Il prossimo decreto Digitalia, che abbiamo letto in una bozza che appare, almeno per questa parte, quasi definitiva,  dedicherà un’importante attenzione a creare le condizioni perché nascano e si sviluppino in Italia comunità intelligenti. Già sono stati stanziati fondi per circa un miliardo di euro solo dal Governo, che si aggiungono ai numerosi bandi europei per costruire la più importante azione per l’innovazione che il Paese ha visto negli ultimi anni.
In questo clima fortemente dinamico FORUM PA e Bologna Fiere presentano il programma di lavoro di “SMART City Exhibition” che si svolgerà a Bologna dal 29 al 31 ottobre e che, sulla base di una visione “alta” della città e della comunità intelligente, apre un cantiere molto concreto per definire gli obiettivi, studiare le condizioni di fattibilità, aggregare gli attori principali per passare dalle parole ai fatti.

Il programma di lavoro parte da una definizione di “smart city” che vede come chiave di volta il concetto di sostenibilità nei suoi vari aspetti. Tale sostenibilità non è però fine a sé stessa, ma va declinata secondo una “visione strategica”, diversa per ciascuna città, che ne costituisce l’anima “politica” e non può che essere disegnata sulla base della cultura e del peculiare “genius loci” di ogni comunità. A Bologna partiremo da qui, da questa visione,  presentando interventi di scenario sia politico, per cui abbiamo invitato i Ministri Profumo, Clini, Barca, Ciaccia, e i sindaci di tutte le principali città italiane che hanno dato la loro adesione alla manifestazione (per ora Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Reggio Emilia, ecc.), sia tecnologico con l’intervento di Carlo Ratti del MIT e di esponenti internazionali di punta dell’innovazione nel vivere e progettare le città (da Pablo Chillon  a Ger Baron; da Charles Landry a Jarmo Eskelinen e tanti altri).

Partendo dalla sostenibilità diremo che una comunità è intelligente se adopera le risorse umane, economiche e tecnologiche in una politica lungimirante tesa a non depauperare, ma anzi ad accrescere il capitale sociale, relazionale, culturale e ambientale in un contesto di coesione sociale, di partecipazione civica, di inclusione.

Nel nostro “laboratorio” di Bologna lavoreremo sui vari aspetti della sostenibilità: economica, istituzionale, ambientale, tecnologica, sociale con la consapevolezza che il fine ultimo è migliorare la qualità della vita dei cittadini, abilitare le loro potenzialità (le famose capabilities di Amartya Sen), accrescere le condizioni della loro consapevole e attiva cittadinanza. Prenderemo come schema di lavoro le tematiche indicate dalla Commissione europea (smart economy, smart governance, smart people e smart living, smart mobility, smart environment and energy, urban planning, ICT platform),  ma le esamineremo sempre sotto una concreta ottica di sostenibilità, non per scrivere il libro dei sogni, ma per aiutare le nostre città e le nostre aziende ad aprire adesso cantieri di innovazione.

La sostenibilità economica è, specie in questi anni di crisi così drammatica, la precondizione necessaria per qualsiasi ulteriore discorso. Le innovazioni devono trovare strade altrettanto innovative per finanziarsi, anche con il concorso di corrette partnership pubblico-privato, e per svilupparsi in un tempo che non è mai brevissimo, ma richiede una persistenza dello sforzo per anni. Nello stesso tempo non esiste città intelligente se non è anche un luogo di attività economica e imprenditoriale  vivace e creativa, in grado di offrire occasioni di lavoro e di sviluppo alle giovani generazioni e al tessuto delle piccole imprese. Ne parleremo con i sindaci (tra gli altri Luigi de Magistris di Napoli), ma anche con le grandi istituzioni finanziarie e con i rappresentanti delle città e delle associazioni imprenditoriali.

