A pochi giorni dalla firma del Presidente della Repubblica al Decreto rinnovabili – che conferma gli incentivi del terzo conto energia solo per gli impianti allacciati al 31 maggio – permangono forti dubbi tra gli operatori del settore che chiedono a gran voce certezze normative per uno sviluppo stabile del settore. Con la pubblicazione delle linee guida regionali, dopo quelle nazionali, e del terzo conto energia, sembrava si stesse finalmente definendo un quadro normativo certo. Il Decreto rinnovabili fa invece ripiombare nell’incertezza gli operatori del settore.
Sono stati questi i temi al centro del workshop dal titolo “Nuove linee guida regionali: snellimento delle procedure e attenzione al territorio, la Puglia pioniera delle energie rinnovabili” tenutosi oggi alla Camera di Commercio e organizzato da Promem Sud Est in collaborazione con Monte dei Paschi di Siena.
«È giusto che, seppur in ritardo, siano fissati dei paletti e vengano attivati controlli sulla liceità di tutte le autorizzazioni e tutti gli impianti realizzati sino ad oggi, ed è necessario capire quanto, ed anche per quanto tempo ancora, il settore dovrebbe essere incentivato» ha dichiarato Mario Rubino, presidente di Promem Sud Est in apertura dei lavori. «Sta al Governo disegnare uno strumento normativo che tuteli lo sviluppo economico di uno dei pochi settori che in una congiuntura economicamente negativa ha mantenuto segnali di crescita, nel rispetto del territorio».
Stefano Tosi, responsabile Rapporti con Amministrazioni – Direzione Affari Istituzionali Terna, ha presentato lo scenario attuale delle richieste di connessione alla rete: «130.000 MW di richieste di connessioni di impianti a fonte rinnovabile pendenti presso Terna sono un numero assolutamente esorbitante e non veritiero. Si tratta, infatti, di una potenza superiore al doppio della potenza massima richiesta dal sistema elettrico italiano registrata nel 2010 (circa 56.000 MW). Terna non ha alcun problema a connettere alla rete elettrica di trasmissione nazionale tutti gli impianti che ne facciano richiesta, ma occorre far chiarezza alleggerendo il sistema da tutte quelle richieste che non hanno alle spalle un serio progetto industriale». E indica le condizioni: unica autorizzazione per impianti e opere di connessione e obbligo in capo ai produttori di accompagnare le istanze di autorizzazioni con congrue garanzie finanziarie a conferma della serietà dell’investimento.
«Il Decreto approvato dal consiglio dei Ministri il 3 marzo 2011 – ha spiegato Massimo Leone, amministratore delegato di Promem Sud Est – ha generato comprensibili perplessità soprattutto perché rischia di ledere diritti che si possono considerare acquisiti. Al contempo pone le premesse per far sì che il conto energia prosegua anche dopo aver raggiunto il tetto degli 8.000 MW previsto già dal precedente decreto come tetto massimo per agevolare impianti fotovoltaici tant’è che in più parti si fa riferimento ad un periodo successivo al 2012».« Gli operatori pertanto – ha continuato Leone – non dovrebbero scoraggiarsi ma prepararsi per essere pronti alla ripresa creando sinergie strategiche ed operative attraverso consorzi e contratti di rete che la Promem sta promuovendo proprio in questi giorni».
La Regione Puglia, confermandosi all’avanguardia in tema di energie rinnovabili, ha emanato in tempi record le linee guida regionali con il duplice intento di snellire le procedure per favorire le piccole installazioni e di arginare l’installazione di grandi impianti, definendo nel quadro territoriale le aree da tutelare.
«Le linee guida nazionali – ha specificato l’assessore alla Qualità del territorio della Regione Puglia Angela Barbanente – hanno introdotto importanti novità per favorire la conciliazione fra le politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio e quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili». Ma il Governo non ha ancora assegnato alle Regioni le quote minime di energia da fonti rinnovabili da produrre. «Nelle more dell’approvazione del Decreto sul burden sharing – ha proseguito Barbanente – la Regione Puglia ha individuato le aree non idonee cercando di “incrociare” obiettivi di tutela e impatti previsti per le specifiche tipologie di impianti per offrire agli operatori un quadro certo e chiaro di riferimento e un orientamento per la localizzazione dei progetti».
