Per il 94% dei genitori italiani, figli potenzialmente esposti alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni degli adulti nei luoghi frequentati abitualmente, 1 minore su 3 a conoscenza di episodi più o meno gravi subiti da coetanei.
Secondo la ricerca “Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?” realizzata da Ipsos per l’Organizzazione, per quasi 1 adolescente su 2 tra le principali minacce la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, tra i luoghi frequentati più a rischio centri sportivi (40%), scuola (31%), oratori e parrocchie (29%). Save the Children propone a istituzioni, associazioni e organizzazioni l’adozione di un sistema specifico di tutela, che secondo 1/3 di genitori e adolescenti è oggi assente o non conosciuta nei luoghi vissuti da questi ultimi.
Il 94% dei genitori italiani è consapevole del rischio che i propri figli minorenni possano essere oggetto di comportamenti inappropriati o di abusi da parte degli adulti negli ambienti organizzati dove i minori trascorrono la gran parte del loro tempo diurno al di fuori delle mura domestiche. Per i genitori, i luoghi maggiormente a rischio sono i centri sportivi (43%, dato che si assesta al 40% per i ragazzi), seguiti da oratori e parrocchie (39%, contro il 29% per i ragazzi), e dalla scuola (38%, che diventa 31% per i minori), ma anche gli altri contesti come centri aggregativi, ludico-ricreativi e associativi sono considerati come luoghi potenzialmente non sicuri da questo punto di vista.
Che gli adulti, con un loro comportamento inappropriato o abusivo, possano far sentire insicuri i ragazzi, è una realtà purtroppo confermata da più di 1 adolescente su 3 (36%), che dichiara di avere coetanei che hanno subito episodi di questo tipo da parte di adulti almeno qualche volta, o addirittura spesso (7%).
Tra i genitori, solo il 23% ritiene che i propri figli siano completamente tutelati rispetto agli adulti nei luoghi di attività o svago frequentati, per il 59% ci si ferma alla sola sufficienza, mentre il 16% è convinto che di fatto la tutela sia insufficiente o totalmente assente.
Questo lo scenario tracciato dall’indagine “Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?” , realizzata da Ipsos per Save the Children e diffusa oggi in occasione della presentazione di Adulti a posto, il sistema di condotta, segnalazione e risposta ideato per aiutare a proteggere i minori da situazioni di abuso, sfruttamento e comportamenti scorretti da parte degli adulti che dovrebbero prendersi cura di loro. Molte le voci autorevoli che si sono oggi confrontate nel corso dell’evento tenutosi a Roma presso la sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, accogliendo la proposta di Save the Children sulla necessità di diffondere, promuovere e adottare nei diversi ambienti pubblici e privati frequentati da bambine, bambini e adolescenti, un sistema specifico di tutela, che preveda la dotazione di codici di condotta e di semplici procedure per la segnalazione di abusi o di comportamenti scorretti. Sono intervenuti tra gli altri Michela Vittoria Brambilla Presidente Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, Immacolata Postiglione, Dipartimento Protezione civile nazionale – Responsabile Ufficio I Volontariato, Formazione e Comunicazione, Chiara Giacomantonio , Direttore III Sezione Divisione Analisi – Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Marsico, Responsabile area nazionale Caritas Italiana, Simone Pacciani, Vice Presidente nazionale UISP, Vittorio Bosio, Vice Presidente CSI e Dario Merlino, Presidente CISMAI.
“Veniamo quotidianamente a conoscenza di fatti di cronaca che hanno coinvolto direttamente minori, vittime di abusi da parte di persone adulte appartenenti a istituzioni scolastiche o religiose, associazioni, organizzazioni o centri aggregativi di varia natura. Una persona che si trova in una posizione fiduciaria e autorevole rispetto ai minori, può più facilmente compiere abusi o adottare comportamenti scorretti nei loro confronti. I casi che vengono alla luce, però, rappresentano solo una parte di una realtà diffusa, fatta di comportamenti più o meno gravi, magari reiterati, che possono avere comunque conseguenze anche molto negative per lo sviluppo psico-fisico dei minori,” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
Ma quali sono i comportamenti considerati abusanti o inappropriati degli adulti nei confronti dei minori?
Per i ragazzi, spicca la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, mai accettabile per il 93% di loro, seguita dall’utilizzo di minacce o ricatti per ottenere qualcosa (92%), e dalla discriminazione in base all’etnia e alle origini (91%), mentre l’utilizzo di parole forti o parolacce, così come dare uno scappellotto o strattonare energicamente, rappresentano comportamenti ai quali sembrano essersi abituati: quasi la metà degli intervistati li considera accettabili (rispettivamente 47% e 48%), evidenziando così un deterioramento del linguaggio fisico e verbale tra adulti e minori. Altro segnale rilevante riguarda alcune azioni gravemente discriminatorie, come criticare o ridicolizzare comportamento e aspetto (19%), preferenze sessuali (23%) o fede religiosa (28%).
