Alla Borsa elettrica italiana non è stato installato alcun salvavita. Non è stata prevista l’adozione di alcuna forma di stabilizzatore di quotazioni. Pertanto, in caso di eccesso di rialzo o di un improbabile sforamento al ribasso, non scatta nessun relais di chiusura. E le fluttuazioni diventano più pericolose dell’alta tensione.
Il mondo dell’energia è in corto circuito. Sono saltati tutti i parametri di riferimento. Allarmismi, revisionismi e funambolismi si alternano a paradossi, illusioni e ricette miracolose. Si denuncia l’eccessiva dipendenza dal gas e si inondano le pagine pubblicitarie di inviti alla riconversione degli scaldabagni elettrici. Paghiamo la bolletta più cara in Europa, ma scopriamo che con gli scioperi in Francia e l’assenza di vento per gelo in Germania, l’energia più a buon mercato è quella prodotta in Italia con il metano.
E’ in atto una sorta di ”meridionalizzazione” dell’assetto produttivo nazionale. L’abitudine a “fare di necessità virtù” ha reso, alla lunga, il sistema italiano più elastico. A furia di dover lottare quotidianamente, per trovare soluzioni di approvvigionamento o far fronte a imprevisti sempre più frequenti, siamo diventati più flessibili, rispetto alla mastodonticità degli impianti nucleari francesi ed alla staticità dell’eolico tedesco in mancanza di vento.
E così, incredibile ma vero, nel contingente di un’emergenza di portata europea, la leggerezza produttiva italiana diventa competitività spiazzante. Siamo tutti rapiti dalla sorpresa e stupiti a bocca aperta dagli effetti speciali.
Resta, però, il mistero. Se trattasi di un falso contatto o se qualcuno ha sbagliato a collegare i fili nel predisporre l’impianto.
di Antonio V. Gelormini