work e questo dato è sopra la media italiana di ben 50 punti e due punti sopra il dato dello scorso anno. La classificazione è originata, in gran parte, dal giudizio delle persone a cui è stato sottoposto il questionario Trust Index©, la cui media delle donne dei Best Workplaces™ for Women è pari all’89%, ovvero 45 punti sopra la media italiana.
“Negli ultimi cinque anni abbiamo ascoltato più di 85mila donne e abbiamo identificato un netto miglioramento della soddisfazione delle collaboratrici riguardo ai loro ambienti di lavoro e, nello stesso arco temporale, la fiducia delle stesse dipendenti nei confronti dei propri leader è aumentata di ben 8 punti – afferma Alessandro Zollo, Amministratore Delegato di Great Place to Work Italia® – L’opinione delle persone, in questo caso delle lavoratrici, è fondamentale per noi perché proprio grazie ad esse riusciamo ad offrire un prodotto finale preciso ed impattante: siamo esperti di benessere organizzativo e di clima aziendale e, in quanto tali, ci preoccupiamo di ascoltare ogni singola persona in modo tale da valutare l’employee experience e realizzare, di conseguenza, la classifica finale”, conclude Zollo.
Un ulteriore punto d’incontro fra le aziende classificate è il Parity Index, ovvero un indice che raggruppa alcune tematiche come l’equità nelle promozioni e nella retribuzione, il profit sharing, la flessibilità e l’assenza di discriminazioni legate proprio al genere. Negli ultimi cinque anni, il dato è cresciuto di ben 9 punti, mentre l’Equità registra un incremento di 8 punti e, allo stesso tempo, anche il parere positivo dell’87% delle donne delle aziende premiate. Si tratta di un dato di 46 punti superiore alla media italiana e 2 punti sopra il dato del 2020. Nello specifico, le collaboratrici hanno visto migliorare la meritocrazia in azienda: la percezione relativa all’assenza di manovre di corridoio per raggiungere i propri obiettivi è migliorata di 16 punti e quella relativa all’assenza di favoritismi di 14. Le 20 aziende premiate hanno, in media, un Parity Index dell’83% contro un 38% della media italiana. Entrando più nel dettaglio, l’84% delle donne delle organizzazioni classificate dichiara di avere benefit particolari (+69 punti rispetto alla media italiana) e il 76% pensa che ognuno possa ottenere un riconoscimento speciale per il proprio lavoro (+65 punti). E ancora, si registra, nell’86% dei casi, una maggiore serenità sul posto di lavoro con un aumento di 62 punti rispetto alla media nazionale e, allo stesso tempo, l’84% delle dipendenti dichiara di avere un miglior work-life balance (in questo caso l’incremento è di 56 punti). Infine, il 94% delle donne di queste aziende ritiene che le nuove modalità di lavoro consentano di svolgere efficacemente tutte le attività lavorative.
“Stando a quanto indicato dai dati raccolti, possiamo affermare che le aziende Best Workplaces™ for Women stanno lavorando sulle tematiche più delicate per le donne e che proprio questa attenzione alle criticità le rende così speciali e così apprezzate dalle loro collaboratrici – sottolinea Francesca Rota, manager di Great Place to Work Italia® che ha condotto un Webinar dedicato all’approfondimento dei dati della ricerca visionabile a questo link – Il segreto di tutte queste aziende è stato l’aver fatto della cultura della parità e del sostegno alle donne un tema ormai consolidato che è entrato ufficialmente a far parte del DNA delle organizzazioni contemporanee. Il nostro auspicio è che ogni impresa segua l’esempio di quelle presenti in graduatoria per migliorare o addirittura perfezionare l’employee experience delle proprie dipendenti e di tutto il team operativo per garantire loro un workplace non soltanto produttivo a livello professionale, ma anche stimolante dal punto di vista relazionale”, aggiunge Rota.