In testa alla lista dei genitori c’è invece l’induzione all’utilizzo di sostanze proibite o vietate per l’età del ragazzo (92%), come di quelle utilizzate per migliorare la prestazione fisica o mentale (90%), ma viene stigmatizzata anche l’offesa delle origini o dell’etnia (90%), oltre ovviamente alla pretesa o imposizione di rapporti fisici (90%).
Se si chiede quali di questi comportamenti siano un rischio reale, 1 adolescente su 2 indica la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati (45%), la promessa di favori in cambio di qualcosa (45%) e la discriminazione in base all’aspetto o al comportamento. Particolarmente di rilievo il fatto che 1 ragazzo su 3 pensa che si possa essere discriminati, dagli adulti di riferimento nei contesti extrafamiliari frequentati abitualmente, a causa delle preferenze sessuali.
“La possibilità che gli adulti, ai quali i ragazzi sono affidati nello svolgimento delle attività di studio, sport, svago, si comportino in modo inappropriato arrivando anche a veri e propri abusi, è un fatto di cui genitori e figli si dimostrano coscienti, ma come agiscono quando questo avviene nella propria scuola o classe, nella palestra, piscina, o campo da calcio che si frequenta più volte a settimana, nella propria parrocchia o nell’associazione con la quale si fanno attività od escursioni nel weekend?” chiarisce Valerio Neri. “I dati ci dicono che in una buona parte dei casi non esiste un sistema conosciuto e condiviso da genitori, ragazzi e operatori delle stesse strutture, che consenta di segnalare adeguatamente l’accaduto perché non rimanga consegnato al silenzio e non si ripeta in futuro, o quando un sistema c’è, è insufficiente o sconosciuto a chi dovrebbe usufruirne. I minori stessi, si trovano così a non avere alcun riferimento per confrontarsi e agire senza timori”.
Segnalazione dell’abuso
Gran parte dei genitori (95%) e dei figli (87%) ritengono che un caso di abuso più o meno grave vada segnalato, ma 1 genitore su 3 pensa che ci vorrebbero figure terze a cui rivolgere l’allerta (esigenza riconosciuta anche dal 28% dei ragazzi), o procedure precise su come farlo (17%). Tuttavia il 31% dei ragazzi teme la possibilità di scatenare una caccia alle streghe e invoca cautela, opzione condivisa dal 37% dei genitori, seguito da un 28% che pensa andrebbe segnalato comunque anche in assenza di un’assoluta certezza (29% tra gli adulti), nonché un 12 % che invece la ritiene indispensabile per poter agire.
Quando si tratta però di identificare chi sarebbe il destinatario dell’allerta, emergono timori e contraddizioni. Gran parte dei genitori (61%), si immagina destinatario della prima segnalazione da parte dei figli, che invece in prevalenza (73%) lo confiderebbero ad un amico mentre solo 1 su 3 si rivolgerebbe ai propri genitori. Importante sottolineare come gli adulti di riferimento nei vari ambiti non godano di grande fiducia, visto che non costituiscono un riferimento valido per quasi 4 ragazzi su 5, con il picco negativo del personale scolastico (solo il 17% dei ragazzi si rivolgerebbe a preside, insegnanti, o psicologo della scuola), ma anche il sacerdote responsabile di una parrocchia o oratorio verrebbe informato solo dal 20%, poco meglio per educatori, allenatori o responsabili dei centri sportivi o ricreativi (22%).
La maggioranza dei ragazzi (60%) e dei genitori (66%), infatti, non sa dire che cosa gli adulti di riferimento farebbero una volta messi a conoscenza, sottolineando che dipende molto dal singolo che potrebbe dar seguito o meno alla segnalazione ricevuta, e quasi 1 adolescente su 10 (8%) ritiene che la segnalazione rimarrebbe “lettera morta”, per salvaguardare il posto di lavoro o l’istituzione, struttura, associazione o società in questione.
“Il problema è proprio quello della mancanza di indicazioni specifiche e condivise tra tutti, ragazzi, operatori e genitori, una lacuna che indebolisce e non favorisce certo il necessario rapporto di fiducia tra le parti in gioco. Il forte interesse comune, che gli ambienti frequentati dai ragazzi siano sicuri e rispettosi dei loro diritti, di fronte ad una evenienza grave e spiacevole come quella di un abuso assistito, conosciuto o subito, si sfilaccia nei dubbi e nei timori che comprensibilmente ognuno si trova ad affrontare, e non trova sbocco in strumenti concreti e chiari che potrebbero fare la differenza. E’ proprio a questa esigenza, quella cioè di agire in modo preventivo attraverso formazione, sensibilizzazione e informazione da un lato, e predisposizione di semplici procedure di segnalazione verso referenti certi e preparati dall’altro, che l’iniziativa Adulti a posto di Save the Children, per la tutela dei minori da abuso e sfruttamento e comportamenti inappropriati da parte di adulti, vuole rispondere. L’esperienza dell’Organizzazione e dei nostri partner sul territorio, come UISP e CSI, che operano ogni giorno con centinaia di migliaia di ragazzi in tutto il territorio nazionale e l’hanno già adottata nelle loro attività, offre riscontri positivi. Per questo oggi la vogliamo condividere con tutti gli attori che operano con i minori nei più diversi ambiti, perché si possa rispondere concretamente sul campo e in modo preventivo alle minacce più o meno gravi di cui abbiamo spesso testimonianza diretta,” ha dichiarato Emilia Romano, Responsabile Nazione Child Safeguarding Policy di Save the Children Italia.
