Quali sono i costi sociali della ‘non formazione’? Esiste una correlazione tra mancata formazione e uno scarso rendimento produttivo dell’impresa ? Sono queste alcune delle domande del sondaggio su “I costi sociali della non formazione” realizzato da FondItalia, Fondo Paritetico per la Formazione Continua.
Il progetto, realizzato in collaborazione con Expotraining, la fiera nazionale della formazione, ed ExpoLavoro & Sicurezza, sarà seguito dai media partner: L’Impresa – Sole 24 Ore – Rivista Italiana di Management rivolta ai professionisti del management che raccoglie le firme più importanti a livello nazionale e internazionale per aggiornare sulle tendenze in tema di gestione d’impresa, Oipa Magazine – Quotidiano online su Imprese e Pubblica Amministrazione ed HT – Human Training, la Rivista sulla formazione per valorizzare la conoscenza, interamente dedicato alle risorse umane ed Espansione, mensile di riferimento delle imprese e del management italiano, è la rivista di economia più diffusa. Espansione vuole essere la voce delle imprese e delle rappresentanze del mondo imprenditoriale.
L’obiettivo è di sensibilizzare, mediante la realizzazione di un sondaggio dedicato, media, opinione pubblica, imprenditori sull’importanza della formazione come fattore di sviluppo delle imprese italiane, ma soprattutto di rilevare la ricaduta negativa per le imprese e la società tutta, a partire dai costi, di una non adeguata formazione o addirittura di una “non formazione”.
Il sondaggio, realizzato con metodo cawi (computer-assisted web interviewing), è rivolto prevalentemente ad imprenditori e consentirà di realizzare una raccolta completa di dati sul ruolo della formazione continua nelle imprese, sul rapporto tra impresa e formazione, sulle esigenze formative e sulla percezione di eventuali costi, anche sociali, della mancata formazione.
I risultati del sondaggio potranno essere commentati da esperti del settore.
Nonostante la riconosciuta importanza della formazione e l’affermarsi di una crescente consapevolezza della sua rilevanza, infatti, sono molte le imprese che continuano a mostrare un atteggiamento passivo rispetto all’attivarsi della formazione. Tutti noi rappresentanti dei Fondi Interprofessionali dovremmo riflettere sul fatto che anche l’adesione ad un Fondo ed un più facile accesso ai finanziamenti per la sua realizzazione non comporta sempre l’auspicabile variazione di atteggiamento da parte dei datori di lavoro.
Eppure il XIV Rapporto sulla Formazione Continua a cura di Isfol ne sottolinea il potere: le imprese che hanno meglio reagito alla crisi sono state quelle che hanno mostrato capacità di innovare e al tempo stesso di investire in formazione, specialmente quella in grado di rappresentare un supporto ai processi di innovazione e di internazionalizzazione dei mercati.
Da qui l’idea del sondaggio.
“FondItalia non è nuovo all’utilizzo di sondaggi rivolti alle imprese e a chi vi collabora. A volte porre le giuste domande stimola delle riflessioni in grado di animare la domanda su aspetti differenti della formazione, a partire dal possibile impatto sulla propria organizzazione e sul lavoratore e la sua eventuale possibilità di ricollocamento .” Ha dichiarato Egidio Sangue, vice presidente del Fondo.
“I costi della non formazione” ha sottolineato Francesco Franco, presidente del Fondo “sembrano aumentare soprattutto in quei casi in cui la mancata formazione rappresenta una inosservanza della normativa vigente o è addirittura causa di un surplus di costi per l’impresa: è il caso della mancata formazione su salute e sicurezza, molto spesso connessa ad un incremento di incidenti di varia gravità dei lavoratori nei luoghi di lavoro”.
“Inoltre – afferma Carlo Barberis, patron di ExpoTraining e ExpoLavoro&Sicurezza – dobbiamo porre l’attenzione anche sul mancato aumento del livello di competenze che il lavoratore subisce dalla non formazione, che si riverbera negativamente nell’aumento degli stanziamenti economici delle politiche passive del lavoro. Lo sviluppo delle competenze della forza lavoro è direttamente proporzionale all’aumento della competitività dell’azienda e di riflesso del Sistema Paese. Il costo dell’ignoranza non è più accettabile né dai lavoratori né dalle imprese”.