Mentre Facebook è nell’occhio del ciclone per il caso dei dati dei suoi utenti usati da Cambridge Analitica per prevedere gli indirizzi di voto e cambiarle attraverso mirate campagne social, anche in Russia le acque sono abbastanza agitate. Protagonisti del contendere sono il famoso servizio di messaggistica istantanea Telegram, creato dai fratelli Nikolai e Pavel Durov nel 2013 e le autorità russe. Infatti Telegram aveva ricevuto l’ordine dall’FSB, il servizio segreto russo, di consegnare i codici dei server. Il timore dell’FSB era motivato dal fatto che alcuni messaggi potessero riguardare i terroristi di San Pietroburgo. Telegram aveva risposto dal canto suo picche, subendone come conseguenza una multa e facendo ricorso alla Corte Suprema che però ha dato l’ultimatum un paio di giorni fa. Entro 15 giorni i codici devono essere consegnati pena il blocco della popolare app su tutto il territorio russo.
La risposta di Durov non si è fatta attendere, ed ha ribadito il niet alla consegna dei codici giustificando il tutto come un atto dovuto nei confronti di libertà e privacy dei cittadini e definendo infruttuose le minacce di bloccare l’app che nel mondo conta 100 milioni di utenti
di Alessandro Direse