Ho letto con molta attenzione il puntuale resoconto dell’azione di Governo che Palazzo Chigi ha pubblicato sul suo sito, anche se poi è stato repentinamente tolto ed in questo momento (sono le 10.00 del 4 gennaio) è introvabile, come sono introvabili le schede che erano lì allegate su ambiente, cooperazione internazionale, politica estera, funzione pubblica, giustizia, ordine e sicurezza pubblica, lavoro e politiche sociali, beni e attività culturali, politiche agricole, sviluppo economico, rapporti con il parlamento e salute.
In questo breve editoriale, il primo dell’anno nuovo, vorrei proporre un commento relativo esclusivamente all’economia digitale e alle politiche industriali che lo sviluppo di questo settore fondamentale per la ripresa richiedono. Sono infatti sempre più convinto, esaminando anche le azioni puntuali dei Governi delle principali economie mondiali, che la chiave della ripresa sia lì e che da parte nostra ci sia una radicata e tenace sottovalutazione di questo settore.
Partiamo da quel che il Governo dice di sé stesso. La parola “digitale” compare una sola volta nelle 18 pagine del documento, associata ad Agenda, ma riferita solo alla modernizzazione della PA e alla semplificazione dei rapporti tra Istituzioni e cittadino; “Internet”, “banda larga”, “economia digitale” non compaiono mai, tantomeno nel lungo capitolo che parla della competitività del Paese che è centrato su temi certo importanti, ma completamente diversi: liberalizzazioni, protezione della concorrenza, semplificazioni, energia, relazioni industriali sulla produttività, ecc. Complessivamente la sensazione che si ha è che le politiche per l’economia digitale non sono state considerate una priorità, nonostante il provvedimento sull’Agenda Digitale approvato in extremis dal Parlamento. Non posso rimandarvi alla scheda “Sviluppo economico” perché come dicevo è introvabile sul sito, ma dalla lettura che ne ho fatto l’assenza a qualsiasi riferimento all’economia digitale era evidente.
In realtà in questo anno si è fatto piuttosto poco, molto di più ci aspettavamo quando fu istituita la cabina di regia per l’Agenda Digitale, molto di più ci aspettavamo dall’Agenzia per l’Italia Digitale che ancora non è effettivamente partita nonostante sia stata istituita più di sei mesi fa (con il Decreto Sviluppo 2012 del 15 giugno 2012), ma non si può dire che non si sia fatto nulla. Il citato decreto “Crescita 2.0”, di cui abbiamo più volte scritto anche in modo critico, è comunque un punto di partenza (dicemmo che forniva una serie di mattoni utili avendo un progetto, un piano finanziario ed una governance); un responsabile stimato ed autorevole come Agostino Ragosa ha preso il comando delle operazioni, uno straccio di piano per la larga banda c’è, un’azione di implementazione del CAD pare sia ripresa (si vedano le recenti circolari del Ministro della Pubblica Amministrazione). E allora perché questo tema eminentemente strategico è così sottovalutato in un documento che dedica tre delle sue diciotto pagine ad un’azione tattica come la spending review e ben più corpose citazioni a innovazioni del tutto marginali, come ad esempio aver inviato i compiti della maturità in via telematica?
Le autorappresentazioni, più ancora delle dichiarazioni ad hoc, sono sempre interessanti e utilissime per capire le reali attribuzioni di valore dei soggetti. In questo caso quel che ne esce, quali che sia l’elenco invero abbastanza deludente dei provvedimenti presi, è l’incomprensione del fenomeno dell’economia digitale come traino dell’intera economia di un Paese avanzato. Finché sarà così non avremo speranze di crescita né di creare nuova occupazione per i giovani, né di riposizionarci rispetto alle economie concorrenti.
Il compito che FORUM PA si è preso, nel suo ruolo non politico, ma di stimolo continuo alla politica, all’industria e alla cittadinanza attiva, è quello di ribaltare questa incomprensione e di mettere quella che ci piace chiamare “l’economia della rete”, portatrice di vero sviluppo sostenibile, al centro dei programmi di Governo. Se non lo è stata per questo, lo sia almeno per il prossimo.
di Carlo Mochi Sismondi
(da saperi di Forum PA)