Andare a “soletta” come una Ferrari, con una Ferrari nel cantone svizzero di Soletta, può riservare brutte sorprese. Soprattutto se davanti ti si para, quasi all’improvviso, il classico e tranquillo prototipo dell’elvetico al volante. Imperturbabile, auto rigorosamente pulita, giubbotto in pelle, guanti a dita mozze e andatura da crociera. L’impatto è inevitabile.
Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, avrebbe voluto evitarlo. Ma non era alla guida di uno dei suoi modelli di successo, sfornato da Mirafiori, da Cassino o da Termini Imerese. La sua Ferrari non gli ha dato tempo, ha tamponato il crocerista inconsapevole, regalandogli il brivido di una spinta mai vissuta, e poi è andata a stamparsi sul guardrail di fronte.
“Wow”, pare abbia esclamato l’impassibile elvetico, scendendo dalla macchina per verificare cosa fosse successo. “Eh sì, wow!”, ha replicato riflessivo un illeso Sergio Marchionne, mentre osservava cosa avesse combinato e quale pericolo avesse scampato.
Una Ferrari distrutta (solo il suo esemplare), ma una precisa quanto utile lezione, fatta propria e messa a profitto al successivo workshop, a cui non è mancato, organizzato nei pressi di Zurigo da un Istituto di credito svizzero. Le vendite della Fiat hanno il vento in poppa. I dati mensili e trimestrali continuano ad essere saldamente positivi. Il successo corre, quasi come una Ferrari. Ma sarà bene che il mercato dell’auto in generale faccia altrettanto.
La corsa in solitario potrebbe illudere di essere su una Ferrari e con l’acceleratore schiacciato a soletta, prima o poi, l’impatto col concorrente troppo lento potrebbe essere, ancora una volta, inevitabile.
di Antonio V. Gelormini