Il primo appuntamento con “Storie di straordinaria innovazione” ha visto protagonista la Macnil, azienda di Gravina in Puglia, che ha presentato al Festival dell’Innovazione una novità assoluta nel campo della telemedicina, nello specifico nella telediabetologia. L’incontro con Maria Rita Costanza, direttore tecnico e co-fondatrice dell’azienda, si è tenuto al Caffè dell’innovazione, spazio allestito in piazza del Ferrarese. Il progetto ha l’ambizione di semplificare la vita dei pazienti e di coloro che orbitano nel campo della medicina.
«Siamo in grado di collegare un qualsiasi glucometro, rispetto alla cui casa costruttrice siamo laici, ad un dispositivo mobile, che realizziamo noi, e di trasferire in tempo reale – ha spiegato Costanza – i dati rilevati su un sistema centrale, dando al paziente, al diabetologo, ad una centrale operativa, e persino all’Asl, la possibilità di accedere tramite un qualunque browser e di verificarli».
In tempi di spending review questo significa controllare il consumo, dando un sostegno alle stesse Asl che in questo modo potranno controllare in maniera più accurata gli sprechi dovuti all’utilizzo di striscette.
Viene data, inoltre, una sicurezza maggiore al paziente che si sentirà più protetto, in quanto tutti i dati rilevati dal glucometro in caso di episodi di ipoglicemia o iporglicemia verranno monitorati dal proprio diabetologo. Nella stessa location anche un gruppo di ricercatori del dipartimento di chimica dell’Università di Bari che ha catturato l’attenzione degli studenti delle scuole superiori che hanno preso parte al laboratorio in cui è stato spiegato come la chimica può diventare mezzo per studiare e realizzare un’idea innovativa come l’Apulian Food Fingerprint. In pratica, attraverso analisi chimiche e chimico-fisiche innovative è stata individuata l’impronta digitale dell’alimento analizzato. In tal modo il prodotto ha una tracciabilità assoluta. «Come gruppo di ricerca ci occupiamo di caratterizzare – ha chiarito il 33enne Andrea Ventrella – i prodotti agroalimentari tipici del territorio, allo scopo poi di valorizzarli. Un esempio sono l’uva da tavola, le ciliegie e anche prodotti lavorati come l’olio extravergine di oliva, che vanno tutelati dalla concorrenza sleale».