Azione valutata positivamente dal Presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini: «Abbiamo apprezzato l’approfondito lavoro della Regione Puglia, che per prima ha recepito le linee guida nazionali, nella scelta delle aree ‘non idonee’ per le diverse tipologie di impianti, un lavoro attento ai valori del territorio, che ha tenuto conto delle esigenze di tutela e di integrazione nel paesaggio. Ora ci aspettiamo che la Regione completi il quadro delle regole, intervenendo sulle procedure che riguardano gli impianti di grande taglia, quelli sottoposti a VIA al di fuori delle aree non idonee, in modo da dare certezze alle aziende e ai cittadini, attraverso criteri che permettano di integrare nel territorio gli impianti eolici, solari, da biomasse».
Ma ciò che preoccupa maggiormente è proprio la mancanza di certezza nel brevissimo periodo. «Un Paese dovrebbe avere un programma di medio e lungo periodo sulla politica energetica. La Germania programma investimenti sulle rinnovabili dal 2020 al 2050. L’Italia invece che fa? Un provvedimento che vale fino al 31 maggio e annuncia per giugno un nuovo decreto della durata di un anno» ha dichiarato l’assessore allo sviluppo economico Loredana Capone.
E la diretta conseguenza dell’incertezza normativa è la destabilizzazione delle linee di credito.
«Il sistema bancario – ha reso noto il capo area di Banca Monte dei Paschi di Siena Carlo Desiderio – deve rispondere in modo concreto alle esigenze finanziarie delle aziende e dei privati che intendano realizzare impianti di produzione da fonti rinnovabili. Come Banca MPS sosteniamo gli sforzi finanziari derivanti dagli investimenti in questo settore, con il pacchetto “Welcome Energy”, destinato alle aziende che intendano acquistare ed installare impianti fotovoltaici, e con il finanziamento “Prestisole”, dedicato invece a tutti i soggetti privati». «Grazie a queste tipologie di finanziamento mirato ad oggi sono stati effettuati moltissimi interventi – ha proseguito Desiderio – a dimostrazione del fatto che Banca Monte dei Paschi di Siena è in grado di fornire un’assistenza sempre più innovativa e competitiva, in un’ottica di collaborazione e sostegno verso il territorio della Regione Puglia».
La regolarizzazione normativa è solo il primo passo: «Non e’ la promulgazione di leggi esemplari e avanzate che determina automaticamente la reale applicazione da parte degli Enti Locali – ha dichiarato Pasquale Capezzuto, presidente Associazione Energy Manager ed esperto in Gestione dell’Energia del Comune di Bari – . Nella nostra realtà regionale la gestione dell’energia a livello comunale e’ deputata agli uffici tecnici e/o ambientali gravati da mille altre incombenze e non specificatamente indirizzati alle problematiche energetiche ed ambientali, oltre che sprovvisti nella quasi totalità dei casi di figure professionali dotate di competenze professionali in materia. Ciò ha determinato e determina a livello regionale una generale disapplicazione delle normative in materia di efficienza energetica e uso di fonti rinnovabili».
Diverse le proposte giunte dal mondo delle imprese per la stabilizzazione del settore, emerse durante la tavola rotonda: interventi coordinati tra le parti in causa (aziende, associazioni ed istituzioni), logiche di sviluppo economico e tecnologico, accordi di programma e piani di miglioramento socio-economico concordati con le amministrazioni locali, bandi annuali regionali per le graduatorie delle autorizzazioni a terra e oltre i 1.000 kW in copertura, attività di vigilanza, avvio di una campagna di informazione scientifica per tutta la comunità sulle reali opportunità, vantaggi e svantaggi delle rinnovabili, creazione di gruppi di acquisto solidali.
Tra i suggerimenti, anche la valorizzazione di tutte le fonti energetiche rinnovabili; Roberto Zizzi, membro della Commissione Regionale Energia WWF e portavoce dell’Associazione AIPO, ha sollevato una osservazione in merito alle opportunità offerte dal recupero ai fini energetici dei sottoprodotti agricoli e forestali (biomasse) presenti in regione e non ancora valorizzati. «Lo studio di fattibilità finanziato dal MiPAAF all’AIPO sostanzialmente ha dimostrato che realizzare delle apposite piattaforme di raccolta, lavorazione e preparazione dei soli scarti e sottoprodotti olivicoli ed oleari (ai quali si possono aggiungere ulteriori scarti e sottoprodotti agricoli presenti in zona), con un cogeneratore della massima potenzialità di 1 MWe, porta al territorio ospitante, oltre ai benefici ambientali per il corretto smaltimento degli scarti, un guadagno economico per costi evitati, di 9-10 Mln di € all’anno».