«Le donne possono fare la differenza in azienda: devono rendersene conto gli imprenditori italiani che cercano di tenere duro di fronte alla crisi». Dal Festival del Lavoro di Brescia Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz, una delle più importanti società italiane a occuparsi di software e servizi per l’amministrazione e la gestione del personale, lancia un messaggio al mondo del business. «Sono convinta che i nostri dipendenti e collaboratori siano la nostra ricchezza e che l’imprenditore che opera tenendo a mente il loro benessere aiuta anche il business a crescere. Mettere i dipendenti nelle condizioni di lavorare meglio, venendo incontro anche alle loro esigenze personali e familiari, dove è possibile, significa avere persone più motivate e serene, assieme a un ambiente di lavoro meno stressante e più produttivo. Gestire bene il personale vuol dire saper cogliere tutta “l’energia umana” della propria azienda, cosa di cui in questo momento c’è un enorme bisogno. Pensare al tema famiglia-lavoro in termini di aut-aut, o l’una o l’altro, è un errore che pagano sia le imprese, che buttano via competenze e professionalità, sia le donne, che non dovrebbero rinunciare a far valere i propri diritti e a considerare il successo professionale come una parte importante del loro percorso personale».
L’intervento di Linda Gilli si è inserito nella tavola rotonda intitolata Il lavoro nobilita l’uomo… e la donna – L’economia delle donne oltre la crisi: o i figli o il lavoro? che si è tenuta al Teatro Grande di Brescia ieri. A riflettere sul tema sempre più critico della conciliazione tra famiglia e lavoro ci sono state anche Alessandra Servidori, consigliera nazionale di Parità, Chiara Valentini, autrice di O i figli o il lavoro (Feltrinelli Editore), Donatella Treu, A.D. Il Sole24Ore, Paola Artioli, consigliere delegato ASOsiderurgica, la deputata Marianna Madia, Annamaria Giacomin del Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro e Concetta Ferrari, Direttore Generale del Ministero del Lavoro.
Per Linda Gilli mettere insieme due aspetti fondamentali della vita dell’individuo, il lavoro e la famiglia, è uno sforzo che devono fare sia le aziende, sia i lavoratori stessi, uomini e donne: «non possiamo più permetterci –spiega Gilli– di ragionare per stereotipi che mortificano sia le donne sia gli uomini, sprecando risorse e competenze preziose». Per un padre prendersi un congedo parentale può essere una straordinaria occasione di crescita, che ha effetti positivi anche in azienda. Le donne invece devono essere le prime a capire che investire su se stesse e sulla propria carriera, anche quando hanno dei figli piccoli, è una scelta che ripaga sul piano personale, professionale e, se si guarda al medio-lungo periodo, anche economico. «Per i genitori la nascita di un figlio comporta sempre uno sforzo economico, ma anche l’azienda deve impegnarsi per sostenere i collaboratori che stanno costruendo la propria famiglia –conclude Gilli–. Se questo avviene, alla lunga si tratterà di un vero e proprio accordo win-win, in cui guadagnano la famiglia, l’impresa e la società».