Il prestigioso quotidiano britannico Financial Times ritiene che l’AD Fiat Chrysler Sergio Marchionne merita di vincere la sfida con i sindacati italiani, per modernizzare il modello di organizzazione del lavoro nelle aziende italiane della Fiat. La posizione di Marchionne “merita di prevalere” scrive il quotidiano finanziario, sottolinea inoltre che l’amministratore delegato ha promesso di investire 20 miliardi di euro nelle fabbriche italiane e di raddoppiare la produzione automobilistica entro il 2014 a condizione, però, che “i sindacati accettino contratti più flessibili e accordi che non prevedono scioperi”. In Nord America senza l’accordo tra la Chrysler di Marchionne e la United Auto Workers (UAW) il sindacato unico dell’auto in America, non ci sarebbero stati gli utili raggiunti dal colosso statunitense nel 2010. L’accordo prevede, inoltre, l’esclusione degli scioperi fino al 2015! Il quotidiano britannico, perciò, conclude la sua analisi, sottolineando che l’eventuale successo di Marchionne con i sindacati italiani, potrebbe rimettere in sesto una nuova cultura per l’intero sistema Paese. Questo comporterà il passaggio verso una nuova cultura maggiormente produttiva,competitiva ed innovativa per poter essere player decisivi nello scacchiere delle potenze economiche mondiali. Dal Salone dell’auto di Parigi, il top manager italo canadese aggiunge: “Togliete me e domandatevi se il problema e’ scomparso. Se rimane, allora cerchiamo di non collegare le due cose”. Parlando poi della necessita’ urgente di una svolta, l’ad del Lingotto ha aggiunto: “Quando si parla di cambiamento c’e’ un aspetto quasi romantico”, ma quando “poi coinvolge noi, allora non ci piace”. “La realta’ – ha sottolineato – e’ che il cambiamento non e’ facile. Se uno lo accetta come una grandissima opportunita’ per crescere va bene, ma se ci raccontiamo le stesse storie anno dopo anno e ci rendiamo conto che il resto del mondo va avanti e noi stiamo ancora indietro,a questo punto la domanda fondamentale da farsi e’: chi dei due si sbaglia? Ma siccome i numeri stanno dall’altra parte, questa convinzione teorica che ‘abbiamo ragione noi’, non vale niente”. Per Marchionne nel “difendere qualcosa che non interessa in nessuna altra parte del mondo, ci deve essere qualcosa di sbagliato”.
di Michele Antonucci