di Morgan Wright, Chief Security Advisor di SentinelOne

Una delle domande più frequenti di chi si occupa di cybersecurity e di sicurezza a livello nazionale è capire come si presenterebbe un vero attacco informatico e quali potrebbero essere gli effetti causati. Questo interrogativo ha trovato risposta la scorsa settimana, quando un’implementazione di software inadeguata ha causato la più grande interruzione informatica della storia e ha generato un impatto su organizzazioni e persone in tutto il mondo, dalle infrastrutture critiche, ai viaggi, all’assistenza sanitaria e altro ancora.

L’interruzione non è stata legata al cosiddetto Black Swan (evento anomalo con un impatto estremo) anche se, un report del 2016 dell’Office of Cyber and Infrastructure Analysis del DHS, aveva già anticipato alcune situazioni difficili che avrebbero potuto verificarsi a causa della nostra dipendenza digitale. Ma le conseguenze sono state peggiori di quanto previsto.

L’ interruzione di CrowdStrike ha evidenziato il rischio di mancanza di resilienza e il pericolo rappresentato da un’eccessiva dipendenza da singole fonti di tecnologia e software, ed è diventato un buon esempio per gli autori di attacchi da parte degli stati nazionali per ridefinire tattiche, tecniche e procedure e causare conseguenze devastanti. Dal punto di vista della minaccia pura, la ‘Teoria dei bisogni di Maslow’ evidenzia che l’energia elettrica e l’acqua, sono le risorse che influiscono direttamente sulla sicurezza della comunità, e oggi rimangono le aree più a rischio per gli attacchi più gravi.

Per mettere in difficoltà una nazione, il bersaglio dell’energia elettrica e dell’acqua produce l’effetto più significativo. Questo obiettivo rientra nell’IPB-Intelligence Preparation of the Battlefield (Preparazione del terreno di battaglia da parte dell’intelligence). Le vulnerabilità e gli obiettivi sono identificati e continuamente aggiornati in modo che, in caso di grosse ostilità o di un conflitto, un vero e proprio arsenale di armi informatiche possa essere utilizzato contro le infrastrutture critiche vulnerabili per ridurre e compromettere le nostre capacità di difenderci e affrontare una battaglia.

Un attacco diretto contro il nostro Paese e le nostre infrastrutture critiche si svilupperebbe come abbiamo visto con l’interruzione della scorsa settimana: guasti a cascata che innescherebbero malfunzionamenti di sistemi collegati tra loro. I problemi travolgerebbero la nostra capacità di rispondere immediatamente e la mancanza di risposta ai sistemi vitali innescherebbe ulteriori disfunzioni.

I servizi essenziali diventerebbero offline (per esempio, i servizi di pronto intervento per la salute). Inevitabilmente, la capacità di ripristino sarebbe direttamente influenzata dalla causa del guasto e impedirebbe il funzionamento da remoto del servizio. Quando i team di risposta devono agire fisicamente, la portata e l’ampiezza dell’impatto si amplificano. I team preposti a intervenire non sarebbero in grado di affrontare i problemi su larga scala. Invece, l’impatto più devastante sarebbe quello di una risposta di tipo 1:1: un problema e un solo operatore pronto a intervenire. L’incapacità di scalare la mitigazione e la risposta estenderebbe l’evento in modo esponenziale.

Tutto ciò pone una domanda: come si è verificata quest’ultima interruzione? Si sarebbe potuta evitare? Potrebbe succedere a qualsiasi vendor IT? E cosa possiamo imparare da questa situazione per andare avanti?

Questa interruzione si è verificata perché la velocità era prioritaria rispetto alla stabilità e alla sicurezza e la garanzia di qualità era inadeguata. Il risultato è stato il rilascio globale di un singolo file che ha portato una vasta fetta del mondo digitale a una brusca battuta d’arresto. Se qualcuno volesse sapere quanto siamo dipendenti dalla tecnologia e dai rischi che ne derivano, l’interruzione ha portato queste preoccupazioni in primo piano.

C’è un malinteso che circola degno di racconti brevi secondo cui questo potrebbe accadere a qualsiasi vendor di software.  È più normale che la progettazione del software, le funzionalità e gli aggiornamenti di prodotto siano completamente testati, organizzati e implementati gradualmente a livello globale per evitare che i difetti causino problemi più diffusi.

Gli effetti completi di questa interruzione devono ancora essere quantificati. Ma non c’è bisogno di una laurea in statistica per sapere che è piuttosto grave quando il servizio di pronto intervento va in tilt, l’operatività negli ospedali viene gravemente colpita e i viaggi aerei subiscono lo stesso tipo di arresto che abbiamo avuto l’11 settembre 2001.

Questa anomalia fornisce un’ottima occasione per rimettere in discussione la teoria secondo cui i singoli vendor che operano su larga scala sono la scelta prudente in tutte le circostanze e offre un caso di studio in tempo reale per una migliore preparazione e vigilanza per evitare tali guasti a cascata in futuro.

Per ulteriori informazioni www.sentinelone.it