Eurogroup Consulting ha chiesto a un gruppo di ricercatori, professori e consulenti provenienti da Francia, Germania e Italia di esplorare in modo creativo il futuro dell’industrializzazione in Europa. Il nostro gruppo ha formulato raccomandazioni chiare che interessanola Commissioneeuropea che, a nostro avviso, costituisce il giusto livello per generare una dinamica nuova e complementare che rafforzi la struttura industriale europea.
- 1. Le PMI costituiscono la caratteristica specifica del tessuto industriale europeo
Il mercato europeo è particolare. Si compone soprattutto di piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano il 66% del totale rispetto a meno del 42% degli Stati Uniti. Questo dato implica delle conseguenze:
- L’effetto massa. Da un lato tale massa sembra molto dinamica in termini di nascita e chiusura di imprese; dall’altro è apparsa ferma per anni in termini di dimensioni medie.
- Piccole tra le piccole. Non solo sono più numerose, ma le PMI dell’UE sono anche le più piccole: 4,2 addetti rispetto ai 10 degli Stati Uniti. In Europa, dopo le grandi imprese, il secondo datore di lavoro sono le imprese con meno di 10 dipendenti (che rappresentano il 30% dell’occupazione manifatturiera).
- La soglia del 7° anno. Infine, non soltanto le nostre imprese sono più piccole, ma non crescono con il passare del tempo. Un’impresa USA dopo 2 anni di attività è 2 volte più grande di un’impresa europea, ma dopo 7 anni diventa 10 volte più grande[1].
- 2. Ossessionati come siamo dalla crescita delle nostre PMI, stiamo perdendo contatto con il vero problema su cui dovremmo concentrarci: la loro dimensione
Non possiamo più contare sul fatto che le nostre imprese possano continuare a crescere per sempre.
Riteniamo che un’impresa possa esistere bene anche senza crescere. E’ possibile cercare la dimensione senza cercare la crescita. Oltre allo sviluppo della crescita organica di un’impresa c’è la questione della scalabilità. La crescita è un risultato potenziale, mentre la dimensione costituisce una condizione di sopravvivenza.
– Perché la dimensione rappresenta una questione così importante: cosa perdono le PMI quando sono troppo piccole per troppo tempo?
1) Accesso all’ingegneria finanziaria: sono fuori degli obiettivi delle capital venture e delle imprese M&A.
2) Accesso alle nuove competenze: non possono assumere né formare talenti.
3) Accesso alle conoscenze e alla ricerca: con l’eccezione del modello tedesco, la cooperazione in materia di ricerca e sviluppo tra piccole imprese e università è molto bassa.
4) Accesso ai mercati esterni: solo il 14% del fatturato delle PMI dell’UE che operano nel settore manifatturiero deriva dalle esportazioni. Solo il 5% delle PMI è coinvolto in partenariati esteri.
5) Accesso agli aiuti pubblici: la maggioranza delle PMI è scoraggiata dalla complessità e dai ritardi riscontrati nel richiedere sovvenzioni o prestiti, specialmente all’UE.
6) Limiti della gestione interna: come coprire da soli tutto lo spettro delle competenze necessarie oggi per far crescere un’impresa?
Con una dimensione media di 4 addetti, è ragionevole pensare che la sostenibilità verrà raggiunta solo mediante la crescita organica?
– Perché la questione della dimensione deve essere sollevata a livello europeo?
Lasciare il problema a livello di ciascuno Stato membro dell’UE non è la soluzione. Perché le PMI statunitensi sono più grandi? Perché il loro mercato interno è più grande. Per questo, l’UE non rappresenta ancora il mercato interno delle PMI europee. Oltre al luogo comune delle barriere linguistiche, al peso dei regolamenti o, al di fuori della zona euro, alla questione del rischio valutario, esiste una questione di attrattiva. Il problema non è far crescere le PMI sul loro mercato interno, quanto piuttosto consentire loro di cogliere la dimensione del mercato dell’UE. Chi può assumere questa sfida se nonla Commissioneeuropea?
