Il web e la società hanno rivoluzionato non poco il mercato immobiliare negli ultimi anni. Complice la crisi ma anche le nuove abitudini di abitare da parte dei giovani, la casa è sempre più un bene da condividere. Nell’epoca della sharing economy, dell’attenzione al riciclo e al risparmio, la casa cambia connotazione. Da nido privato diviene posto sempre più aperto: sono moltissimi gli studenti che per motivi economici decidono di condividere una stanza della loro casa o anche solo un posto letto. Secondo il sito Immobiliare.it, nonostante la crisi economica degli ultimi anni, i prezzi degli affitti nelle grandi città non sono calati di molti. Milano in particolare detiene il primato di città più cara: la richiesta media per una stanza singola qui è pari a 480 euro, mentre per la doppia si spendono circa 320 euro.
Ma affittare una stanza in un appartamento in condivisione non è più appannaggio esclusivo degli studenti. Sono sempre più i giovani professionisti over 30 che scelgono quest’opzione preferendo il risparmio alla privacy. Nelle grandi città, il flat-sharing rappresenta quasi il 20% della domanda di affitti. Uno studio condotto da Easystanza ha dimostrato come tuttavia siano anche molte coppie e famiglie a scegliere di condividere l’abitazione. All’interno del campione intervistato il 33% ha dichiarato infatti di essere una coppia che condivide l’appartamento con altre persone, di cui la maggioranza è costituita da lavoratori, mentre il 25,7% è rappresentato da studenti, il 13,1% da disoccupati e il 4,9% da pensionati.
In realtà proprio gli anziani sono la categoria che sta sperimentando sempre più questa nuova forma di coabitare. Sono moltissime in effetti le inserzioni di pensionati che cercano uno studente o un lavoratore con cui condividere l’appartamento e abbattere così i costi. Anche i principali siti generalisti come Bakeca.it ogni giorno vengono sommerssi di inserzioni di camere/posti letto in affitto. Questo nuovo trend non è dettato solo da motivi puramente economici ma anche da fattori sociologici in evoluzione. Nella grandi città sono in aumento i single e gli anziani soli, così come gli studenti che arrivano da fuori sede. Questa umanità disomogenea nel tessuto urbano va a creare delle nuove forme di aggregazione. Per questo molti sociologi vedono dietro al co-housing anche un nuovo bisogno di “socialità”. Soprattutto per le persone più anziane può trattarsi di un modo per sconfiggere la solitudine. Basti pensare che secondo Istat in Italia gli anziani che vivono da soli sono 3,5 milioni e il 46% di loro ha una pensione inferiore ai 1.000 euro al mese. Per questi soggetti il co-housing può diventare una forma di reagire all’isolamento.
Sul sito di annunci TrovaloQua.it la signora Teresa B., racconta come abbia deciso di mettere in affitto la propria stanza da letto, un tempo occupata dalla figlia che ora vive a Londra. Teresa, 72 anni, viene dalla Puglia. Si è trasferita a Milano negli anni del boom economico, vedova da circa 5 anni, ha sempre abitato nel quartiere Barona. Ci racconta come il quartiere non sia poi cambiato molto negli anni ma il tessuto sociale sì: ora ci sono molti più immigrati ma anche studenti, grazie alla vicinanza di università come IULM e NABA. E proprio grazie alla ricerca di sistemazione da parte di universitari ha avuto l’idea di mettere in affitto la stanza della figlia. Con la sua pensione non riusciva a far fronte a tutte le spese. “Non avrei immaginato di condividere la casa con una sconosciuta qualche anno fa. Si figuri che non sapevo nemmeno accendere un Pc. Mi sono fatta aiutare dal figlio di una vicina di casa e mettere un’inserzione gratuita su TrovaloQua.it è stato più facile di quello che credessi!” Dividere la casa tra sconosciuti è, dunque, anche una necessità: ciascuno ha il suo spazio ma l’affitto e le utenze si dividono e rappresenta sempre più spesso l’unico modo essere indipendenti per molti giovani, dato che il mutuo spesso viene rifiutato ai lavoratori precari.
Da un campione di 1.000 utenti intervistati che avevano postato almeno un annuncio gratuito sul nostro sito è emerso che il 57,80% sarebbe favorevole a condividere il proprio appartamento se necessario, mentre il 13,40% ha dichiarato di aver almeno una volta fatto ricorso a una tipologia di sharing service, dall’auto alla casa.