Lo sfregio di apporre le ali del celebre baffo sulle magliette della nazionale tedesca, quello no. Non gli è riuscito. Ma la stoccata di fare propri 1.280 punti vendita in Cina, a pochi mesi dal ghiotto appuntamento delle Olimpiadi di Pechino, la Nike riesce ad assestarla ai nemici di sempre dell’Adidas.
Con l’acquisizione dell’inglese Umbro, gli americani della Nike si riportano in posizione leader sul mercato mondiale dell’abbigliamento sportivo. Un duello, quello con i tedeschi, che non conosce tregua e che si combatte a suon di miliardi e di conquista di marchi concorrenti. Far proprio il colosso del basket Converse era stato un bel colpo, ma l’Adidas aveva reagito facendo addirittura il cosiddetto gol in casa degli avversari e mettendo le mani nientemeno che su Reebok. Oggi Nike riprende distanza e con l’avvincente e costoso shopping londinese chiude, per il momento, la partita a suo favore.
Ben 285 milioni di sterline, pari ad oltre 400 milioni di euro, il conto finale impresso sugli scontrini. In gioco è soprattutto l’appetibile fetta del business del pallone. Dai mondiali alle Olimpiadi, dai Campionati nazionali alla Champions League, fino all’appuntamento più prossimo degli Europei di calcio. Adesso bisognerà incrociare le dita e sperare che l’incerta qualificazione della nazionale britannica, si incanali su binari più tranquilli. Anche perché, da tempo, il risultato di ogni partita dei whites si ripercuote implacabilmente sulle quotazioni in borsa dei suoi sponsor.
Nei quartieri alti del colosso tedesco, invece, le dita restano incrociate per ben altri motivi. Sperano che la devastante azione a tutto campo della Nike, non arrivi a toccare l’ultimo baluardo dell’Adidas. Le casacche delle terne arbitrali. In caso contrario, non ci sarebbe mo-viola che tenga. Darsi all’ippica sarebbe inevitabile.
di Antonio V. Gelormini