Siamo nel bel mezzo della bufera che da qualche anno colpisce il mondo e che da qualche settimana, in maniera conclamata, colpisce l’Italia.
L’Italia, si sa, detiene il poco invidiabile primato di essere la terza economia al mondo per debito sovrano dopo USA e Giappone. Decenni di sperperi, di malaffare, di malgoverno hanno portato l’Italia sull’orlo del baratro e in balia dell’ondata speculativa che si sta abbattendo su tutte le borse del mondo, specialmente quelle occidentali.
La politica non sembra essere in grado di dare delle risposte vere se non mettersi alla ricerca affannosa di quei soldi che servono a rattoppare quei buchi, anzi quelle falle, che stanno rischiando di far affondare la nave.
Nessuno oggi dei politici e delle forze politiche presenti in Parlamento e non, ha proposte che vadano oltre il tamponare l’emergenza. Non c’è luce di speranza in quello che si dice, l’unica cosa che si persegue è il riordino dei conti pubblici e, in qualche maniera, dei conti delle banche che pure, in questi anni, hanno speculato alla grande sul debito sovrano degli stati reinvestendo anche in titoli spazzatura che oggi sono buoni solo per l’inceneritore.
Si è detto che le banche italiane sono state più brave nel non rischiare, si è detto che l’economia dell’Italia in fondo è solida grazie alle PMI e grazie, soprattutto, al risparmio delle famiglie. La realtà è che, qualsiasi decreto venga fuori dalle mani del Governo con il contributo di parti sociali e opposizione, quel decreto metterà un po’ d’ordine (ce lo auguriamo) nei conti pubblici e nei conti delle banche, ma getterà nello scompiglio i conti in tasca di ciascuno di noi. E sì, perché a prescindere da ogni proclama di maggioranza e opposizione, alla fine le mani le verranno a mettere nelle tasche di ciascuno stroncando forse per sempre il potere d’acquisto dei singoli (che forse correranno ancora ad indebitarsi) e la competitività delle aziende allontanando il fallimento dello stato, ma avvicinando terribilmente quello delle famiglie e delle imprese.
Uno stato così non ha prospettiva. E ci parlano di evasione, è vero c’è e va combattuta, ma non lo si può fare con gli studi di settore che provano a ”rubare” 1000 euro là, 5000 più in là, 10000 qui vicino. Lo si fa con controlli veri fatti non in poltrona e con modelli matematici, ma con delle verifiche vere e serie.
Insomma il nostro stato deve diventare “serio”. I nostri enti locali ancor di più.
Altrimenti gli unici che non avranno più conti da fare saranno proprio gli italiani.
Buon Ferragosto !
Michele Dell’Edera
http://www.micheledelledera.it