Una nuova ricerca ha rilevato che la stragrande maggioranza dei lavoratori che sono passati a un modello di lavoro ibrido afferma di aver notevolmente ridotto i burnout nella propria vita lavorativa.
Lo studio, condotto da International Workplace Group (IWG) su oltre 1.000 lavoratori ibridi, evidenzia come tre quarti di essi (75%) abbiano riportato una drastica riduzione dei sintomi da burnout – la sindrome derivante dallo stress cronico sul posto di lavoro – dopo essere passati a un modello di lavoro ibrido.
I dati della ricerca mostrano che il 72% dei lavoratori ha avuto episodi di burnout sul posto di lavoro prima di passare a un modello ibrido che prevedesse la ripartizione del tempo tra ufficio, spazi di coworking flessibili locali e la propria abitazione. Questa modalità ha permesso a molti lavoratori di non dover più affrontare lunghi spostamenti quotidiani per raggiungere l’ufficio, lasciando più tempo libero per concentrarsi sul proprio benessere.
Secondo lo studio, l’aumento del tempo libero ha portato a un migliore work-life balance (86%), a fare più esercizio fisico (54%), alla preparazione di pasti più salutari (58%) e a una migliore qualità del sonno (68%), fattori che contribuiscono a ridurre il rischio di burnout. Complessivamente, oltre due terzi dei lavoratori (68%) hanno dichiarato che la loro salute fisica è migliorata grazie al lavoro ibrido.
I lavoratori hanno anche riferito di sentirsi meno esausti (79%), meno stressati (78%) e meno ansiosi (72%), con un’ampia maggioranza dell’86% che ha affermato di affrontare meglio le proprie giornate grazie a un modello di lavoro flessibile.
Dato l’impatto estremamente positivo del lavoro ibrido sulla salute mentale e fisica dei lavoratori, non sorprende che tre quarti di essi (76%) abbiano affermato che il ritorno in ufficio cinque giorni a settimana influirebbe negativamente sul loro benessere.
Lo studio suggerisce inoltre che ciò potrebbe avere un impatto sulla produttività aziendale. Il 74% dei lavoratori ha dichiarato infatti di essere più produttivo quando lavora in modo ibrido, e altrettanti (76%) hanno riferito di sentirsi più motivati. L’85% dei dipendenti ha inoltre affermato che il lavoro ibrido ha effettivamente migliorato la propria soddisfazione lavorativa.
Le opinioni degli HR leader confermano questi dati: quattro su cinque (86%) affermano che il lavoro ibrido è ora uno dei benefit più richiesti e che aumenta la produttività dei dipendenti (85%) **.
Ciò riflette i risultati della ricerca condotta all’inizio di quest’anno dalla Banca d’Inghilterra, dalla Stanford University, dal King’s College di Londra e dall’Università di Nottingham, guidata dal celebre economista e accademico Nick Bloom. La ricerca ha rilevato che, per ogni giorno in cui un dipendente lavora in modo ibrido, la produttività dell’azienda aumenta di circa 19 mila dollari.
IWG, il più grande fornitore al mondo di soluzioni di lavoro ibrido con marchi come Spaces e Regus, ha aggiunto 867 nuove sedi a livello globale lo scorso anno per soddisfare la crescente domanda di lavoro ibrido.
Mark Dixon, CEO di IWG, ha dichiarato: “Il passaggio globale al lavoro ibrido porta non solo forti vantaggi finanziari e di produttività alle aziende e un miglioramento all’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti, ma anche significativi benefici per la salute sia fisica che mentale.
Ridurre gli spostamenti tra casa e lavoro permette ai dipendenti di avere più tempo per prendersi cura del proprio benessere e riduce le probabilità di andare in burnout. Le aziende devono tenere presente che, offrendo la possibilità di lavorare in modo flessibile, non solo avranno dipendenti più felici e in salute, ma anche più produttivi e motivati”.