- 3. Dodici misure da adottare a livello di UE per aumentare la dimensione delle nostre PMI
Il nostro gruppo si è concentrato solo sulla questione della dimensione, specialmente nel settore della produzione manifatturiera. Suggeriamo alla Commissione di lavorare in 5 direzioni:
- Insegnare alle generazioni attuali e future di imprenditori come adattare le loro imprese alle dimensioni del mercato europeo
1) Proponiamo la creazione di BA e MBA per imprenditori equamente diffusi in seno all’UE, intesi per i giovani laureati e gli imprenditori già attivi e che accolgano imprenditori, banchieri e funzionari pubblici: 1000 laureati possono creare 1000 opportunità di PMI che potrebbero potenzialmente creare tra i 10 e i 50 000 nuovi posti di lavoro.
2) Questa formazione dovrà fornire agli imprenditori un livello significativo di competenze manageriali e approcci strategici nonché accreditare presso di loro il senso del lavoro di squadra europeo.
- Rendere gli imprenditori europei consapevoli del grande potere che hanno come comunità
3) La Commissione europea deve inventare nuovi modi per favorire il raggruppamento transfrontaliero e la creazione di reti di PMI.
4) La Commissione europea dovrà generare un supporto attivo alle PMI europee Quanti imprenditori sanno oggi dell’esistenza del rappresentante della CE per le PMI?
- Compiere passi in avanti per migliorare i legami tra ricercatori e imprenditori
5) La Commissione europea dovrà creare un nuovo modello imprenditoriale europeo di R&S per la cooperazione in materia tra le università e le PMI.
6) La Commissione europea dovrà sostenere un approccio mirato e selettivo per stimolare quelle tecnologie nelle quali le PMI europee possono essere più valide della concorrenza esterna.
7) Le università europee dovranno essere stimolate a creare piccoli dipartimenti commerciali che offrano servizi e progetti di ricerca alle PMI.
- Operare la scelta politica di finanziare in modo efficace le PMI direttamente a livello di Commissione europea
8) La Commissione dovrà spendere di più per sostenere le PMI, non meno[2]. E spendere significa incassare: tutti sappiamo che l’utilizzo dei fondi europei è oggi estremamente basso[3].
9) I fondi dell’UE dovrebbero essere realmente accessibili per le PMI:
– Comprensibili: esistono troppi programmi, portali, politiche e livelli di informazione.
– Di facile accesso: perché il processo per ottenere un finanziamento rappresenta un ostacolo così insormontabile?
– Rapidi: il tempo medio che intercorre tra la richiesta e l’ottenimento dei fondi è in genere di oltre un anno. Chi riesce a lavorare con questo ritardo?
10) La Commissione dovrà contribuire a razionalizzare le politiche fiscali sui rendimenti azionari delle PMI, facilitare gli scambi di quote delle PMI in ambito UE e attenuare il peso fiscale sui trasferimenti quando favoriscono la sostenibilità dell’impresa.
- Migliorare le infrastrutture comunitarie che sostengono le PMI in Europa
11) Oggi l’UE funge sia da fornitore di informazioni sia da erogatore di denaro. Dovrà creare un’Agenzia per le piccole imprese ispirandosi a quella statunitense, che possa contare su risorse esperte in materia di commercio e sviluppo che offrano consulenze commerciali dirette e sostegno strategico alle PMI.
12) La Commissione dovrà affrontare la specifica questione dei finanziamenti alle imprese “che toccano la soglia del 7° anno” mediante la decompartimentalizzazione del rischio di capitale in Europa oppure facendo emergere nuovi modelli di business basati su investitori in capitali di rischio
Siamo convinti chela Commissioneeuropea possa svolgere, attraverso queste azioni, un ruolo essenziale per far crescere le imprese manifatturiere in Europa.
Un Search Lab europeo, promosso da Eurogroup Consulting