La seconda edizione del Forum regionale sul Turismo, oltre a far bandiera del nuovo portale: “viaggiareinpuglia.it”, fortemente voluto dall’Assessore al Turismo e Industria alberghiera, Massimo Ostillio, si è aperta con dato confortante e per certi versi impegnativo, per la carica di aspettative e di responsabilità messe in moto. Per la prima volta la Puglia è percepita come meta di riferimento, ancor più e meglio della destinazione Italia. Per una serie di felici convergenze, certo determinate anche dall’azione programmatica perseguita, la Puglia si ritrova a vivere un momento particolarmente attraente.
C’è quindi un’onda da cavalcare. Un vento da cogliere, per posizionarsi al meglio e cominciare a diventare timonieri delle rotte tracciate. E’ il momento di tirar fuori coraggio e ambizioni e di decidere su quali tipi di turismi puntare. Se continuare ad accontentarsi dei flussi di prossimità e degli effimeri risultati di facciata prodotti o se, invece, investire con determinazione nella qualificazione di un’offerta turistica capace di competere sui mercati e di produrre concretamente reddito e crescita.
Dopo 15 anni la Regione si dota, finalmente, di un nuovo Piano strategico per lo sviluppo turistico in Puglia. Si è detto un’inversione di tendenza, volta ad avere uno sguardo programmatico più lungo e più profondo, rispetto alle precedenti esperienze. Uno studio analitico delle criticità, per fare leva su interventi mirati e soluzioni efficaci.
Finalmente un documento ricco di stimoli, poco auto-celebrativo, e piuttosto ambizioso negli obiettivi fissati. Uno strumento prezioso per gli operatori del settore, da utilizzare quasi come una sorta di manuale.
La Puglia va, ma gli indicatori già ci dicono che c’è da recuperare il flusso straniero. Il 2007 sul 2006 segna un +8% di vacanze italiane in Puglia, ma un -7,5% di vacanze straniere. Lo straniero oggi rappresenta in Puglia solo l’1% di quelli in arrivo in Italia. Un po’ poco.
La Puglia va, ma il tasso di occupazione lordo è ancora del solo 24% nell’alberghiero e del 10% nell’extra-alberghiero. Dato che il 79% delle presenze è concentrato nei tre mesi estivi, e di questo ben il 58% in luglio e agosto.
La parola d’ordine,quindi, resta: destagionalizzare. Perché i margini di crescita ci sono e sono tanti, ma vanno cercati, conquistati e consolidati. Le posizioni di attesa non pagano più. Troppo tempo si è speso nel tirare a campare. La concorrenza è spietata. Investimenti e promozione vanno tarati con decisione su periodi lunghi. Una sfida alquanto improbabile, in una regione come questa ricca di campanili e di chiese spesso chiuse; povera di infrastrutture, ma non di risorse; a corto di innovazione, ma non certo di saccenteria.
L’individuazione dei Distretti è senza dubbio tra i punti qualificanti del piano. Distretti culturali, industriali o comunque produttivi intesi come unità di misura di filiere e reti di un particolare territorio. E dei Metadistretti o Metaprodotti quali chiave di interpretazione coerente del processo evolutivo verso i Sistemi Turistici Locali.
Questo modello di sviluppo trova corrispondenza nella scelta del concetto di “Puglia Slow Tourism”, che vuol dire recupero dell’entroterra e creazione delle condizioni per trattenere il turista e di come allungarne la permanenza. La valorizzazione delle colline, quale complemento ed estensione dell’offerta turistica balneare: attrattiva comunque primaria della nostra regione. L’entroterra, insomma, come risorsa senza eguali di proposte originali, di prodotti tipici, di tradizioni suggestive e scrigno di un patrimonio culturale incontaminato.
Dobbiamo imparare ad avere più dimestichezza anche con le tecniche di marketing. Quando affermo che la promozione turistica per i croceristi va fatta in mare, non penso certo a come intercettare meglio la fugace permanenza di mezza giornata a Bari. Bensì a come cogliere al massimo l’opportunità di promuovere la Puglia, con un’impareggiabile azione di direct-marketing a 4 – 5mila persone ogni settimana, con un indice di attenzione altissimo (dalla nave non si può andar via). Il Forum ha visto tra i relatori il Direttore Generale di Club Med Italia. Ci pensate a una convenzione per avere una serata a tema Puglia, ogni settimana, in tutti i villaggi nel mondo del colosso francese? Quale sorta di spot e di passaparola?
