Anno 2006: il mondo della musica sta per incorrere in un cambiamento epocale. In Svezia Daniel Ek e Martin Lorentzon creano Spotify. All’inizio messa alla stregua della pirateria, per la popolare app quei giorni sono mai lontano ricordo. Infatti Spotify è considerato oggi giorno come un grande alleato di un settore, quello musicale che fino a pochi anni fa era in forte crisi e adesso si sta risollevando.
Quella piccola app partita da Stoccolma, ora conta 157 milioni di utenti, 71 dei quali hanno sottoscritto la versione a pagamento. È proprio questa la peculiarità di Spotify, avere in parallelo una versione free e una premium. Il concetto è semplice. Scarichi la versione gratuita e se il servizio offerto ti piace, accedi alla versione a pagamento che a differenza della versione free offre servizi aggiuntivi e rimuove la pubblicità. L’impresa di Spotify non sta tanto nell’essere entrato in un mondo, quello musicale, che sa stritolare, come è successo ad esempio con Napster ormai sparito dalla circolazione, il miracolo Spotify si concretizza nel fatto che dopo 12 anni siamo ancora qui a parlarne. Il motivo? È presto detto. La celebre app approda in Borsa a Wall Street. E lo farà a modo suo, attraverso il direct listing un metodo con maggiori rischi, perché non prevede una nuova emissione-collocamento di azioni.
di Alessandro Direse