Il sistema di tutela dei minori
L’esigenza e l’opportunità di un sistema specifico di tutela per i minori è ampiamente confermata sia dai ragazzi (86%) che dai genitori (97%), e per entrambe le categorie dovrebbe anche essere resa obbligatoria. Un sentimento probabilmente ispirato dalle enormi carenze in proposito evidenziate in tutti gli ambienti, a partire dalla scuola, dove secondo il 43% dei genitori e il 57% dei ragazzi una policy non esiste, ma peggio va ai luoghi dello sport organizzato (rispettivamente 75% e 73%), ad oratori e parrocchie (84% e 87%), e ai vari centri ludico-ricreativi (91% e 90%). Ancora più significativo il fatto che 1/3 di genitori e ragazzi dichiara non di non sapere dell’esistenza di un sistema di tutela in nessuno di questi luoghi, cosa che potrebbe implicare sia la sua inesistenza che la sua inefficacia.
L’iniziativa Adulti a posto di Save the Children è basata su di una precisa Policy di riferimento, prevede un criterio specifico nella selezione del personale, l’adozione di un Codice di Condotta rispetto alla tutela dei minori conosciuto e sottoscritto da tutti gli adulti che operano a contatto con bambine, bambini e ragazzi, all’interno della propria organizzazione e di quella di eventuali partner coinvolti, la formazione e sensibilizzazione del personale sul tema dei diritti e della tutela dei minori e la valutazione preventiva dei possibili specifici rischi di abuso relativamente al tipo di attività svolta. A livello più operativo, Adulti a Posto prevede l’adozione di un Sistema di Segnalazione e Risposta del sospetto di abuso, sia esso relativo ad un adulto interno o esterno alle strutture, che sia condiviso e ben conosciuto da tutti gli adulti di riferimento e da tutti i minori beneficiari delle sue attività, che possono così anche accrescere la loro consapevolezza dei diritti che devono essere tutelati e dei possibili rischi di abuso. Il Sistema è basato su semplici meccanismi che garantiscono la tempestività (entro 24 ore) e il necessario livello di riservatezza della segnalazione, e sull’identificazione in ogni luogo, contesto o settore di attività, di precise figure di riferimento, opportunamente preparate e note a tutti, che hanno il compito di raccogliere le segnalazioni e l’obbligo di darvi seguito in linea con la Policy stessa e la legislazione nazionale.
Con la presentazione della Policy che Save the Children e i suoi partner hanno adottato, vogliamo espressamente chiedere alle istituzioni, laiche e religiose, e alle altre organizzazioni di fare la loro parte:
• chiediamo al Ministro dell’Istruzione di elaborare e adottare al più presto un Codice di Condotta rispetto alla tutela dei minori ,conosciuto e sottoscritto da tutti gli insegnanti e dal personale non docente che operano all’interno della scuola, includendo una formazione specifica nelle attività di aggiornamento e, in particolare, prevedere l’adozione di un sistema di segnalazione e risposta del sospetto di abuso che individui, tra le altre cose, una figura all’interno degli istituti che possa fungere da persona di riferimento che goda della fiducia di alunni e genitori;
• chiediamo al Ministro dello Sport di intervenire presso il CONI al fine di concertare azioni dirette a sollecitare le singole Federazioni sportive ad agire in modo preventivo attraverso la formazione, sensibilizzazione e informazione dei propri operatori che lavorano a contatto con i minori e la predisposizione di un adeguato sistema di segnalazione e risposta;
• chiediamo alle altre organizzazioni, laiche e religiose, di attivarsi da subito per prevedere proprie linee guida a tutela dei bambini, bambine e adolescenti con i quali lavorano, e intraprendere su queste percorsi di informazione e sensibilizzazione dei propri operatori e dei minori e delle loro famiglie al fine di far conoscere i rischi e le modalità per prevenirli efficacemente a partire dalla creazione di un sistema di segnalazione e risposta.
La ricerca IPSOS per Save the Children “Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?”, insieme alla Policy e alle Procedure di Segnalazione e di Risposta di Save the Children sono disponibili sul sito alla pagina: