E’ cosa proprio di questi ultimi giorni che giornali e TG regionali evidenziano che anche in Molise la crisi dei prodotti ortofrutticoli è reale. Agricoltori del Basso Molise che denunciano prezzi di vendita (pesche a € 0,15; angurie a € 0,04) che non coprono minimamente i costi di produzione. Organizzazioni agricole regionali che tramite i loro responsabili si “accorgono” solo ora di come il settore ortofrutticolo stia implodendo e “ con proclami cercano di recuperare il tempo ormai perso”. Vivaddio, anche loro se ne sono accorti! Con colpevole ritardo, i nodi stanno arrivando al pettine ed inizia ad emergere quanto il comitato spontaneo “Uniti per non morire” sta denunziando da circa due anni in merito alla crisi agricola, quando tanti “comandanti” regionali ignoravano il problema facendo finta (come le tre scimmiette) di non vedere, non sentire, non parlare; non solo per il comparto frutticolo ma anche per quello cerealicolo, vitivinicolo, olivicolo, orticolo, zootecnico e per le tante famiglie contadine che vivevano ,ed oggi ancor di più, nella miseria più nera. Aziende agricole diretto-coltivatrici di medie dimensioni che stanno letteralmente scomparendo nel silenzio più totale! Si invitano i giornalisti di qualunque testata, se vogliono, di approfondire l’argomento. “Uniti per non morire” ha sensibilizzato il Consiglio regionale affinché deliberasse lo stato di crisi del comparto agricolo, poi avvenuto nel marzo 2010. Si aspetta che il Governo nazionale decida in merito.
Questa è la sacrosanta verità, altro sono solo chiacchiere dette dai “soloni” del momento che cercano di arrogarsi di titoli ed impegni fuori da ogni umana logica. I delegati di “Uniti per non morire” quando denunciavano nelle varie sedi istituzionali regionali ( incontri avuti col governatore Iorio, la II Commissione consiliare regionale, il presidente del Consiglio regionale Picciano, l’assessore al ramo Cavaliere, i vari consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione) il momento critico che attraversava il mondo agricolo, soprattutto dei “monoreddito”,venivano tacciati di catastrofismo, di dire cose irreali. “Gli altri” erano INDIFFERENTI, come se il problema non esistesse;… tanti struzzi che per non vedere “il problema” nascondevano la testa sotto la sabbia. Non si è costatato che il settore annaspava economicamente e che si stava riducendo come le cotiche vicino al fuoco? Facile e comodo per il governo regionale supportare chi numericamente “contava di più” e quindi obliare il problema, salvando così capra e cavoli, e quindi non mettendo danaro per la“questione”agricola;”…TANTO “I PIU’” NON SI LAMENTANO”! Le vicende odierne, sfortunatamente, stanno dando ragione a quanto il comitato spontaneo ha sostenuto da sempre con coerenza e che nei tanti incontri istituzionali e articoli pubblicati dai vari quotidiani regionali ha portato sempre in evidenza. Ha contattato ed incontrato finanche S.E. Padre Giancarlo Bregantini, Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Boiano, al quale “Uniti per non morire” ha chiesto sostegno ed appoggio per << questa “emergenza contadina molisana ” che interessa un’alta percentuale di popolazione, certo nella Sua capacità di toccare i cuori e nella vicinanza di chi, in silenzio, soffre>>. Sicuro è che il comitato lo ricontatterà, come pure cercherà di fare con gli altri Vescovi molisani.
Dai convegni che si tengono ogni anno in tanti paesi molisani in occasione di sagre e feste della trebbiatura, di ricordi del mondo contadino che fu (oggi è il caso proprio di dirlo), cosa si sente dire e cosa si recepisce? Non certo solo risate, il “volemose bene” o il “pancia mia fatti capanna” con gli arrosticini, i torcinelli, la bevitella e si finisce a “tarallucci e vino! Non ci saranno solo scambi di saluti e ringraziamenti! Il problema va visto in tutte le sue sfaccettature, in tutta la sua gravità, o no? Ora è arrivato il momento, sì per le scelte strutturali, ma anche in particolar modo per quelle misure anticrisi che il governo regionale ha detto sempre di adottare ma che in realtà non ha ancora concretizzato. Quali? Sono state già dette innumerevoli volte, basta la “loro” volontà a realizzarle. SE LO VOGLIONO. Le aziende stanno fallendo per poche decine di migliaia di euro ed il mondo politico sta ancora ad aspettare non sapendo cosa fare!
Spesso si sente dire dai tanti non addetti ai lavori che la regione Molise “foraggia” con molti soldi il settore agricolo. Con fatica si controbatte che il mondo rurale dei “cafoni” non è quello dell’agroindustria, perché poi i tanti paragonano l’agricoltore allo zuccherificio, alla Solagrital, al conservificio “Pomolì”, alla cantina “Valbiferno”, al frigomacello, alla coop. COMO, alla centrale del latte. Quei soldi non sono stati visti manco in fotocopia! Per rimanere in tema, è sempre di qualche giorno fa la notizia che si “propaganda” la misura 1.2.5 del P.S.R. regionale riguardante le infrastrutture rurali con una “modica” spesa di € 12.000.000 per strade interpoderali, acquedotti rurali, fontanelle, etc. aventi come enti attuatori ben 88 Comuni ed i 4 consorzi di bonifica regionali. Non si entra in merito alla valenza della misura e ad i suoi giusti fini sicuramente positivi ma si chiede: “Se il contadino abbandona l’attività o, peggio, la sua azienda va all’asta, in poche parole..CHIUDE I BATTENTI, chi potrà giovarsi di tali miglioramenti infrastrutturali se poi nessuno ne potrà beneficiare in quanto tutti sono andati via? Se non viene salvaguardato chi vive, chi opera nei comprensori rurali a cosa potranno servire? In conclusione una cosa è certa, da tenere bene a mente e detta in diverse occasioni: “ Se chiude l’azienda del contadino monoreddito chiude l’agricoltura stessa con il suo territorio, l’ambiente, il turismo. Buon ferragosto a tutti.
Giorgio Scarlato
portavoce del Comitato spontaneo agricolo “Uniti per non morire”