Se la parola d’ordine è destagionalizzare, l’imperativo dovrà essere “fare presenze”. Che vuol dire moltiplicare le notti di permanenza o i pasti consumati. Il turismo di prossimità va bene, ma la lasagna in spiaggia non produce valore. Finalmente abbiamo un portale. E siccome siamo bravi a farci del male, le polemiche fanno già cronaca. C’è chi si lamenta dell’assenza di locali notturni e chi degli agriturismi. Mi verrebbe da dire che se gli agriturismi sono quelli a 300-400 posti, in pratica “sale ricevimenti” all’angolo della statale, nouvelle cuisine rigorosamente scongelata e vino rosso frizzante della casa, beh francamente forse è meglio che non ci siano.
Lo dico perché mi piacerebbe ci fossero circuiti e marchi per B&B e Agriturismi dell’entroterra, con standard e servizi di qualità, per arricchire e completare la segmentazione di un’offerta ricettiva diffusa, insieme ai circuiti delle Masserie di Puglia, delle Dimore Storiche, delle Locande e delle Cantine Storiche. Tutte funzionali a un prodotto a marchio Puglia, nel contesto interregionale e transnazionale di un progetto, per esempio, come “I Tesori dell’Adriatico”, che vede la partecipazione delle regioni e dei Paesi prospicienti l’Adriatico.
Lo dico perché non mi sta bene che le Fattorie Didattiche, quanto di più affascinante per forza dell’offerta e qualità del servizio, un vero e proprio investimento nelle generazioni più giovani, vengano utilizzate l’arco di un mattino o tutt’al più di una giornata. Bisogna trovare il modo di poterle declinare al moderno concetto di “colonia” per i nostri figli e per quelli di altre regioni, a cominciare dal Nord. Con soggiorni settimanali o quindicinali. Magari convenzionati con qualche stabilimento balneare, ma capaci di produrre notti di soggiorno e pensioni complete.
Abbiamo settori a margine di crescita elevati come il Benessere, la Nautica, la Cultura e l’Arte. Ma perché lo stabilimento termale di Margherita di Savoia non deve poter competere con Abano Terme o Salsomaggiore? E pensare che qui abbiamo spiaggia, mare, le annesse Saline Storiche e l’adiacente Zona Umida, ricca di fenicotteri rosa, aironi cinerini e cavalieri d’Italia. Tanto si è già detto degli ambasciatori “olio” e “vitigni autoctoni” di Puglia o di quella straordinaria rete connettiva rappresentata dai tratturi della transumanza, le antiche autostrade del latte.
Va speso più di un accenno, invece, sui “prodotti” dalla forte carica emozionale e dalla marcata vena devozionale, come le strade dei pellegrini verso i più o meno conosciuti santuari di Puglia. E’ tempo che anche in questo segmento si diventi artefici del proprio futuro. La gestione dei flussi religiosi, da e per la Puglia, deve avere una regia locale. Essere a 900 km. di distanza dal più importante T.O. del settore, vuol dire rimanerne ai margini delle attenzioni programmatiche. C’è bisogno di tutta la passione locale per far vivere un itinerario sull’asse di una “via Lucis”, che colleghi la Cattedrale di Troia, in Capitanata, e i suoi Exultet che celebrano il cero pasquale; la Cattedrale di Ostuni col suo profilo ondulato e il bianco accecante della sua città; e la Cattedrale di Otranto con la policromia del suo magnifico mosaico pavimentale di oltre 600 metri quadrati? I tre Rosoni più incantevoli di Puglia, che da soli valgono l’avvio di un viaggio all’insegna della “luce”.
La Puglia ha bisogno di essere amata. Uno dei modi è imparare a comunicarla meglio, guardandola attraverso gli occhi dei suoi artisti, dei suoi storici, dei suoi personaggi più illustri. Imparare a proporla non solo attraverso i riflessi del mare o della sua pietra. Ma anche con la luce catturata nelle tele di De Nittis a Palazzo della Marra a Barletta, negli scorci mediterranei moderni dell’arte di Pino Pascali o nei riverberi preziosi degli Ori del MarTa a Taranto. O ancora nei ritmi esaltanti della “taranta” e in quelli decisamente più melodici dei Negramaro.
Facciamo in modo che la Puglia, come dice Pina Belli d’Elia, un’innamorata consapevole di questo territorio: “torni ad essere una regione per gente dal palato fino”. Se lo merita e ce lo meritiamo anche tutti noi.
di Antonio V. Gelormini