Un aumento delle aliquote fiscali in Italia non è attuabile, mentre si dovrebbe puntare a un controllo selettivo della spesa. E’ quanto ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel suo intervento a una lezione sull’euro all’Università Cattolica di Milano. ”Aumentare le aliquote fiscali – ha detto Draghi – è fuori discussione: comprometterebbe l’obiettivo della crescita, sottoporrebbe i contribuenti onesti a una insopportabile vessazione. Le aliquote andrebbero piuttosto diminuite, man mano che si recuperino evasione ed elusione”.
Per Draghi ”non resta che il controllo della spesa, ma un controllo selettivo, orientato innanzitutto dalla distinzione fra ciò che favorisce la crescita e ciò che la ostacola. Scelte politiche sagge non possono che poggiare su una valutazione capillare degli effetti anche macroeconomici di ogni voce di spesa”. Il governatore della Banca d’Italia ha sottolineato che ”il problema dell’economia italiana, non è mai superfluo ricordarlo, è la difficoltà strutturale a crescere. Il compito, difficile, della politica economica è cambiare questo stato di cose riducendo al tempo stesso l’incidenza del debito pubblico sul prodotto. Ripristinare rapidamente un solido avanzo primario e non sottrarsi all’esigenza di mettere in campo interventi che sostengano strutturalmente la crescita, questa è la sfida”.
”Il debito pubblico italiano, già molto alto, è salito ancora – ha affermato il governatore -. La sua gestione è stata prudente: ne è stata progressivamente allungata la vita media residua, pur in un contesto che rimaneva incerto e volatile”. Per Draghi ”la situazione patrimoniale di imprese e famiglie è nel complesso solida. La propensione dei risparmiatori verso strumenti finanziari ad alto rischio è bassa. L’indebitamento è contenuto, anche se concentrato in passività a tasso variabile, intrinsecamente più rischiose”.
”Senza l’Unione (europea, ndr) – ha detto ancora Draghi – il semplice coordinamento di decisioni nazionali non avrebbe prodotto risultati altrettanto rapidi ed efficaci. Alcuni Paesi, incluso il nostro, potevano essere travolti dalla crisi”. Draghi ha spiegato che ”alla crisi globale degli ultimi tre anni la politica monetaria dell’area ha dato una risposta pronta, decisa. Le aspettative d’inflazione sono rimaste saldamente ancorate anche nel pieno della crisi, permettendo di agire per preservare il funzionamento dei mercati, sostenere il credito, evitare il tracollo dell’economia. I tassi di mercato monetario sono stati portati vicini allo zero e sono state adottate misure eccezionali di creazione di liquidità”.
Il governatore della Banca d’Italia ha poi tracciato un bilancio sulla moneta comune europea: ”La costruzione monetaria europea funziona. L’euro non e’ in discussione”, ha sottolineato. ”L’euro – ha ricordato Draghi – è oggi la seconda valuta internazionale: la sua incidenza nelle riserve valutarie mondiali è del 27 per cento. Prima dell’Unione, quella delle valute sostituite dall’euro era cumulativamente del 18 per cento”.
”Gli effetti di questa crisi sono destinati a durare per molti anni – ha poi osservato -. Gli sforzi di alcuni Paesi nel risanamento dei conti pubblici o nella riorganizzazione del settore bancario dureranno a lungo. Non è una battaglia che si vince in un giorno”, ha concluso Draghi.
(fonte Adnkronos)