“Sul MES credo che l’unica spiegazione possibile dell’atteggiamento italiano è che si voglia usare questo come uno strumento di ricatto nella trattativa sul patto di stabilità”. Così Tito Boeri a Che tempo che fa di Fabio Fazio sul NOVE.
“In realtà, se questo è il calcolo, il calcolo si è già rivelato sbagliato perché le bozze che girano di revisione del Patto di stabilità e crescita sono fortemente penalizzanti per un Paese con un alto debito pubblico come il nostro perché prevedono che si debba fare degli aggiustamenti, dei tagli di bilancio e interventi anche molto pesanti, anche in condizioni economiche già avverse. L’unica arma che sta usando il Governo italiani in questo momento è quella di prendere tempo: la cosa va bene anche per la Germania, la Francia e altri Paesi che hanno un disavanzo eccessivo in questo momento, si dice ‘Per 4 anni non entreranno in vigore le nuove norme’. 4 anni è il termine della legislatura, questo Governo probabilmente sta prendendo tempo per governare senza questi vincoli, poi chi verrà dopo dovrà fare aggiustamenti molto pesanti. Non è questo credo il modo in cui si guarda il bene del Paese, bisognerebbe guardare al di là della legislatura”.
Sulla legge di bilancio. “La manovra è veramente piccola, è più una proroga. Sapremo che cosa succede soltanto quando verrà presentato il maxi-emandamento il 22 dicembre in Senato. La cosa certa è che non ci saranno più quei tagli ai privilegi di alcune generazioni di medici, infermieri e insegnanti di scuole prioritarie, perché sarebbe scappati e andati in pensione ma non è possibile perché sono privilegi che si sarebbero materializzati nel 20-24. Una cosa sicura che avverrà il 1° gennaio è che noi perderemo l’unico strumento che avevamo di contrasto alla povertà basato unicamente sul livello di reddito dei cittadini: dal 1° gennaio infatti le persone in età lavorativa, che non hanno figli minori o disabili, e che cadano in condizioni di povertà non avranno più un sostegno di base e siamo l’unico Paese dell’Unione Europea che si troverà in questa situazione”.
Sul Ponte sullo stretto di Messina. “Il ponte dal punto di vista economico non ha alcuna giustificazione. È un’opera che costa 15 miliardi, mettendo insieme tutti i vari aspetti, gli oneri finanziari… I benefici che se ne possono trarre sono molto più limitati. Si è calcolato che per riuscire a non andare in perdita, dovrebbe portare ad aumentare gli attuali volumi di attraversamenti di 20 volte. Purtroppo il nostro Mezzogiorno è in una fase di declino demografico, in cui perderà circa 4 milioni di abitanti nei prossimi 20 anni. È un contesto quindi in cui questo aumento del traffico non ci potrà mai essere. Si dice che avrà un grande effetto di volano: in realtà se noi guardiamo gli effetti della Salerno-Reggio Calabria o il collegamento con l’alta velocità arrivata a Napoli, non hanno avuto effetti sulla crescita di queste aree. Sono scelte unicamente politiche”.
Sul Superbonus. “Il Superbonus è un unicum a livello mondiale, non esiste altro Paese al mondo in cui non solo aiutiamo e incentiviamo delle ristrutturazioni ma addirittura diamo di più del costo, 110%, uno ci guadagna, ovviamente la spinta è quella di fare i lavori comunque, anche quando non servono a nulla. È stata un’idrovora per i conti dello Stato, fin qui si calcolano 125 miliardi, fra l’altro a beneficio dei più ricchi, quelli che potevano in qualche modo agire sul credito d’imposta. Questo provvedimento è stato varato da PD, 5 Stelle e Italia Viva ma poi è sopravvissuto perché sono state le forze politiche della maggioranza a spingere per mantenerlo. Le spinte a prorogarlo vengono proprio dalle stesse forze della maggioranza”.