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Riportiamo di seguito la trama come la descrive lo stesso autore:
"La vita di Padre Pio da Pietrelcina, San Pio, si visualizza nello spettacolo con rapidi flash di stampo cinematografico che, fedeli alle fonti storiche ufficiali, la descrivono, la rendono fruibile, la donano attraverso uno straordinario strumento: gli occhi degli angeli, sempre presenti.Accanto a questi s\’avvicendano creature diaboliche, uomini maestosi, personaggi celesti che portano alla luce ciò che non si vede, l\’"invisibile" della vita di Francesco Forgione. Un ragazzo come tanti, fisicamente debole, fragile, colmo di ansie, paure, timori, angosce, ricco però della spinta, ricercata e voluta, verso il bene, il buono, il bello ed il pulito. È un giovane che si innamora dell\’amore di Dio, al quale da spazio in sé.
Un amore di cui non può più fare a meno, un amore che gli costa lotte e sacrifici. È fedele all\’invito dell\’Uomo Maestoso, come egli stesso lo definisce, a combattere contro un uomo di smisurata altezza con volto orrendo. In premio gli offre una corona ed un\’altra, più preziosa ancora, d\’oro e a forma d\’aureola, lo cingerà se lotterà oltre, fino alla fine. Il giovane, che prenderà il nome di padre Pio, continua così la sua vicenda terrena, attraverso una lotta spietata, in virtù dello speciale sentimento che lo lega all\’Uomo Maestoso.
In una toccante coreografia, l\’anima fremente di padre Pio si rende visibile in un danzatore che, "uscendo" dal corpo, balla uno struggente "dialogo interiore", come allo specchio. Gli occhi del suo Angelo Custode, che teneramente chiama Angiolino mio, lo guardano dolcemente, appassionatamente e con l\’angustia perenne che possa perdersi, che possa non sentire più la sua presenza o non voglia più ascoltarlo né incontrarlo, come solitamente accade nelle estasi.
Viviamo, insieme all\’Angelo, le sue trepidazioni così come il suo amore per Padre Pio, riflesso splendido dell\’amore di Dio, che lo soccore quando è giovane e poi uomo maturo. Amore che inala in lui il respiro di Dio, che lo sostiene nel vivere la sofferenza di Gesù mentre si fonde nel Signore e questi nella sua creatura, che docilmente diviene, anche nella carne, un altro Gesù. Mentre scorre il sangue delle sue piaghe, accasciato e quasi morente, si traforma in sacrificio vivente per le creature che ama con l\’amore di Dio. Il cielo si apre a noi, l\’invisibile si rende visibile, l\’impossibile possibile nelle carni del giovane ragazzo di campagna, che balza agli onori del cielo per aver seguito una voce, donata a tutti e che in lui trova la docilità dell\’ascolto: "Ubi est Deus tuus?". Lo vediamo, alla fine della vita, esausto, accasciato sulla poltrona, a testa china, mentre l\’anima abbandona il corpo ed il suo Angelo, innamorato, la può finalmente accarezzare, stringere, toccare e accompagnare, ormai sicuro, che il loro amore sarà in un fremito d\’ali per sempre luce di Dio."
"La vita di Padre Pio da Pietrelcina, San Pio, si visualizza nello spettacolo con rapidi flash di stampo cinematografico che, fedeli alle fonti storiche ufficiali, la descrivono, la rendono fruibile, la donano attraverso uno straordinario strumento: gli occhi degli angeli, sempre presenti.Accanto a questi s\’avvicendano creature diaboliche, uomini maestosi, personaggi celesti che portano alla luce ciò che non si vede, l\’"invisibile" della vita di Francesco Forgione. Un ragazzo come tanti, fisicamente debole, fragile, colmo di ansie, paure, timori, angosce, ricco però della spinta, ricercata e voluta, verso il bene, il buono, il bello ed il pulito. È un giovane che si innamora dell\’amore di Dio, al quale da spazio in sé.
Un amore di cui non può più fare a meno, un amore che gli costa lotte e sacrifici. È fedele all\’invito dell\’Uomo Maestoso, come egli stesso lo definisce, a combattere contro un uomo di smisurata altezza con volto orrendo. In premio gli offre una corona ed un\’altra, più preziosa ancora, d\’oro e a forma d\’aureola, lo cingerà se lotterà oltre, fino alla fine. Il giovane, che prenderà il nome di padre Pio, continua così la sua vicenda terrena, attraverso una lotta spietata, in virtù dello speciale sentimento che lo lega all\’Uomo Maestoso.
In una toccante coreografia, l\’anima fremente di padre Pio si rende visibile in un danzatore che, "uscendo" dal corpo, balla uno struggente "dialogo interiore", come allo specchio. Gli occhi del suo Angelo Custode, che teneramente chiama Angiolino mio, lo guardano dolcemente, appassionatamente e con l\’angustia perenne che possa perdersi, che possa non sentire più la sua presenza o non voglia più ascoltarlo né incontrarlo, come solitamente accade nelle estasi.
Viviamo, insieme all\’Angelo, le sue trepidazioni così come il suo amore per Padre Pio, riflesso splendido dell\’amore di Dio, che lo soccore quando è giovane e poi uomo maturo. Amore che inala in lui il respiro di Dio, che lo sostiene nel vivere la sofferenza di Gesù mentre si fonde nel Signore e questi nella sua creatura, che docilmente diviene, anche nella carne, un altro Gesù. Mentre scorre il sangue delle sue piaghe, accasciato e quasi morente, si traforma in sacrificio vivente per le creature che ama con l\’amore di Dio. Il cielo si apre a noi, l\’invisibile si rende visibile, l\’impossibile possibile nelle carni del giovane ragazzo di campagna, che balza agli onori del cielo per aver seguito una voce, donata a tutti e che in lui trova la docilità dell\’ascolto: "Ubi est Deus tuus?". Lo vediamo, alla fine della vita, esausto, accasciato sulla poltrona, a testa china, mentre l\’anima abbandona il corpo ed il suo Angelo, innamorato, la può finalmente accarezzare, stringere, toccare e accompagnare, ormai sicuro, che il loro amore sarà in un fremito d\’ali per sempre luce di Dio."
Carlo Tedeschi
Per informazioni è possibile rivolgersi a:
Teresa Di Noia ai numeri di telefono: 0882/381457 – 347/8718840