In quest’ottica la sostenibilità istituzionale diventa garanzia di una visione strategica, di una governance efficace, di un ripensamento intelligente del perimetro degli enti, ma anche della stessa azione pubblica perché mantenga il ruolo di garanzia dei diritti, ma potenzi l’iniziativa privata e la sussidiarietà orizzontale. Il riassetto dell’ordinamento delle autonomie locali, dall’accorpamento delle province alle città metropolitane, ne è un requisito necessario: ne parleremo con i vertici di UPI, di ANCI, della Conferenza delle Regioni, con i responsabili di Governo che stanno lavorando alla riforma, con il Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU) appena istituito.

Una comunità intelligente promuove la sostenibilità ambientale del proprio sviluppo che ha come paradigmi il risparmio energetico tramite reti intelligenti; la riduzione drastica delle emissioni di gas serra tramite la limitazione del traffico privato e l’infomobilità, l’ottimizzazione delle emissioni industriali, la razionalizzazione dell’edilizia così da abbattere l’impatto del riscaldamento e della climatizzazione; la razionalizzazione dell’illuminazione pubblica; la promozione, protezione e gestione del verde urbano; lo sviluppo urbanistico basato sul “risparmio di suolo” e il recupero delle aree dismesse.
Ne parleremo con i protagonisti del “Patto dei Sindaci, insieme ad ANCI e verificheremo le azioni realizzate nell’ambito dei PAES (Piani di Azione per l’Energia Sostenibile).

La sostenibilità tecnologica della smart city è data dall’integrazione di tre “strati” di tecnologie, tutti necessari, ma da progettare in un ordine ben preciso: il primo è l’infrastruttura organica di rete data dalle reti fisiche e virtuali, dall’accesso al “cloud”, da una piattaforma comune e standardizzata per la fornitura di servizi; il secondo è quello degli applicativi verticali (su infomobilità, su sanità, su welfare, su sicurezza, energia, ecc.)  che si innestano nella piattaforma, il terzo è quello dei device (semafori, sensori, Internet of things, ecc. ) che a loro volta dialogano con i secondi tramite la rete infrastrutturale. In questo modo la comunità intelligente non acquista gadget tecnologici, ma cresce in modo organico e crea strumenti di partecipazione, di feedback e di governance. Ne parleremo con la nuova Agenzia per l’Italia Digitale, con i Ministri competenti, con i responsabili delle tante Agende Digitali Locali, con le principali aziende italiane e multinazionali di IT e di telecomunicazioni, con il mondo accademico.

Ma tutto quel che abbiamo detto sarebbe inutile se non ci ricordassimo sempre che una comunità intelligente è fatta soprattutto di persone. Donne e uomini che sviluppano le proprie vite e perseguono i propri fini in una compagine sociale che ne condiziona le effettive possibilità. In questo senso la sostenibilità sociale vuol dire partecipazione dei cittadini alla vita civile e alle scelte politiche, vuol dire inclusionedelle fasce deboli e rispetto delle diversità, che sono la ricchezza del vivere urbano, vuol dire diritto alla sicurezza della propria casa, del proprio territorio, del proprio ambiente storico e naturale, vuol dire infine, ultimo aspetto, ma forse primo per importanza, considerare la smart city come una “comunità educante”. L’educazione deve essere concetto cardine per lo sviluppo di una smart city, educazione che crea capitale sociale, che crea competenze cognitive e relazionali, partecipazione e senso democratico.

Due parole infine sulla modalità di lavoro, perché è essa stessa un’innovazione e un segno di cosa intendiamo per “comunità intelligente”. A Bologna dal 29 al 31 ottobre non troverete passerelle di politici a spasso né centinaia di slides accattivanti o stand faraonici: troverete demo per capire, troverete grandi guru mondiali esprimersi con semplicità sui vari temi, troverete responsabili delle scelte politiche e tecnologiche, ma soprattutto troverete tanti tavoli di lavoro collaborativo tesi a valutare opzioni,  progettare soluzioni, confrontarsi su percorsi di fattibilità. Donne e uomini che si incontreranno per lavorare insieme, perché la smart city è soprattutto un obiettivo fatto per le persone.

 

(ARTICOLO DEL PORTALE saperi.forumpa.it)

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