E’ francese come Platini (ma nato a Parigi) con sangue polacco come Boniek. Si direbbe amico dei Moschettieri d’oltralpe (Bernheim, Bolloré, Ben Ammar) protagonisti delle vicende finanziarie italiane, ma il suo sodalizio con Giovanni Bazoli e con Intesa è di lunga data e piuttosto solido. Tanto da essere diventato, da tempo, il primo socio privato di Intesa Sanpaolo con il 5,9%.
 
L’impero di Romain Zaleski, la Carlo Tassara spa, può esibire un ventaglio di partecipazioni di tutto rispetto: da Mittel a Telecom, da Generali a Fonsai, da Edison a Asm Brescia, fino ad Ubi, Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca, che da oggi pesa ben oltre il limite canonico del 2%.
 
Una presenza destinata a far sentire la propria influenza sugli equilibri tra Unicredit-Capitalia e la stessa Intesa Sanpaolo, attraverso il consolidamento di un intreccio che passa inevitabilmente per Mediobanca-Generali. E che a scanso di equivoci ha già raccolto il benvenuto sibillino del presidente del Consiglio di sorveglianza di Piazzetta Cuccia, Cesare Geronzi: “Siamo contenti che un investitore amico abbia deciso di investire nella banca”.
 
Una scelta che contribuirà non poco a definire che piega dovrà prendere l’azione comune di Geronzi e Bazoli, impegnati a trovare la via d’uscita allo stallo della governance di Telecom, che al momento vede l’arrocco non dichiarato sui nomi di Franco Bernabè, come ad e di Gabriele Galateri di Genola alla presidenza.
 
La strategia di Zaleski si avvia a diventare complemento di forza del disegno strategico di Giovanni Bazoli, che già prima dell’annuncio del matrimonio dell’anno, tra Unicredit e Capitalia, aveva avviato le grandi manovre, per fronteggiare il posizionamento dello schieramento antagonista. Gli arrivi in Mediobanca della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, dell’immobiliare Zunino e del fondo-locusta Amber, sono speculari a quelli attesi di Fininvest, Mediolanum, Benetton e Popolare Vicenza.
 
La partita, che per fortuna si giocherà lontano dalle turbolenze dei campi di calcio, si preannuncia estremamente tattica. E Cesare Geronzi, sin da quando la Roma acquistò Boniek dalla Juventus, sa bene quanto convenga avere sempre un polacco in squadra.
 
di Antonio V. Gelormini

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