Come si insegna nella teoria economica, l’innovazione è spinta da tre eliche (Etzkowitz 1997): il sistema pubblico, il sistema della ricerca e dell’università, il sistema delle imprese. È  proprio su quest’ultima elica che vorrei soffermarmi stimolato da una parte dalla grande partecipazione e spinta all’innovazione che ho visto da parte delle imprese che hanno partecipato a FORUM PA 2011, dall’altra da una crisi di rappresentanza riproposta dagli attuali rumors attorno all’uscita da Assinform di colossi come Microsoft e Cisco, che seguirebbero alla defezione di IBM nel settembre scorso e all’uscita di Assinform stessa da Confindustria Servizi Innovativi. Un riassetto quindi non da poco nel sistema delle associazioni imprenditoriali che si occupano di innovazione. Dopodomani infine l’Assemblea generale di Confindustria potrà essere (staremo a vedere) l’occasione per una grande presa di responsabilità dell’imprenditoria italiana verso lo sviluppo e l’innovazione.

Tre sono i temi principali sul tappeto. L’innovazione nel sistema del procurement pubblico, il ruolo delle imprese nell’e-government, le nuove opportunità che si aprono a fronte dello sviluppo di quelli che non sono solo nuove tecnologie, ma nuovi paradigmi tecnologici: il cloud computing, gli opendata e l’open government, la cosiddetta amministrazione 2.0.

In questo articolo mi soffermerò sul primo punto, quello degli acquisti di innovazione, rimandando a prossime occasioni il discorso sulla partnership pubblico-privato nell’e-government, che può trovare nuova linfa proprio dalle prospettive tecnologiche e che potrà beneficiare anche dell’iniziativa governativa verso il centro di e-gov di Torino, di cui Brunetta ci ha parlato nel convegno conclusivo di FORUM PA 2011.

Nell’organizzare FORUM PA 2011 ci siamo posti, per quanto attiene al primo punto, una domanda chiave: perché le aziende italiane, nonostante un grande potenziale tecnologico, non riescono a trasferire che in piccola parte innovazione nel sistema pubblico? Oppure, se vogliamo girare la questione, perché la PA, con tutto il suo sistema di acquisti e di gare, non riesce a comprare, se non in forma marginale, innovazione? La risposta non può essere univoca, ma il panorama che vediamo non è confortante.
La PA è il principale acquirente di tecnologie del Paese, ha quindi un ruolo decisivo di orientamento del mercato e di promozione dell’innovazione. Spesso però le funzioni acquisti delle amministrazioni non sono considerate come funzioni strategiche per la politica industriale e, conseguentemente, non fanno sistema.
Le modalità di costruzione delle gare risente spesso di un eccessivo formalismo, di un eccesso di burocrazia e di controlli ex-ante, di un atteggiamento rigido e difensivo che, per altro, non riesce a ridurre la piaga dei continui ricorsi né le scelte spesso dettate dal solo maggior ribasso. Le imprese ICT non riescono così a sviluppare il loro potenziale innovativo, le amministrazioni non riescono ad acquistare innovazione e qualità, il Paese si priva di una forte spinta alla modernizzazione.
Dopo l’assegnazione degli appalti spesso i controlli e i collaudi solo formali e la scarsa attenzione agli outcome non permettono l’accumulo delle esperienze e la crescita del sistema, che riparte ogni volta da zero. La cronica piaga data dal ritardo dei pagamenti peggiora ancora il panorama del procurement pubblico, rendendolo del tutto disadatto a promuovere l’eccellenza e l’immediata rispondenza alle sollecitazioni di un mercato in rapidissima evoluzione.

Questa situazione non può essere risolta prendendola solo da un lato: la PA deve certamente fare un deciso esame di coscienza e rivedere dalla fondamenta il sistema di procurement, introducendo quelle novità che sono già permesse dalle norme europee (penso ad esempio al dialogo competitivo, al sistema degli accordi quadro, ai concorsi di idee che sono l’unico sistema di mettere in piedi grandi progetti-Paese), ma sono ancora poco usate nella vita quotidiana delle amministrazioni; altrettanta strada deve fare però il sistema delle imprese che vedo in generale troppo poco proattivo nei confronti della PA. Per fare un solo esempio il nuovo CAD introduce delle grandi novità nella gestione documentale che mi pare non siano ancora state percepite dalle imprese, piccole e grandi, come opportunità di mercato.

Il tema è vitale per il futuro dell’innovazione nel Paese, noi di FORUM PA abbiamo cominciato a fare la nostra parte, costruendo, come nostro solito, tavoli informali di confronto di idee tra le parti e di proposte operative. Vi terremo informati.

di Carlo Mochi Sismondi – (da http://saperi.forumpa.it)

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