Digitalizzazione, interoperabilità e archiviazione del dato per avanzare nel decennio digitale europeo 2030
Milano – Nel corso del convegno organizzato dalla Siav Academy, “Il paese nel contesto del decennio digitale europeo 2030. Lo stato dell’arte alla luce dei nuovi regolamenti europei e degli obiettivi del PNRR”, dedicato alla trasformazione digitale del Paese, è emersa la necessità di una PA meno complessa e con maggiori competenze tecniche, comunque consapevole di essere all’avanguardia e più avanti su certi aspetti rispetto all’Europa.
L’incontro, che ha avuto luogo a Roma presso Palazzo Corsini, sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei e ha visto la partecipazione di importanti relatori istituzionali come il sottosegretariato all’innovazione e il direttore generale dell’AgID, e di primarie organizzazioni pubbliche tra le quali INPS, INAIL, PagoPA, IPZS, ANAC, Agenzie delle Entrate, Infocamere e AssoCertificatori, ha rappresentato un’importante occasione di confronto e dibattito sui nodi e sugli scenari della trasformazione digitale in Italia alla luce del decennio digitale europeo 2030, delle opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dell’evoluzione del quadro normativo nazionale ed europeo.
Nel nostro Paese, nonostante la PA abbia già compiuto progressi significativi nella digitalizzazione negli ultimi anni, c’è ancora molto da fare per migliorare ulteriormente, soprattutto alla luce dell’opportunità che arriva dai fondi Next Generation EU tramite il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che ha messo a disposizione risorse finanziarie da parte dell’Unione Europea per 191,5 miliardi di euro di cui 68,9 per risorse a fondo perduto.
Di questi fondi, ben 120 miliardi sono a disposizione per progetti relativi a digitalizzazione ed ambiente ed oltre 6 miliardi di euro sono stanziati per la completa digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Dalla giornata, che ha visto la partecipazione di oltre cento iscritti selezionati tra professionisti che operano nella Pubblica Amministrazione, è emersa la necessità che le PA e le organizzazioni private, sia a livello nazionale sia a livello europeo, impegnino risorse per risolvere quelle problematiche relative alla interoperabilità, archiviazione e conservazione dei documenti.
Nell’ambito dell’interoperabilità risulta fondamentale la condivisione di un’identità digitale, tema che vede l’Italia in una posizione migliore rispetto al resto dell’Europa, grazie ad uno stato avanzato del cosiddetto wallet digitale.
Si tratta di un contenitore digitale che quando sarà a regime conterrà sia l’identità derivata, ovvero i dati anagrafici, sia attributi pubblici, ovvero le informazioni e i documenti emessi dalla PA, sia i cosiddetti attributi privati, l’insieme cioè dei documenti che derivano da rapporti con realtà private, come le assicurazioni, gli strumenti di pagamento, ecc.
“Abbiamo organizzato una giornata di lavoro con gli attori e delle Istituzioni e delle PA al fine di dibattere e capire lo stato dell’arte del processo di digitalizzazione nel nostro Paese, che ha il merito di aver realizzato passi molto importanti, delle eccellenze in ambito internazionale”, commenta Alfieri Voltan, Presidente Associazione Siav Academy. “Basti pensare, per esempio, alla conservazione digitale, alla fatturazione elettronica, allo SPID, al protocollo informatico, alla posta elettronica certificata. Tutte iniziative che rendono l’Italia un’eccellenza in ambito internazionale. Non ci sono, ad oggi, altri Paesi che abbiano degli strumenti così ben fatti e completi”.
Interoperabilità e archiviazione sono stati i temi affrontati in specifiche tavole rotonde.
Per quanto riguarda il tema dell’interoperabilità, è emersa l’importanza della condivisione dei dati tra le pubbliche amministrazioni per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e l’efficientamento dei servizi.
È stato riconosciuto il grande merito italiano derivante dall’efficientamento dei servizi, in uno scenario in cui sono disponibili diverse piattaforme nazionali già a regime, come la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD), il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) e la Carta di Identità Elettronica (CIE).
Nella tavola rotonda sul tema dell’archiviazione sono state approfondite questioni strategiche per l’archiviazione e la conservazione degli archivi digitali del Paese, analizzando la normativa italiana e comunitaria, la qualità delle piattaforme di gestione documentale, la conservazione del dato in digitale, le competenze necessarie per una corretta gestione e conservazione degli archivi.
Nel corso del convegno sono stati realizzati due sondaggi tra i partecipanti.
Nel primo veniva chiesto “quale aspetto rende maggiormente complesso applicare le regole tecniche e il modello di interoperabilità definito dalle normative vigenti”: il 48% ha risposto “complessità organizzative interne”, il 20,5% “competenze tecniche insufficienti”, il 16,5% “difficoltà ad interfacciarsi con altri soggetti pubblici, e il restante 15%, che le regole sono poco applicabili ad amministrazioni di medio e piccole dimensioni.
Il secondo sondaggio chiedeva: “In base alla vostra esperienza e alla organizzazione che rappresentate, ritenete sostenibile e opportuno che siano inviati in conservazione?” Il 77% ha risposto “i documenti e i fascicoli informatici per i quali l’ente definisca regole di tenuta nel proprio piano di conservazione”, il 17% ha affermato che “tutti i documenti informatici anche se appartenenti a fascicoli ancora aperti” e il restante 6% è stato equamente diviso tra chi ha risposto “tutti i fascicoli informatici chiusi” e “tutti i documenti informatici firmati digitalmente”.