Ha poco da puntare i piedi Letizia Moratti. La discesa in picchiata di Alitalia verso Fiumicino non ha alternative. Il piano di salvataggio, o meglio definito “di sopravvivenza”, prevede la presa di distanza da Malpensa e lo scontato taglio di esuberi del personale.
Inutile girarci intorno. Piuttosto che impiegare tempo a raccogliere firme autorevoli per un manifesto utile a sensibilizzare l’opinione pubblica, ma senza influenza alcuna sul piano operativo di soluzioni adeguate, bene farebbe, la lady di ferro milanese, a cambiare quota e passare ad un livello più pratico di intervento.
Ormai, lo si è capito, il percorso tracciato dal presidente, Maurizio Prato, ha segnaletica franco-tedesca. Agli acquirenti potenziali un hub nel Nord Italia non è gradito. Dà fastidio a piazze come Lione, Parigi, Francoforte o Monaco. Il sacrificio di Malpensa, quindi, è nella logica delle cose. Se davvero esiste un interesse di altre compagnie estere alle piste dell’aeroporto insubro-milanese, questo è il momento di spingerle a scendere in campo. O meglio di atterrare su Malpensa.
Il sindaco di Milano si decidesse a fare sistema con quello di Varese, con le Amministrazioni Provinciali, i soggetti pubblici e privati del tessuto economico-finanziario lombardo, le Associazioni di categoria, le rappresentanze sindacali e con la stessa Regione Lombardia, per favorirne l’insediamento più volte minacciato.
L’unico deterrente rimasto a disposizione, per contrastare i piani di Air France-Klm e Lufthansa, resta una sana e proficua promozione della libera concorrenza. Ad avvantaggiarsene sarebbero davvero in tanti. Primi fra tutti, i passeggeri, gli operatori e le maestranze in genere.
Se così non è, sarebbe due volte colpevole chi continuasse ad operare per allungare, senza prospettive, l’agonia relativa ad una cronaca di morte annunciata. In tal caso, senza esitare, si cominciasse a studiare come ripensare Malpensa e in che modo riuscire a specializzarlo. In funzione della compresenza a pochi chilometri di distanza di Linate e di Orio al Serio. E di farlo prima che ricominci la grigia stagione delle nebbie.
di Antonio V. Gelormini