ROMA – Realizzare un confronto costruttivo tra vari esperti su un argomento attuale, critico e difficile: la comunicazione in un paziente sempre più anziano, cronico e fragile, con un focus sulla terapia del dolore e nelle cure palliative. Il tema è stato al centro della sessione dal titolo Il farmacista nelle relazioni di cura e nella cronicità, che si è svolta oggi a Roma nell’ambito del XLIV Congresso SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera). Tutor della sessione Andrea Marinozzi, direttore UOC Farmacia Ospedaliera ASL 4 Teramo, coordinatore area scientifica SIFO – Legislazione Farmaceutica Ospedale Territorio: “Nel paziente fragile e cronico una comunicazione corretta ma soprattutto umana e compliante è una vera e propria terapia di supporto– ha spiegato Marinozzi- di conseguenza è bene dare alla parola anche scientificità, questo è il nostro obiettivo. La cura inizia infatti dalla parola, tanto più in questa tipologia di pazienti anziani, fragili e cronici. Una comprensione profonda, un atteggiamento umano oppure uno sguardo di affetto spesso sono molto più efficaci rispetto ad una medicina o ad una terapia“.
In tale contesto il farmacista ospedaliero, trovandosi al centro della filiera della dispensazione, della prescrizione e del supporto, sia a livello ospedaliero sia territoriale, è in prima linea nel dare al paziente conforto e approvazione di quello che il medico ha prescritto e indicato. “Il farmacista ospedaliero conferma e ribadisce determinati concetti, quali per esempio l’aderenza e il rispetto della posologia. E questo- ha proseguito Marinozzi- è fondamentale per portare a casa il risultato, perché il paziente deve essere sensibilizzato, stimolato e anche ‘appassionato’ nel seguire il percorso di cura e nel sentirsi tutelato”. Questi aspetti saranno quindi amplificati e resi più attuali nell’era del PNRR, in cui verrà favorita una territorializzazione e domicilializzazione del paziente con la realizzazione delle case della salute, in cui la figura del farmacista (ospedaliero, territoriale o di comunità), grazie all’acquisizione di capacità di comunicazione efficaci, sarà al centro di questo passaggio di consegne.
“Il PNRR arriva anche nella comunicazione– ha sottolineato ancora Marinozzi- perché nel Piano c’è un forte input legato alla telemedicina e al teleconsulto, quindi oggi più che mai creare una comunicazione appropriata e virtuosa, oltre che scientificamente comprovata, è fondamentale per arrivare a creare aderenza e fidelizzazione da parte del paziente a quella determinata terapia”. Nel corso della sessione, quindi, sono stati toccati degli ambiti maggiormente critici, come quelli legati alla terapia del dolore. “Quando si parla di pazienti con terapie tumorali, terminali o con situazioni neurologiche oppure ortopediche critiche- ha aggiunto- si può andare incontro ad una eccessiva aderenza al farmaco (quindi overdose) oppure ad un rigetto della terapia. Questo perché il paziente, avendo uno status di dolore eccessivo, può chiudersi nella sua agonia”.
Si è discusso infine anche del Piano nazionale della Cronicità (PNC), che nasce dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale le attività in questo campo, proponendo un documento condiviso con le Regioni che, “compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali”, individui un disegno strategico comune, inteso a promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi. “Il PNC serve per consolidare sempre più il passaggio o meglio quel ‘traghettamento’ dall’ospedale al territorio. È importantissimo che ci sia un’alleanza di figure sanitarie che abbiano come fil rouge la volontà di migliorare, attraverso la comunicazione- ha concluso Andrea Marinozzi- tutto ciò che è l’assistenzialismo non solo ospedaliero, ma anche territoriale”